LA REGIA

Portare sul palcoscenico il mondo dell’autismo con delicatezza. Questo l’intento de “La regia”, produzione Alla Ribalta al debutto lo scorso 24 aprile al Cantiere 26 di Arco, con prime repliche a Trento al Teatro San Marco e in quel di Meano. Uno spettacolo diretto da Jennifer Miller (non nuova a tematiche legate alla disabilità: “Dov’è sparita Betty” trattava dell’Alzheimer), interpretato da Andrea Bonfanti, Pietro Michelini, Janna Konyaeva ed Elisa Salvini.

Innanzitutto, di cosa racconta “La regia”? «È la storia di Pietro, un ragazzo autistico, del suo sogno di mettere in scena uno spettacolo», illustra la regista, «il Woyzeck di Büchner. È la storia del rapporto conflittuale, ma al tempo stesso di amicizia e amore, tra due fratelli in piena adolescenza. Theo è un ribelle, si ritrova spesso a doverlo salvare da situazioni difficili. Dopo l’ennesima crisi in famiglia, decide che non può più vedere la madre Maria soffrire così tanto e il fratello improvvisarsi regista in mezzo alla cucina, e decide di attivarsi insieme all’educatrice Greta per creare un gruppo di teatro integrato a scuola. Qui la chiave di svolta dello spettacolo».

Questa produzione è l’esito di un progetto avviato nel 2019, sostenuto fin dal principio da Fondazione Caritro, e che ha coinvolto diverse persone, associazioni, realtà. Fondazione Trentina per l’Autismo ha dato consulenza su passaggi delicati, tipo i momenti di terapia. C’è stata una collaborazione concreta con Casa Sebastiano a Coredo: lì, guidati della terapista della riabilitazione psichiatrica ed arteterapeuta Valentina Ropelato e della scenografa di compagnia Alice Zaniboni, alcuni ragazzi hanno realizzato il fondale dello spettacolo. Una tela divisa in più sezioni da riempire con emozioni tradotte in un’esplosione di colori. Questa esperienza ha pure dato indicazioni sul personaggio dell’educatrice, così come il teatroterapeuta Stefano Borile ha dato input soprattutto riguardo a quello della madre. C’è stata poi la sinergia con Teatro Moda, AriaTeatro, Teatro delle Garberie e Cantiere 26. Lo spettacolo avrebbe dovuto debuttare a marzo 2020, e in questi due anni di pandemia ha vissuto diversi cambiamenti. «Ci mancava proprio la parte di residenza in teatro a Meano», ricorda Jennifer. «Ci siamo trovati con uno spettacolo praticamente fatto, ma con un’unica ripresa non fruibile sulle piattaforme in streaming. Ci siamo detti che non aveva senso proporre online uno spettacolo che era nato per il pubblico, per creare comunità e dialogo, per star vicino alle famiglie che vivono l’autismo». È mutato anche il cast: gli originari Pietro e Theo hanno preso altre strade artistiche, sono entrati nel gruppo Andrea Bonfanti e Pietro Michelini. «Vedere questo progetto nella sua interezza dopo due anni, dopo tutta questa frammentazione, è stata veramente una grandissima soddisfazione».  Lo spettacolo – del quale nuove repliche sono previste in autunno – è adatto ad un pubblico di tutte le età, adulti come giovani. La replica mattutina del San Marco per medie e superiori (Winkler e Buonarroti) insegna. «Sicuramente vogliamo riproporlo alle scuole», sottolinea la regista. «Non ho mai visto classi così attente, così prese emotivamente. I ragazzi si sono molto immedesimati con i personaggi loro coetanei. Grandi applausi per Pietro nella scena in cui impara a difendersi da chi lo prende in giro, compagni e professori. Tanti si sono ritrovati nel ruolo ribelle del fratello punk, ed hanno empatizzato con lui quando si invaghisce di Greta». Una metafora per raccontare, con profondità e delicatezza, la realtà di chi vive certe condizioni. Questo il modo di Jennifer di intendere il teatro sociale. «È parte del mio percorso di studi, del mio essere persona e artista. Il teatro, per come lo vivo, è sociale, benefico, terapeutico sempre. Dà la possibilità di specchiarsi, vedersi, di riflettere guardando quest’immagine specchiata della vita».

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