La riforma del terzo settore

Data: 01/08/16

Rivista: agosto 2016

Semplificazione è la parola chiave della riforma del terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale, promossa dal Governo Renzi nel maggio 2014 e ora avvallata anche dalle Camere con la legge delega n. 106 del 6 giugno 2016.

La riforma prevede la stesura di un Codice unico per tutti gli enti del terzo settore, definiti dalla legge delega all’articolo 1 quegli «enti privati costituiti per il perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale e che, in attuazione del principio di sussidiarietà e in coerenza con i rispettivi statuti o atti costitutivi, promuovono e realizzano attività di interesse generale mediante forme di azione volontaria e gratuita o di mutualità o di produzione e scambio di beni e servizi». Tali enti avranno l’obbligo di iscriversi al Registro Nazionale del Terzo Settore, mentre verranno semplificate le procedure relative al riconoscimento della personalità giuridica. Le forme e le modalità organizzative, amministrative, di controllo, verifica e rendicontazione verranno definite dal Codice, così come le informazioni obbligatorie da inserire negli statuti e negli atti costitutivi e gli strumenti a tutela dei lavoratori e le modalità attraverso le quali essi potranno partecipare ai processi decisionali.

Non rientrano invece tra gli enti del terzo settore i partiti politici, i sindacati, le associazioni professionali e quelle di rappresentanza delle categorie economiche.

La riforma prevede poi una più pervasiva valorizzazione dell’esperienza dei volontari in ambito formativo e lavorativo e una maggiore promozione del volontariato in collaborazione con il sistema scolastico.

Dal punto di vista delle imprese sociali, la Legge delega introduce la possibilità di coproduzione di beni e servizi tra no-profit, amministrazioni pubbliche e investitori privati, al fine di implementare la gestione dei beni comuni e di migliorare il welfare attraverso un amplio coinvolgimento di dipendenti, utenti e soggetti interessati alle attività dell’impresa sociale.

Il Servizio civile verrà reso maggiormente universale attraverso due strumenti:

  1. l’apertura ai cittadini stranieri regolarmente residenti in Italia
  2. la possibilità che una parte dell’esperienza venga svolta in uno degli Stati membri dell’Unione europea oppure in Paesi terzi per iniziative riconducibili alla cooperazione allo sviluppo e alla promozione della pace e della non violenza.

La Riforma prevede infine una più trasparente regolazione del cinque per mille e l’istituzione di una fondazione di diritto privato denominata Italia Sociale, volta a finanziare lo sviluppo di interventi innovativi degli enti del terzo settore caratterizzati dalla produzione di beni e servizi che abbiano un elevato impatto sociale e occupazionale. 

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