Che cosa significa «recovery»? Letteralmente, questo termine inglese è sinonimo di recupero, ripresa o guarigione. Quando però viene applicato agli ambiti della disabilità e della salute mentale, sta ad indicare un nuovo modo di affrontare e gestire la fragilità, che metta al centro il paziente e valorizzi, accanto al ruolo dell’esperto, quello dei familiari. Questo approccio, già ampiamente diffuso negli Stati Uniti, è ancora poco conosciuto in Italia. Di qui l’idea del Tavolo tematico sulla disabilità della Vallagarina di proporre alla cittadinanza un momento di informazione e confronto su questo argomento. L’appuntamento, dal titolo “La passione per il futuro”, è per mercoledì 25 marzo alle ore 17.30 presso l’Urban Center di Rovereto. Il dibattito – promosso dall’Azienda provinciale per i servizi sanitari in collaborazione con Comunità di Valle, Comune di Rovereto, Associazione Villa Argia, Cooperativa Girasole, Aris, Gruppo 78, Acat Vallagarina onlus e Fondazione Comunità Solidale – sarà moderato dal dottor Antonio La Torre del Centro Salute Mentale di Rovereto. Le testimonianze di recovery dei pazienti e dei loro familiari saranno accompagnate dalle riflessioni del sindaco Francesco Valduga, del presidente della Comunità di Valle Stefano Bisoffi e del vescovo Lauro Tisi. Punto nodale della recovery è infatti l’idea di una responsabilità non solo individuale, ma anche familiare e collettiva nella gestione della disabilità o del disagio. Di qui lo spostamento dell’attenzione dalla dicotomia “sano-ammalato” verso concetti quali la qualità della vita e la costruzione di terapie che non abbiano come scopo soltanto la guarigione, bensì il benessere del paziente nella sua totalità. Per la prima volta nella storia della psichiatria, infatti, il modello “recovery” non viene calato dall’alto, ma nasce dalle riflessioni del movimento dei diritti e per la vita indipendente dei disabili, che guarda alla salute come elemento di autodeterminazione ed inclusione sociale. In quest’ottica la recovery non è dunque un traguardo da raggiungere, bensì un viaggio a zigzag tra gli ostacoli della malattia. Un processo complesso e continuo, di cambiamento, che coinvolge utenti, famiglie e società in un’esperienza di crescita condivisa.
La recovery è un viaggio continuo, ma al suo interno si distinguono tre fasi:
Shock e passività in cui la malattia e/o la disabilità si subiscono
Rabbia e lotta contro la propria condizione
Accettazione e valorizzazione del proprio vissuto individuale, ripresa di aspettative sul futuro
Per info:
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