La politica e le istituzioni ricordano l’impegno e il grande senso civico di Giuseppe Melchionna nella lotta contro le barriere

IL RICORDO DELLE ISTITUZIONI:

Fancesco Genitoni

Tra l’autunno 1999 e la primavera 2000 mi sono trovato – chiamato dal centro ITARD e dalla Cooperativa SAD – a tenere a Trento un corso di giornalismo a un gruppo di giovani disabili, con disagio psicologico e sociale, studenti e disoccupati: Pro.di.gio. per dire Progetto di Giornale. Un bell’unicum nella mia esperienza giornalistica e, molto aldilà del facile gioco di parole, risulterà davvero prodigioso: fui gratificato dall’incontro con un gruppo di persone interessate e interessanti, appena finito il corso ne nacquero una Onlus e un giornale che c’è ancora e si chiama ancora Pro.di.gio. anche se potrebbe fare a meno dei tre puntini, perché non è più un progetto ma una realtà consolidata da più di 15 anni di vita, essendo uscito con il primo numero già nel maggio 2000.

Chi purtroppo non c’è più è Giuseppe Melchionna, il Pino che di tutta quest’esperienza è stato in gran parte promotore, portavoce, trascinatore… uno capace e pronto a occuparsi di tutto. Mi colpiva ogni volta come i suoi “dai!” trentini diventassero dei “daaiì!!” con più vocali e più punti esclamativi, inviti pacati ma non per questo meno determinati a fare di ogni discussione un’occasione costruttiva, a cercare di realizzare gli obiettivi piccoli e grandi in ballo.

Si è formato un primo gruppetto che con entusiasmo e passione ha fatto superare al giornale l’inerzia e i pericoli dei momenti iniziali; presentandoli come si fa con i musicisti sul palco: Pino all’amministrazione, pubbliche relazioni, rapporti con istituzioni, scuole ed altro; Ugo Bosetti alla tastiera a scrivere con verve e un suo stile ficcante; all’impaginazione e alla messa in rete Carlo Nichelatti pratico del web quando lo erano ancora in pochi.

Ogni volta che sono stato a Trento sono tornato a casa arricchito e più coraggioso per il coraggio e l’intelligenza di quei ragazzi in carrozzina, diversamente abili nel senso di più abili di tanti altri apparentemente senza handicap che ho conosciuto e conosco.

Posso qui citare solo un paio dei momenti più significativi vissuti. Il mio stupore, quando Pino mi portò a visitare la casa domotica in cui era andato ad abitare, e la sua soddisfazione, non per sé ma per la battaglia vinta a favore dell’handicap, esempio di quanto di più sarebbe possibile fare ma, per un motivo o per l’altro, non si fa. Pino non si lasciava mai prendere dallo sconforto o dalle difficoltà e continuava a pungolare amministratori e politici, a cercare sostenitori e soprattutto a incontrare i ragazzi nelle scuole per parlare contro l’abuso di alcol, delle droghe, contro la velocità alla guida raccontando a monito la sua storia, fiducioso nella politica dei piccoli/grandi passi. E sempre con immutata fiducia nel suo Pro.di.gio. per il quale ha continuato a cercare sponsor e nuove ‘penne’ tra i giovani del volontariato civile, rampa di lancio per giornalisti pubblicisti sensibilizzati alle problematiche della disabilità e del disagio.

E poi ricordo il concerto tenuto dal cantautore sassolese e mio concittadino Pierangelo Bertoli al Teatro auditorium Santa Chiara il 25 gennaio 2002: un grande evento per l’Associazione Pro.di.gio. Onlus che l’aveva organizzato e promosso; per il giornale; per i ragazzi e per Pino che l’aveva fortememte voluto confidando in un contributo al finanziamento delle attività; per la città di Trento: teatro esaurito, pubblico che cantava tutto assieme a Bertoli il quale a fine concerto, esausto ma felice, mi disse che raramente aveva sentito una platea così partecipe, calda.

Se devo fare un appunto a qualcuno è a me, direttore responsabile che dopo i primi anni ho controllato e seguito il giornale da lontano… anche perchè abitavo lontano ma soprattutto perché ho sempre pensato che tanto c’era e ci sarebbe stato Pino… finché non è arrivata una telefonata a dirmi che invece se n’era già andato via con la sua carrozzina, consapevole di quanto stava per succedergli e capace di gestirlo, emotivamente e religiosamente, a modo suo, confermando ancora una volta la sua determinazione e il coraggio.

Ringraziato ancora una volta l’amico Pino per la sua amicizia e il resto e il Pino intraprendente per quanto ha fatto per l’Associazione Pro.di.gio e il giornale, un sincero “in bocca la lupo” a chi già è e a chi sarà in redazione, perché il fatto pro.di.gio.so avvenuto a Trento tra fine del secolo scorso e inizio degli anni 2000 possa continuare a essere fermento positivo per l’intera comunità trentina, e non solo. Perché questo avvenga sarà necessario non dimenticare l’esempio di Giuseppe Pino Melchionna e in particolare ricordare e soprattutto mettere in pratica l’invito categorico che Pino ripeteva in ogni occasione, ribadito fin dal numero 1 di Pro.di.gio: “Vivere da handicappati non da handicapponi… essere soggetti attivi e protagonisti della nostra vita, per trasmettere la nostra esperienza a tutta la comunità”.

