In una calda serata dell’estate scorsa una quarantina di ragazzi di Martignano e dintorni si imbarcavano sul treno per un’avventura straordinaria: il Giubileo dei giovani a Roma.
Fra quei quaranta ragazzi festosi ed entusiasti c’ero anch’io. Pur avendo qualche problema di deambulazione infatti non volevo mancare al raduno epocale nella città eterna.
L’occasione ci era offerta dalla XV GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ, una maxi adunata di giovani provenienti da tutto il mondo, voluto dal Papa per discutere su temi di fede ma anche su problemi che affliggono la nostra società.
Oggi posso affermare che questa manifestazione è servita per creare un ponte fra la nostra cultura ed altre realtà diverse, realizzando un vero e proprio simposio culturale.
Torno al racconto dei quaranta intrepidi giovani. È la sera del 14 agosto, quando il gremitissimo treno parte per l’avventura. Alla stazione di Trento è una vera festa: genitori un po’ preoccupati salutano i loro figli. Fin da subito è uno sventolio di bandiere, fazzoletti ed altri oggetti di ogni genere che elettrizzano l’aria. Io mi sono subito trovato a mio agio, per nulla intimidito o preoccupato: ho immediatamente socializzato con i miei compagni di cammino.
Il primo approccio è il preludio di un intenso rapporto di amicizia.
Fin dalla “salita” sul treno, tutti si sono prodigati per rendermi meno ardui i problemi di spostamento. Mi ha fatto piacere che non abbiano minimamente dato peso al mio handicap.
Esso si è anzi rivelato un motivo in più per affiatarsi e superare, con la loro insostituibile collaborazione, varie barriere quali montare su autobus affollati, salire e discendere da scale, anche mobili. Addirittura un simpaticissimo parroco mi faceva da ascensore umano.
I giorni sono così trascorsi in un battibaleno, ricchi di momenti di divertimento e di riflessione. La settimana di ferragosto è stata caldissima e così si sono rivelate molto importanti le docce ed i rifornimenti idrici disponibili.
Durante le manifestazioni infatti venivano distribuite bottiglie d’acqua a volontà ed in vari punti della città erano state montate addirittura delle fontanelle per riempire bottiglie vuote e rinfrescarsi un poco.
Una vera festa, uno scoppiettio di battute e di risate erano le docce gelate all’aperto, momento di aggregazione, di scambio di opinioni e bilancio sulla giornata.
Anche il momento delle docce che avrebbe potuto rivelarsi per me un disagio è stato, grazie ai miei compagni, prontamente superato. L’accesso al nostro alloggio, una scuola elementare, era fornito di scivolo esterno e di montascale che portava fino al primo piano dove dormivo.
Nel raduno mondiale di Tor Vergata, (19-20 agosto), a motivo alla mia disabilità, ho potuto avere un gazebo per il sole che si è rivelato un vero e proprio ristoro per me ed i miei compagni.
Anche a Tor Vergata erano disponibili grandi quantità di acqua ed idranti per ristorarci. Tuttavia a causa della canicola, si sono verificati casi di disidratazione.
A fronte di qualche perplessità iniziale di genitori e “colleghi”, il mio fisico ha retto in modo perfetto alla calura romana. Perfino quando, al ritorno da Tor Vergata la ruota della carrozzina si è bucata, un gentilissimo signore residente in città mi ha accompagnato all’alloggio in auto.
Ritengo una fatto importante quello di essere perfettamente integrato nel mio gruppo, non sentendomi come diverso ma come partecipante convinto ed affiatato alle varie iniziative organizzate.
Considero una grande vittoria per noi disabili il fatto che, a terzo millennio ormai avviato, non si venga più considerati quale categoria a parte ma come parte viva ed attiva di un tessuto sociale in piena evoluzione.
Io penso che noi disabili nel 2000 possiamo portare con la nostra esperienza una ventata di forza e di fiducia nella vita.
In un incontro, il Vescovo di Spoleto sottolineava proprio l’importanza di noi disabili per questa ragione. Un particolare ringraziamento è da fare ai numerosi volontari che in ogni occasione ci hanno assistito egregiamente.
Questa esperienza mi servirà per la vita come arricchimento personale poiché, attraverso i momenti vissuti e grazie alla brillantezza del Papa, ho ricevuto una carica immensa che mi aiuta a vivere con più gioia e serenità.
Un grazie di cuore lo rivolgo ai miei valorosi compagni senza il cui aiuto non avrei vissuto questa meravigliosa avventura.