Le nuove tecnologie aumentano l’emarginazione sociale?

Data: 01/02/13

Rivista: febbraio 2013

Il 10 dicembre 2012 su www.superabili.it è apparso un articolo di denuncia nei confronti delle nuove tecnologie sempre più “non adatte” alle persone cieche o ipovedenti. In occasione della “Giornata del cieco” del 13 dicembre, la festività di Santa Lucia protettrice della vista, l’Unione italiana ciechi e ipovedenti (Uici) ha lanciato una campagna dal titolo “I ciechi e gli ipovedenti subiscono una nuova esclusione sociale”.

Secondo l’Uici, infatti, le nuove tecnologie, considerate dai ciechi e dagli ipovedenti come potenziale strumento di maggiore autonomia ed indipendenza, in molti casi si sono rivelate, al contrario, un mezzo che ha portato ancor più all’esclusione sociale con la loro quasi totale indifferenza alle necessità e alle peculiarità dei minorati di vista.

La stessa Uici fa notare che lo Stato ha promulgato leggi che tutelano queste fasce di popolazione ma è inadempiente per quel che riguarda la loro attuazione con conseguenze sociali molto gravi su di una fascia debole della popolazione.

Vari esempi di discriminazione

L’articolo riporta molti esempi concreti che fanno pensare e mettono in evidenza come i cosiddetti “normali”, pur con molte buone intenzioni, spesso non prendono sul serio le esigenze di chi è meno fortunato e invece di costruire una realtà sociale aperta e alla portata di tutti costruisce anche involontariamente delle barriere insormontabili basate sul progresso e lo sviluppo tecnologico.

Il primo esempio di discriminazione portato nell’articolo è la legge Stanca (legge n.4/2004) che, secondo l’Uici, non ha fino ad oggi portato agli obiettivi prefissati. Infatti, rimangono inaccessibili la maggior parte dei siti internet pubblici o di interesse pubblico escludendo così l’accesso a molti servizi proprio coloro che ne hanno più bisogno.

Altro esempio riportato è l’istituzione del registro elettronico degli insegnanti, infatti, su questo versante l’ente preposto non ha tenuto conto dell’esistenza di professori e genitori ciechi o ipovedenti, mostrando ancora una volta l’insensibilità dello Stato. Non solo, l’uso sempre più frequente di libri elettronici che risultano praticamente inaccessibile per le persone con “deficit” visivo dimostra che lo Stato non tiene nella giusta considerazione le necessità di tutti i suoi cittadini.

Un altro problema è l’audiodescrizione dei programmi televisivi che, nonostante il contratto di servizio Stato-Rai, sono assolutamente carenti sia qualitativamente che quantitativamente.

Un altro punto portato alla luce nell’articolo è l’autonomia negata alle persone con “deficit” visivo nell’uso della maggior parte dei bancomat e postamat causato dall’impossibilità della sintesi vocale. Un’altra questione che incide sulla vita quotidiana sono gli strumenti “elimina code”, solo visivi negli uffici pubblici e privati i quali non permettono ai ciechi e agli ipovedenti di usufruire al meglio del servizio.

Tutto questo determina un grave danno ad un diritto inalienabile per ogni individuo cioè l’indipendenza personale.

L’ultimo punto affrontato nell’articolo è la mancanza sul mercato di accorgimenti tecnici di facile realizzazione per le abitazioni private dei ciechi e degli ipovedenti, infatti, secondo l’Uici, non esistono dispositivi tecnologici che permettono l’utilizzo di elettrodomestici a persone con “deficit” visivi.

Gli esempi esposti in questo articolo sono eclatanti ma rappresentano solo una piccola parte dei problemi che i ciechi e gli ipovedenti si trovano ad affrontare, in più rispetto alle loro “quotidiane” difficoltà, con l’introduzione delle nuove tecnologie che attualmente trascurano le “diversità”.

Ulteriori informazioni sono disponibili qui: www.uiciechi.it/radio/radio.asp.

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