La società delle fake e bad news. Abbiamo ancora bisogno della positività?

Data: 01/04/23

Rivista: Aprile 2023

Categoria:Interviste

La risposta di “The Bright Side”, il lato luminoso dell’informazione

Ci interroghiamo su questa tema parlandone con Antonino Esposito, Tonino per gli amici, quadro bancario che un giorno decide di spendersi per la causa e ideare la social community The Bright Side – Il Lato Positivo sorta nel 2014, da cui nascerà poi l’omonima Associazione Culturale no profit di cui è presidente.  

Oggigiorno, guardando un tg o scorrendo la home di un social, le notizie negative risultano avere la meglio su quelle positive, generando spesso un circolo vizioso in grado di alimentare fake news e odio online. Qual è, secondo lei, l’effetto che questo fenomeno sta producendo sulla società?

Purtroppo, ha un effetto pesante e anche pericoloso. Come hanno dimostrato le neuroscienze, tale fenomeno ha un impatto neurologico notevole, che può essere irreversibile: se una persona, fin da piccola, viene bombardata solo da notizie negative e ansiogene, avrà un approccio negativo alla vita. Ciò genera un circolo vizioso, che fa sì che le notizie spiacevoli vengano amplificate in modo ulteriormente peggiorativo da chi le riceve, con conseguenze deleterie per la società. C’è una bellissima frase del Talmud che dice “noi non vediamo le cose per come sono, ma per come noi siamo”. 

Questo ha effetti negativi soprattutto sui soggetti più fragili, come i ragazzi…

Assolutamente. Noi come associazione abbiamo deciso di iniziare proprio dalla scuola: abbiamo creato un forum provocatorio che dimostrasse che le buone notizie non solo ci sono e sono tante, ma anche che hanno un effetto positivo pazzesco sull’entusiasmo dei ragazzi, dei docenti e delle famiglie. Come è emerso, le prime persone che vengono “danneggiate” da questo modo di fare informazione al negativo sono i più deboli, i più fragili: i giovani, ma anche gli adulti con problematiche di qualsiasi tipo. 

Di che cosa vi occupate nel concreto? 

Noi rivendichiamo il diritto all’informazione positiva: al dovere di chi fa informazione di raccontare anche il positivo che c’è, corrisponde il nostro diritto – in quanto fruitori – a leggere e ascoltare anche le belle notizie, non soltanto provenienti dall’Italia ma dal mondo intero. La nostra mission è sintetizzata in tre attività principali: fare story-telling della positività; fare networking della positività fra le varie realtà coinvolte e fare story-doing della positività, cioè suggerire a tutti coloro che ci seguono dei comportamenti virtuosi positivi, anche piccoli, ma di grande significato sociale. Le nostre azioni vogliono essere simboliche e provocatorie, non abbiamo la presunzione di fare cose ciclopiche, ma vogliamo lanciare dei messaggi forti che arrivino a chi ha il potere di fare scelte che condizionano la società. Ci muoviamo sulla dimensione dei blog, delle collaborazioni e dei social. 

Proprio sui social le fake news trovano terreno fertile…

Social è bello, sociale è meglio: i social sono un mezzo potentissimo, non sono il regno del male, dipende dall’uso che se ne fa e da come vengono date le notizie. Spesso gli stessi giornalisti non sanno vedere il bene, ad oggi non c’è una scuola di giornalismo che insegni a raccontare il bello. Esso deve coinvolgere e appassionare, non essere mero pietismo o buonismo. A me piace citare l’esempio di Piero e Alberto Angela: loro sono diventati dei fenomeni in Italia perché sono stati fra i primi a raccontare le materie scientifiche e la bellezza del nostro Paese; il loro valore aggiunto è stato quello di trovare un format per raccontare in maniera avvincente e appassionante queste materie. Occorre inoltre lavorare sulla quantità oltre che sulla qualità: una notizia positiva una tantum non cambia le cose. Le fake news e le notizie che incitano all’odio vanno contrastate con altrettante informazioni positive, è così che si costruisce il futuro.

Cosa potrebbe fare ogni singolo individuo? 

Partecipare il più attivamente possibile. Fra le nostre iniziative, vi è quella di promuovere tavole rotonde regionali fra giornalisti, politici e cittadini sul tema della buona informazione. Per chi volesse poi, abbiamo promosso una petizione per chiedere alla RAI e all’Ordine dei Giornalisti più notizie positive nei media, provocatoriamente il 50% degli spazi informativi quotidiani; è firmabile sul nostro sito. 

In generale, è importante che ognuno dia il suo contributo. Ogni consumatore può incidere sulla scelta di chi fa informazione, premiando i giornali di qualità che già oggi danno spazio al racconto del bene, che ci fa bene e ci migliora. Il luogo comune che le buone notizie non facciano notizia è un falso: i numeri ci dicono che quando la buona informazione è fatta bene, vende di più della cattiva informazione. 

 

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