Le volontarie di prodigio si congedano

Autori:Redazione

Data: 01/06/04

Rivista: giugno 2004

Vediamo di rispondere alle cinque “W” che devono stare nell’introduzione di un articolo (questo è una delle cose che ho imparato a Prodigio). Io, Marina Rosset, arrivata quasi al termine del mio anno di Servizio Civile Volontario, mi trovo a fare il punto di questa esperienza. Sono sbarcata, direttamente da Belluno, all’associazione Prodigio il primo luglio 2003, quasi un anno fa. Il mio compito era quello di collaborare alla stesura del giornale, nonché aiutare nel resto delle attività dell’associazione. Le mie aspettative erano fare un’esperienza nel campo sociale ottenendo un anno per l’iscrizione all’albo dei pubblicisti e imparare un sacco di cose.
Mi è capitato in queste ultime settimane di fare degli interventi per l’Ufficio Servizio Civile della Provincia in occasione di alcuni incontri con gli studenti dell’ultimo anno delle superiori. Il mio “compito” era quello di raccontare la mia esperienza. Questo mi ha dato modo di pensarci su. “Mi ci vorrebbero dieci mesi del vostro tempo per raccontarvi il mio Servizio Civile” così inizia normalmente il mio intervento. “Perché per ogni momento che ho vissuto a Prodigio ho un’emozione, un insegnamento, un gesto da ricordare. Tutto è importante, nessun attimo può andare perduto!”. Questo è ciò che ho detto ai giovani che ho incontrato, aggiungendo che “la mia è stata un’esperienza totalizzante”, perché fare qualche ora di volontariato a settimana non è paragonabile a quanto ho vissuto in quest’anno!
Certo, dire che è stato tutto bellissimo suonerebbe troppo falso, ed in effetti non è sempre andata bene. Ci sono stati dei momenti “duri”, in cui ho pensato di sprecare tempo, di non essere adatta a lavorare con certe persone, di lasciare tutto per fare qualcosa di diverso. Ma, ecco, c’è sempre un “ma”, almeno nelle mie frasi! Ugo dice che il mio modo di periodare è troppo tortuoso… Ha ragione! Ecco ho già messo via un consiglio importante! Volevo dire, con quel “ma” lasciato lì, che anche i momenti meno belli sono stati comunque utili: io sono cresciuta molto in questo anno e mi sento più pronta per il futuro! Un’altra cosa importante da metter via! Marina Rosset


E così ci troviamo ad appena un mese dalla fine del nostro servizio qui alla Prodigio. Servizio che ha avuto inizio nel caldissimo luglio scorso. 12 mesi in cui mi son trovata a scrivere articoli per un giornale ed ora… beh questo è forse il più difficile. Molte cose son successe in questo lasso di tempo, alcune belle, altre meno, ma tutte hanno contribuito ad arricchire il mio bagaglio di conoscenze e competenze. Innanzitutto non sono mancati, sarebbe sciocco negarlo, momenti di confronto-scontro all’interno della nostra piccola realtà, dovuti alla novità di questa esperienza, sia da parte dell’associazione che di noi volontarie, e alle differenze caratteriali, ideologiche e metodologiche che ci contraddistinguono. L’importante è che questa esperienza non scivoli via senza lasciar nulla. Ma ciò non è stato e già questo è un buon punto.
Io per prima ho vissuto all’insegna dell’apprendimento. Basti pensare al fatto di lavorare in una redazione, esperienza che si discosta completamente da qualsiasi mio precedente. Vi è una bella differenza infatti fra lo scrivere per dei lettori, molto diversi per condizione culturale, sociale ed ideologica, verso i quali si ha quindi una certa responsabilità comunicativa, sia da un punto di vista contenutistico che lessicale, e lo scrivere in un tema che leggerà solamente il professore. “Ricordate che sotto ogni pezzo che scrivete c’è la vostra firma” replica sempre Ugo.
In quanto al resto, ho messo alla prova il mio “filo d’Arianna” all’interno del labirinto della burocrazia, essendo stata incaricata di seguire le procedure circa la domanda per il nuovo progetto di servizio civile.
Inoltre, non sarò la nuova Bill Gates della situazione, ma ho affinato le mie competenze in merito all’uso del computer (strumento indispensabile per la stragrande maggioranza delle nostre attività, anche se, ahimè, talune volte ci ha “lasciati a piedi”). Infine l’opportunità di conoscere le realtà sociali presenti in particolare a livello locale potrebbe fornire un buono spunto per un futuro indirizzo lavorativo o più semplicemente per la mia tesi di laurea. Anna Vivaldelli


