L’autosufficienza, un diritto necessario

Data: 01/10/12

Rivista: ottobre 2012

Sono una persona con disabilità affetta da una patologia che indebolisce progressivamente in modo irreversibile i muscoli. Grazie ad una carrozzina elettronica riesco a spostarmi, ma non sono in grado di compiere da solo gli atti quotidiani della vita, come alzarmi dal letto, lavarmi, vestirmi o cucinare. Vengo pertanto seguito in forma di assistenza domiciliare da parte di operatori privati e dall’ottima Cooperativa Sad, che mi permettono di vivere dignitosamente da solo e non dover essere ricoverato in strutture apposite. Mi sono laureato in economia nel 1998. Con soddisfazione ho avuto varie esperienze come libero professionista in ambito informatico. Nel 2007 sono però stato costretto a chiudere l’attività lavorativa a causa degli altissimi costi dei servizi, sociali, che vengono calcolati in base al reddito. Le vigenti regole provinciali prevedono nel mio caso il versamento di quote che arrivano addirittura fino al 70% del reddito netto! Il sistema attuale comporta un totale blocco dell’attività lavorativa e premia chi non fa niente (o fa il furbo) e penalizza fortemente chi vuole essere una risorsa attiva (che produce ricchezza e versa le imposte).

L’articolo 3 della legge in oggetto dice: “La Giunta provinciale promuove altre sì interventi diretti al mantenimento personale, alla prevenzione degli stati di non autosufficienza nonché, se possibile, alla riabilitazione”. Riabilitazione che, per chi ha la fortuna di avere ancora delle capacità residue, può certamente nascere dalla soddisfazione e dall’autonomia generata da un’attività lavorativa, che va considerata virtuosa e quindi incentivata. D’altro canto ostacolare il lavoro può portare a grandi disagi psicologici come ad esempio depressione e connessi problemi sanitari con relative ripercussioni economiche e sociali.

Auspico fortemente che il regolamento attuativo della nuova legge sulla non autosufficienza, in via di definizione da parte della Giunta provinciale, possa aiutare anziché soffocare le persone che, come me, in una condizione di disagio fisico, decidono di impegnarsi a lavorare. Va inoltre tutelato il prezioso lavoro, l’organizzazione e professionalità delle cooperative che prestano il servizio di assistenza sul territorio. Vanno posti in essere strumenti per mantenere snello l’accesso ai servizi già presenti rispetto alla mera erogazione di denaro sotto forma di assegno di cura. L’assistenza è necessaria per far fronte ai bisogni primari dell’utente, è quindi fondamentale l’affidabilità del servizio, difficilmente raggiungibile con operatori privati gestiti direttamente. Basti pensare ad un’assenza improvvisa dell’assistente che deve aiutare l’utente ad uscire dal letto o andare in bagno. Una cooperativa ha un coordinamento e un’organizzazione tale da riuscire in tempi brevi a tamponare l’emergenza. Per l’utente diventa invece traumatico e praticamente impossibile riuscire a gestire autonomamente eventi di questo tipo.

Paolo Simone


Pieno supporto a Paolo Simone e tanti come lui

In riferimento all’intervista di Paolo Simone di comparsa di recente sui quotidiani locali, esprimo piena condivisione per la sua battaglia civile; lavorare e pagare le tasse come qualsiasi cittadino, in una misura tale da non incidere pesantemente sulla propria autonomia.

Una persona non autosufficiente come Paolo, e come tanti di noi nella sua situazione, che non riescono a compiere quegli atti quotidiani, come uscire dal letto e vestirsi, hanno il diritto inviolabile di ricevere assistenza che non incida come un lusso sulla propria situazione economica.

Da persona disabile, condivido le preoccupazioni riguardo al regolamento di attuazione della legge sulla non autosufficienza e mi sentirei di sottolineare il fatto che vivere da soli con una grave disabilità fisica, comporta una gran dispendio di energie e risorse, soprattutto mentali.

Certo viviamo in una Provincia attenta alle fasce deboli per tradizione, ma in un periodo di recessione economica si avverte la preoccupazione di percorrere un passo indietro, soprattutto in tema di supporto socio assistenziale.

So che l’assessore Ugo Rossi ha molto a cuore la questione e ha rassicurato più volte la comunità sul fatto che si cercherà di mantenere uno standard elevato di servizi all’assistenza.

Mi auspico solo che la normativa tenga presente dell’esigenza del singolo, senza stravolgere in modo drastico la quotidianità raggiunta con fatica. Dando al contrario un sostegno e un supporto mirato alla piena soddisfazione e integrazione della persona non autosufficiente.

Giuseppe Melchionna, presidente Ass. Prodigio

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