IL SINDACO:


Con la sua vita così intensa, con la passione con cui combatteva le sue battaglie (che poi erano anche nostre, erano battaglie di tutti), Pino Melchionna ha lasciato una traccia ben nitida, luminosa nella nostra comunità. Perché Pino ha fatto della sua esistenza un insegnamento, un monito gentile e insieme fermo.
Pino ci ha insegnato a tenere in maggior conto le nostre vite e quelle degli altri, ad avere rispetto per noi stessi, per il nostro corpo, per la nostra salute.
Pino ci ha insegnato – e lo ha ripetuto a non so quante classi in questi anni – che la bravata di una notte può costarti cara. Ma te lo diceva senza compatirsi, né recriminare.
Pino ci ha insegnato che i diritti non sono tali se non sono universali. Altrimenti occorre chiamarli con un altro nome: privilegi. Quando ti segnalava un marciapiede senza lo scivolo o troppo stretto per una carrozzina era evidente che non lo faceva per sé, ma in nome di un principio, di un’idea di città inclusiva e aperta.
Pino ci ha insegnato che, qualunque sia la difficoltà che la vita ti para davanti, è sempre possibile ricominciare, trovare una strada alternativa. E lui l’aveva trovata dedicandosi anima e corpo alla causa dei disabili, mobilitandosi per il diritto alla mobilità e all’autonomia, impegnandosi a sensibilizzare e informare.
Grazie Pino perché hai reso migliore questa città. Siamo grati al destino che ci ha dato il privilegio di conoscerti e di collaborare con te. Tu che non camminavi hai portato ovunque le tue battaglie. Ora cercheremo di farcene carico tutti insieme, nel tuo ricordo e per il bene della nostra città.

Ci ha insegnato ad amare la vita

di Ugo Rossi

Molto spesso la vita delle persone disabili è condizionata da una serie di barriere fisiche e sociali che non consentono loro di vivere con pienezza i propri diritti: viaggiare, studiare, lavorare o fare sport. Giuseppe Melchionna, con grande passione civile ed instancabile impegno, ha speso la propria vita per cercare di abbattere queste barriere.

Ho avuto il privilegio di conoscerlo quando ero assessore alla salute e alle politiche sociali della Provincia autonoma di Trento. Al di là di ogni retorica, posso dire che fosse, indubbiamente, un grande uomo, dotato di infinito coraggio. Mi hanno sempre colpito la sua determinazione e l’entusiasmo con cui sosteneva ogni progetto, ma anche la forza di volontà, nonostante fosse tetraplegico dall’età di 22 anni, con cui era impegnato nel sensibilizzare l’opinione pubblica, ed in particolare i giovani che spesso incontrava nelle scuole, ad un maggior rispetto verso se stessi e verso la propria vita. Se in Trentino, oggi, è cresciuta notevolmente la sensibilità nei confronti della disabilità, lo dobbiamo senz’altro anche alla sua grande generosità.

Da alcuni anni stiamo lavorando affinché la nostra terra sia sempre più un luogo accessibile a tutti, senza barriere, dove chiunque possa vivere pienamente e senza limitazioni. Molte cose sono cambiate negli ultimi anni, rispetto a questa tematica, molti diritti sono ormai stati acquisiti e considerati imprescindibili anche se non bisogna mai abbassare la guardia. Siamo tutti chiamati ad un impegno che possa ulteriormente sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di combattere ogni forma di discriminazione, superando i pregiudizi culturali e incoraggiando la riflessione e la discussione sulle misure necessarie a promuovere pari opportunità. Non sono i disabili il “problema”, ma l’incapacità della società di garantire loro pari condizioni di vita.

Don Lino Zatelli, parroco di San Carlo, all’indomani della sua scomparsa, lo ricordò come un “cantore della vita” oltre ogni limite. Una definizione che trovo davvero centrata. La sua storia è una fulgida testimonianza, che non dovremo mai dimenticare, perchè ci ha insegnato ad amare il prezioso dono della vita, senza dimenticare di dedicarne, almeno una parte, agli altri. Un insegnamento che dovremo tramutare in un impegno, in prima persona, proseguendo sulla strada che Giuseppe ha tracciato per tutti noi.

LUCA ZENI :

Ho conosciuto Pino Melchionna per la prima volta nello scorso gennaio in occasione di un’intervista per il giornale dell’Associazione PRODIGIO. Abbiamo avuto modo di confrontarci su temi importanti e a lui molto cari come le diseguaglianze nel campo socio sanitario, l’importanza dei progetti di “Vita Indipendente” per assicurare maggiore autonomia alle persone con disabilità e quelli del volontariato quale promotore di una società sempre più attenta e inclusiva.

L’incontro con Pino mi ha dato l’occasione di conoscere una persona sensibile e tenace nel condurre la sua “battaglia” per il riconoscimento del valore della persona al di là della disabilità e per la promozione ed il sostegno, all’interno delle  istituzioni e della società civile, di questo valore.

Mancherà di Pino questa sua determinazione, a tutti noi il compito di contribuire a portare avanti il suo impegno.

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