Il mio anno di Servizio Civile sta per finire ed è tempo di bilanci.
Iniziamo subito con ciò che non mi è piaciuto. Non mi è piaciuto essere una cavia, sebbene fosse prevedibile, visto che era il primo esperimento per tutti. Gli errori commessi, da una parte e dall’altra, sono dovuti all’inesperienza e sicuramente serviranno per fare meglio la prossima volta.
Sono arrivata qui piena di illusioni e di buoni propositi e adesso mi ritrovo un po’ più grande, disillusa e molto più stanca! In questo caso l’errore è stato mio: pensavo di poter conciliare Servizio Civile e università, invece ho dovuto sacrificare molto quest’ultima e me ne sto pentendo. Il consiglio che do ai prossimi volontari è quello di fare una scelta precisa: il S.C.V. non è un passatempo, per farlo bisogna essere pronti a dedicargli tempo ed energie.
Pensavo di capire, in questi mesi, quale fosse la mia strada e invece ho capito soltanto ciò che non voglio fare, la persona che non voglio diventare, l’ambiente che non voglio frequentare. È pur sempre un passo avanti! Da questo punto di vista, i dodici mesi a Prodigio sono stati una grande scuola di vita, di quella vera che purtroppo non è fatta solo di sogni e ideali ma anche di delusioni e scontri.
Nella colonna dell’attivo ci vanno sicuramente, invece, momenti, volti e lezioni di vita che non scorderò mai. Perché Prodigio mi ha permesso di entrare in mondi che non conoscevo, di conoscere persone completamente nuove e con esperienze lontane dalla mia, persone belle e di gran cuore: incontri che ti arricchiscono, lasciano il segno e ti ripagano in pieno di qualsiasi delusione. Ringrazio, quindi, l’associazione che mi ha dato questa possibilità, mi ha messo a disposizione mezzi e conoscenze e mi ha fatto compagnia in questo percorso e i lettori che si sono sorbiti i miei articoli “sperimentali” (purtroppo per voi non vi abbandonerò nemmeno l’anno prossimo!)..
Il bilancio consuntivo, però, non riesco ancora a farlo: avrò bisogno di rifletterci a freddo ma grazie anche a quest’esperienza sto imparando chi sono e ciò in cui credo, e se non è un prodigio questo…
Elisa Zancanella


Ebbene sì. Volge al termine questo anno di Servizio Civile ed è tempo di bilanci. Che dire? O meglio, da dove cominciare? Esaminare un intero anno per una come me che si ricorda a malapena cosa ha fatto il giorno prima è un problema. Il fatto è che fagocito e poi digerisco le esperienze,le faccio mie, le assimilo inconsapevolmente. Ma, ahimé, in questa sede mi si chiede proprio di esternare questa caotica matassa. Allora, cominciamo. La prima cosa che mi viene in mente è questa: più che capire quello che mi piace fare nella vita ho capito quello che NON mi piace fare. Sui contenuti di quello che non mi piace fare mi riservo il diritto di privacy. Un’ altra cosa importantissima riguarda il mio amore-odio per la scrittura. Prima di questa esperienza stavo affrontando un periodo per cui la mia eccessiva tendenza all’AUTOCRITICA alias pignoleria mi faceva cancellare-cestinare tutti i miei tentativi di scrittura (dai racconti alle tesine universitarie e via dicendo…) In un giornale, seppur bimestrale come pro.di.gio., sei in un certo senso costretta a inventarti qualcosa, a fartela venire questa benedetta ISPIRAZIONE. Per restare sempre in ambito di costrizione, sei anche costretta a fare i conti con i tortuosi tunnel del linguaggio e della comunicazione, a entrare nella mente di un potenziale lettore che non sei tu, devi far fuori il tuo bel frasario aulico (già questo termine non lo avrei mai messo in un articolo) e accontentarti di termini più terra-terra. Insomma, devi ricordarti che non scrivi un articolo per te stessa ma per gli altri. E poi s’impara una marea di cose. Dietro ogni articolo c’è sempre una ricerca di materiale e di approfondimento. Ad esempio, tempo fa ho fatto alcuni articoli sui trapianti e ho appreso tutta una serie d’informazioni di cui prima ero all’oscuro, così sul mondo delle badanti o su quello degli anziani nelle case di riposo. Un altro punto: la crescita interiore. E’sempre difficile fare una stima di ciò che si è ricevuto e di ciò che si è dato. Be’, credo che, nel bene o nel male, lo scambio sia sempre positivo. Di più non posso dire anche perché ho oltrepassato il limite di 2000 caratteri che c’eravamo prefissate. Siamo o no delle brave giornaliste?
Maria Devigili

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