La “tassa sul nonno”

Data: 01/12/04

Rivista: dicembre 2004

Il 13 ottobre scorso è stato approvato definitivamente il disegno di legge per l’istituzione del fondo provinciale per la non autosufficienza. Il progetto, frutto di un lungo percorso di analisi, è l’unificazione di due disegni di legge risalenti uno alla legislatura Magnani e l’altro a quella Dalmaso. Si tratta di un Fondo pubblico e universale erogante prestazioni a fronte di un diritto esigibile delle persone non autosufficienti. Decisivo è stato soprattutto il confronto con la Provincia di Bolzano, da sempre particolarmente attenta alle tematiche sociali e impegnata anch’essa nell’istituzione di un fondo per la non autosufficienza. L’esempio di riferimento è stato quello della Germania che dal 1996 ha istituito un fondo analogo (seguita a ruota dal Lussemburgo nel 1998).

Parlando in soldoni, il fondo provinciale verrà finanziato da tre fonti diverse: dalla Provincia (circa tre quarti del totale a Trento), dalla Regione Trentino Alto Adige e dai cittadini con una tassa obbligatoria. Il costo dei due programmi è stimato in circa 175 milioni di euro per la provincia di Trento e 155 milioni in quella di Bolzano. Il fondo prevede prestazioni differenziate su tre livelli di gravità: si va da un minimo di 415 euro mensili per l’assistenza domiciliare nei casi meno gravi fino a un massimo di 2.015 euro mensili per l’assistenza residenziale nei casi più gravi (ulteriormente aumentabili del 25% in casi eccezionali). Nel progetto della provincia di Bolzano le prestazioni sono solo in denaro; nel progetto di Trento il beneficiario può scegliere tra prestazioni in denaro, in natura e buoni servizio. Restano ovviamente garantiti a tutti i diritti alle prestazioni sanitarie, socio-sanitarie e assistenziali. Una cosa importante da dire è che l’importo delle prestazioni dipenderà unicamente dal livello della disabilità e non dalla condizione economica del beneficiario. Infatti, la funzione essenziale del Fondo è quella di “socializzare” un rischio importante come quello della non autosufficienza altrimenti a carico delle famiglie. Questa impostazione contrasta, per esempio, con quella del programma “Usa medicaid” che prevede prestazioni solo per persone che siano non autosufficienti e povere: spesso beneficiano delle prestazioni persone che sono diventate povere proprio in conseguenza della non autosufficienza. La nuova tassa per il fondo provinciale per la non autosufficienza dovrebbe entrare in vigore dal 2005. È una tassa progressiva per cui sono stabilite soglie di esenzione e modalità di graduazione del contributo sulla base dell’Indicatore della Situazione Economica (ISE). La soglia del reddito da cui dovrebbe scattare l’applicazione del contributo è fissato in 15 mila euro al netto delle riduzioni previste (casa, affitto ecc..). Da una simulazione fatta dagli uffici risulta che il 41% della popolazione trentina rimarrebbe esclusa dalla tassa, mentre solo il 7% pagherebbe la misura massima di 300 euro all’anno. Soprattutto nel progetto di Trento, si è prestata particolare attenzione al problema della sostenibilità finanziaria e all’equità intergenerazionale: verrà così creato un “fondo di garanzia” per garantire nel futuro questo sistema di tutele.

Alcune voci contrarie

Sott: Borzaga, Morandini e Malossini: il Fondo andrà a gravare sulle famiglie più giovani.

Le critiche all’ istituzione di questo nuovo Fondo non sono mancate. Molte perplessità sono state manifestate da Carlo Borzaga (preside della Facoltà di Economia) al convegno “Nuove politiche per la famiglia, disabili e non autosufficienti” tenutosi a Sardagna il 30 settembre scorso. Secondo l’economista, il rischio è quello di portare a una deresponsabilizzazione dei soggetti coinvolti nel problema della non autosufficienza. I Comuni, per esempio, sono di fatto esentati da qualsiasi forma di partecipazione al finanziamento del Fondo e questo, nonostante ogni anno ricevano il 22% degli stanziamenti del bilancio provinciale senza vincoli di spesa. Sotto accusa anche l’idea di finanziare il nuovo intervento assistenziale attraverso un contributo da prelevare a tutti i residenti in Trentino: il progetto di istituire un Fondo per le persone non autosufficienti nasceva in un momento diverso da quello attuale; oggi le famiglie trentine si trovano in una situazione economica difficile che una nuova tassa rischierebbe di aggravare. Borzaga ritiene che “il meccanismo solidaristico” su cui si basa il progetto non sia poi solidale fino in fondo. È vero, il contributo si paga a seconda della capacità economica e non oltre il tetto dei 300 Euro, ma è altrettanto vero che al momento dell’erogazione dei servizi non si fanno più differenze tra chi ha di più e chi ha di meno. A questo va aggiunto il fatto che il Fondo (per il 75% finanziato da soldi pubblici) costituirebbe un ulteriore spostamento di risorse sugli anziani a scapito di altri settori in difficoltà- come giovani e famiglia – in una provincia nella quale la terza età è già al centro. Un’altra critica, forse la più importante, di Borzaga riguarda la sostenibilità finanziaria del Fondo. Questa, infatti dipende dal costo del lavoro nel settore dei servizi alla persona, che è in continuo aumento. A suo avviso, il problema del finanziamento non verrebbe risolto. Sarebbe meglio invece che la Regione- che ha competenze in materia – si facesse carico del pagamento del 50% degli oneri previdenziali degli operatori del settore, così da abbattere i costi dei servizi. In questo modo si potrebbe anche far emergere il lavoro nero delle badanti. Altri pareri negativi sono emersi il 13 ottobre,nel corso della giornata consigliare che ha visto l’approvazione del Fondo (con 4 voti a favore e 3 contrari). Morandini e Malossini hanno riproposto le stesse perplessità manifestate precedentemente da Carlo Borzaga.Per il primo si tratta “ una legge poco innovativa e intempestiva”, per Malossini il fondo rischia di gravare soprattutto sulle famiglie e sulle giovani coppie.

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