Quando una vita è degna di essere vissuta? È questa la domanda che impregna il documentario di Anffas Trentino “Berlin, Tiergartenstrasse. L’altra Shoah”, realizzato da Franco Delli Guanti in memoria dei trecentomila disabili e malati psichici che a partire dal 1939 furono sterminati dai nazisti tramite l’operazione “Aktion T4”, in una sorta di mostruosa prova generale di quello che sarebbe stato poi l’Olocausto. Ignorata dai più, questa storia rimase chiusa per decenni nei cassetti dei manicomi tedeschi, fino a quando, nei primi anni ottanta, il medico bavarese Michael von Cranach venne inviato in qualità di direttore all’Ospedale di Kaufbeuren per mettere in pratica la riforma psichiatrica voluta dal governo di Berlino. “Quando aprii gli archivi– racconta von Cranach – rimasi sconvolto all’idea che non delle SS, bensì dei medici, che come me avevano prestato il giuramento di Ippocrate, avessero ucciso consapevolmente i propri malati e che il nostro ordine fosse così gerarchico da aver mantenuto, per almeno tre generazioni, il segreto su questa terribile vicenda”. Vicenda con cui purtroppo anche il Trentino deve fare i conti: furono infatti 299 i pazienti di madrelingua tedesca dell’Ospedale psichiatrico di Pergine Valsugana che, durante la seconda guerra mondiale, vennero deportati negli ospedali nazisti in Germania. “Agli infermieri dicevano che lì la medicina era molto avanzata e che avrebbero ricevuto cure migliori” spiega l’infermiere Valerio Fontanari, la cui madre, anch’ella impiegata presso la medesima struttura, venne incaricata di accompagnare i pazienti a Zwiefalten nel Württemberg, assieme a diciannove infermieri e tredici suore. “All’inizio era davvero convinta che tutto sarebbe andato per il meglio: i degenti avevano ricevuto una valigia contrassegnata e una doppia razione di cibo – continua – Ma dopo la prima notte nel nuovo ospedale, in cui non aveva potuto dormire a causa delle loro urla, i lamenti cessarono e vennero concessi allo staff alcuni giorni di ferie: solo allora, quando era ormai troppo tardi, capì che era stata tutta una messinscena”.
“E la cosa più spregevole – interviene il presidente di Anffas Trentino Luciano Enderle – è che dietro la propaganda della purezza della razza, l’eugenetica nazista si fonda su ragioni economiche, che purtroppo ancora troppo spesso vengono addotte da chi ritiene che la vita dei disabili sia infelice e senza valore”. Enderle invita dunque a guardare questo documentario, impreziosito dalle testimonianze del campione paralimpico Alex Zanardi e dei membri del Comitato nazionale di Bioetica Carlo Casonato, professore di biodiritto presso la facoltà di Giurisprudenza di Trento e Riccardo Di Segni, rabbino capo della comunità ebraica di Roma, con l’occhio della memoria, ma anche con quello del futuro “perché – conclude – dobbiamo fare nostre le battaglie contro chi discrimina i diversi e imparare a sostituire la cultura dello scarto che ci vuole tutti omologati con quella della solidarietà e dell’incontro, nel rispetto del diritto all’autodeterminazione di ciascuno”.