Quello che segue è un resoconto di una giornata passata assieme alla cooperativa Archè. I nostri due civilisti hanno accompagnato un gruppo di ragazzi autistici assieme ad alcuni educatori della cooperativa. Tutto è avvenuto nell’ambito del progetto GrowingAut, di cui potete leggere in questo articolo. Michele, che è rimasto colpito dall’esperienza, ha deciso di raccontarla dal suo punto di vista:
Quando ho salutato di nuovo Luca, uno dei ragazzi autistici che ho accompagnato assieme agli altri educatori della cooperativa Arché, lui si ricordava benissimo di me. Mi ha chiamato di nuovo Syd, come il bradipo dell’Era Glaciale (dice che gli assomiglio, sigh), e mi ha chiesto come andava il corso di scherma storica che frequento. Era passato più di un mese, però ricordava molte cose. Ho sempre invidiato ai ragazzi con autismo la loro capacità di imprimere fermamente nella memoria tutte le informazioni. Io, che sono sbadato e dimentico i nomi delle persone appena conosciute dopo pochi secondi, ragiono per sensazioni. Forse presto poca attenzione a quello che mi circonda – forse, in fondo, non me ne frega niente, anche se quando scrivo cerco di farmi bello. Loro, invece, ricordano sempre tutto.
Siamo saliti tutti assieme sul pulmino di Prodigio (per me è stata la prima volta) e ci siamo diretti a Vigolo Vattaro. Per essere più precisi, ci aspettava un pranzo presso l’Agriturismo La Val. Si tratta di un posto che forse qualcuno di voi già conosce. Io non ci ero mai stato, visto che vengo da lontano. Nicola, un altro dei ragazzi che ha partecipato al progetto e che all’agriturismo ci ha lavorato, ci ha parlato per tutto il tempo di come vengono preparati i piatti che abbiamo mangiato. Per inciso: abbiamo mangiato benissimo. Avevo già avuto modo di incontrare i ragazzi nel corso di un’altra uscita e ho capito che ogni volta si può sempre imparare qualcosa da loro. Siamo andati a salutare anche gli animali dell’agriturismo, inclusa una coppia di buoi dal pelo ispido ed uno degli asini più dolci che abbia mai incontrato.
Anche se non sempre va tutto liscio e ogni tanto può capitare di trovarsi di fronte a qualche imprevisto, non pensavo che accompagnare dei ragazzi autistici mi sarebbe piaciuto così tanto.
Non dovrei pensare in questo modo di una problematica del genere, ma per me si è trattato di una boccata d’aria fresca dalle persone “normali”, che in fondo rischiano di essere noiose, dopo che le conosci un po’. Vorrei tanto fare un po’ di retorica sulla necessità di fare volontariato, ma penso che le cose necessarie siano davvero poche. Quando ho accettato di farlo era perché pensavo a qualcosa che aveva a che fare con il Servizio Civile. Sarebbe ipocrita se adesso parlassi del volontariato come di una necessità morale. Continuo a pensare che non lo sia. E poi a me certe volte sembra di essere io quello che viene accompagnato. Lo fanno loro, il volontariato. Cioè, lo facciamo tutti assieme. Non è una cosa a senso unico. Quindi, oltre alla possibilità di mangiare molto bene e vedere posti molto belli, qualche motivazione per continuare questa esperienza l’ho trovata.