Nell’aula del parlamento indossa una maglietta con il disegno di un elefante, in riferimento alle parole dell’arcivescovo di Bogotà, che commentando la notizia dei finanziamenti da parte dei narcos al partito del collega presidente Samper e al suo “non ne sapevo nulla” al riguardo dice: “Come si fa a non veder un elefante che ti entra in casa?”. Il parlamento boccia la messa in stato d’accusa del Presidente e così decide di intraprendere uno sciopero della fame. Questa è Ingrid Betancourt, per molti una donna determinata e forte che combatte per chi non ha voce, per altri un’esaltata ambiziosa.
Ingrid nasce a Bogotà nel 1961, figlia del ministro Gabriel Betancourt, ambasciatore a Parigi, e Yolanda Pulecio, ex miss Colombia. Si laurea a Parigi in scienze politiche e già madre di due bambini decide di entrare in politica, perché ha visto entrambi i lati della medaglia: la vita agiata a Parigi e la povertà e la violenza in Colombia, oppressa dai guerriglieri marxisti, i paramilitari, i cartelli della droga e politici corrotti. In questa realtà davvero poche persone hanno il coraggio di opporsi per cambiare lo stato di cose. Dice Ingrid: “Ho studiato in Francia dove ho conosciuto il significato di democrazia e libertà ma il mio paese è la Colombia”. Definita la “Signora della pace colombiana” è stata eletta alla Casa dei Rappresentanti nel 1994 dopo una campagna choc, distribuisce preservativi ai semafori avvertendo: “La corruzione è l’AIDS della Colombia” e denuncia un grande traffico d’armi, lo sfruttamento ambientale selvaggio da parte delle multinazionali e la mancata riforma agraria. Viene eletta anche al senato nel 1998 quindi decide di candidarsi alle presidenziali del 2002 e fonda il partito Oxigeno verde con lo slogan: “Ingrid es oxigeno!”. La Colombia vive oggi una situazione politico-sociale molto confusa e difficile, la guerra civile fra i guerriglieri del FARC (Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane) che dal 1966 è in lotta con l’esercito governativo ha fatto sì che il paese fosse una delle realtà sociali di maggior violenza e dove i diritti umani sono costantemente calpestati, com’è documentato da un rapporto di Amnesty International: più di trecento persone scomparse, quattromila civili uccisi, 1700 persone sequestrate tra cui numerosi parlamentari e omicidi quotidiani in tutto il paese come normale procedura d’ordine “pubblico”, in nome dei privilegi di pochi e del narcotraffico.
Nel febbraio 2002 sulla strada per San Vincente, a 600 chilometri da Bogotà, si reca nei territori occupati dalle FARC senza scorta, essendole stata negata dal Presidente, per portare la propria solidarietà a chi vive ogni giorno in quella durissima realtà. Ad un posto di blocco viene rapita insieme all’amica fraterna Clara Rojas. A tutt’oggi Ingrid e Clara sono nelle mani dei guerriglieri che chiedono al governo colombiano, per il loro rilascio, la liberazione di tutti i guerriglieri in carcere. Fino ad oggi le autorità colombiane hanno respinto qualsiasi ipotesi di scambio. Il 7 maggio 2003 la famiglia di Ingrid, tramite un portavoce, ha fatto sapere che non condivide minimamente la soluzione armata verso la quale propende invece il governo nella persona del Presidente Uribe, perché fa correre dei seri rischi di morte a tutti i sequestrati. La Francia si è offerta come garante nei colloqui di pace, ma ancora non si è riusciti a trovare un punto di intesa per avviarli concretamente. La famiglia di Ingrid inoltre ritiene che parlare di questa situazione e mantenere desta l’attenzione su questo grave problema, sia la migliore arma per avviare i colloqui che possano riportare a casa Ingrid, Clara e tutti gli altri, “Perché solo una pressione internazionale massiccia può ora salvare Ingrid”.
Il testamento spirituale di Ingrid è racchiuso nel suo libro “Forse mi uccideranno domani” dove descrive la sua attività e la passione che la accompagna in questo difficile cammino di libertà. Il sito ufficiale di Ingrid è www.ingridbetancourt.com.