Proprio come papà Roberto Oberburger si batte per il pieno riconoscimento del diritto all’inclusione di suo figlio Michele, anche mamma Katiuscia Girolametti, romana, classe 1984, si fa portavoce delle difficoltà, ma anche dei momenti gioiosi che vive chi, come lei, ha un bambino che corre su due ruote, quelle della sedia rotelle. Per farlo Girolametti ricorre all’arte della scrittura. Nella sua ultima fatica letteraria «La normalità è sopravvalutata» (ed. Kimerik) in uscita il 6 agosto, l’autrice si mette a nudo per raccontare una famiglia piena di amore che affronta la disabilità del figlio e il pregiudizio, cercando di trovare l’equilibrio in una società che sembra soffocare la diversità e l’unicità di cui ogni persona è portatrice in nome della normalità. «L’autismo e la sedia a rotelle sono arrivati in casa nostra con il taglio cesareo d’urgenza, assieme a Daniele. In una notte – spiega l’autrice, che è mamma di altri due bambini, Manuel e Leo – sono nati lui e la sua disabilità. È stata lenta, ci ha assorbiti partendo dai pensieri più profondi, fino a invadere ogni parte del corpo. Prima di arrivare al modello di cure formidabili che abbiamo oggi, abbiamo provato medici, santoni, malasanità, bibitoni. Di tutto. Perché tutto si vende pur di raggirare una coppia di genitori, forse disperati o magari, viceversa, tanto pieni di speranza da essere pronti a credere a qualsiasi promessa di miracolo». Un percorso lungo di ricerca e accettazione, trasformatosi in un libro che ha come obiettivo quello di aiutare altri genitori, condividendo con loro – senza filtri – esperienze reali, come per esempio le peripezie da affrontare per iscrivere un figlio disabile a scuola oppure a quale socialità sembrino essere destinati questi ragazzi e ragazze, ma anche il desiderio profondo che la società – grazie a una maggiore conoscenza di queste situazioni – possa cambiare.