La parola al Direttore Giuseppe Ferraro

Data: 01/08/11

Rivista: agosto 2011

In questo periodo dell’anno i ragazzi dell’ultimo anno delle scuole superiori affrontano una serie di prove molto impegnative che li condurranno alla maturità e al termine di un ciclo di studi che traccia l’inizio di un nuovo percorso di studi.

Altri ragazzi, invece, progettano di entrare nel mondo del lavoro.

Le nuove generazioni oggi affrontano con sempre maggiore pragmatismo le scelte formative consapevoli dell’importanza che esse avranno per il loro futuro soprattutto in relazione alle oggettive difficoltà del mercato del lavoro.

La sola motivazione al lavoro, o il supposto bisogno di lavorare, non sono, per un’azienda, una ragione sufficiente per assumere un giovane diplomato, in un sistema di estrema concorrenza e altissima competitività dove la domanda supera molto l’offerta di lavoro; i giovani d’oggi devono dimostrare sempre più competenze ed efficienza orientata all’individuazione delle criticità dei processi di lavoro e alla loro risoluzione.

Se, fino a qualche tempo fa, i “selezionatori” potevano affidarsi a valutazioni essenzialmente basate sulla “simpatia”, oggi utilizzano modalità più raffinate di valutazione, chiedendo ai giovani abilità personali e professionali sempre più alte. Del resto, oggi, le aziende sanno che la loro competitività è essenzialmente legata al fattore umano e non possono essere superficiali in tal senso.

È all’interno di questo frame osservativo che la formazione torna ad acquisire il suo insostituibile valore: aumentare il livello competitivo delle risorse umane in termini di competenze, saperi e capacità utili alle azienda. Mi sembra questa sia una nota dolente dell’attuale sistema formativo italiano: lo scollamento dalle necessità delle aziende. A conferma di questo c’è il fatto che ogni nuovo assunto “dovrebbe” affrontare un ulteriore percorso formativo nella realtà in cui si troverà ad operare. Uso il condizionale perché, in tempi di difficoltà economiche o congiunturali, i costi della formazione sono i primi che vengono tagliati, col risultato che il datore di lavoro si trova nella situazione a dover esigere il bagaglio di competenze in fase di selezione. E il cerchio si chiude.

La scelta di una formazione che offre qualità quindi torna ad essere il plus che può consentire un più rapido inserimento nel mondo del lavoro, ma soprattutto il valore aggiunto che consentirà ai migliori di emergere.

La formazione/ la scuola è dunque un investimento, è un modo di prendersi cura di sé e del proprio futuro. È ipotecare una chance di riuscita nel lavoro.

Un paio di settimane fa ho affrontato un brevissimo colloquio con un ragazzo che, pur motivato e pervaso da passione per un lavoro nella moda, chiedeva se, a mio avviso, fosse il caso di saltare “i preliminari” e gettarsi nella mischia.

Per un brevissimo momento ho immaginato, per analogia, che lo stesso mi stesse chiedendo se fosse o no il caso di imparare a nuotare gettandosi in una piscina vuota. La mia risposta la potete certo immaginare.

Ecco giunti allora alla questione di partenza: il tempo. Non perderlo, o meglio non sprecarlo, credo debba essere un imperativo, ma il tempo dedicato alla formazione non è tempo perso, anzi. Come per ogni buon atleta che ambisce a risultati importanti, la formazione e gli allenamenti sono parte integrante del suo successo. Per quanto egli sia dotato di sicure potenzialità, l’allenamento e la preparazione non possono essere pensate come un’opzione, ma devono essere la regola per una buona riuscita.

Anche la ricerca del lavoro può essere pensata come un risultato ambizioso (soprattutto coi tempi che corrono)… e come ogni azione da cui ci si aspetta un certo riscontro, esige preparazione e formazione.

La concorrenza non si batte con gran sorrisi e fascino narciso. La professionalità è una conquista e una garanzia per il nostro futuro. È il frutto di una costruzione sapiente del proprio valore distintivo.

Quindi, prima di buttarvi in qualsivoglia piscina vuota (per quanto attraente possa essere) prendetevi il tempo per crescere, per formarvi e per essere competitivi. Il resto, ve lo assicuro, verrà da sé.

Buon futuro a tutti!

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