L’handicappato era il fortunato

Autori:Redazione

Data: 01/02/01

Rivista: febbraio 2001

La parola “handicappato” categorizza nell’uso comune una persona affetta da uno svantaggio fisico o mentale; nel linguaggio burocratico indica un soggetto che ha e crea problemi; nel parlato comune il termine è usato anche con un significato spregiativo, di scherno o addirittura come vero insulto: “sembri un handicappato… ti muovi come un handicappato”.

In realtà il significato originale della parola “handicap” è ben lontano dai molteplici significati che è venuto acquisendo negli anni a seguire la sua comparsa.

Dal punto di vista etimologico, il termine è di origine irlandese (Larousse, 1873) con una storia assai curiosa.

L’espressione “hand in cap” (in italiano “mano nel cappello”) si riferiva in origine ad un gioco d’azzardo, una specie di lotteria in cui c’erano dei premi da sorteggiare: il fortunato che estraeva dal cappello il numero vincente era tenuto ad offrire un premio di consolazione agli altri scommettitori meno favoriti dalla sorte.

Entrata nel gergo sportivo, la parola “handicap” indica una regola del gioco che, per compensare disparità e disuguaglianze, attribuisce a ciascuno dei contendenti vantaggi e svantaggi differenziati a seconda delle loro qualità.

Nelle gare ippiche, ad esempio, si penalizza con un peso il cavallo migliore, quello più giovane e forte in modo che ai cavalli meno dotati siano garantite condizioni iniziali più vantaggiose. Alla partenza, dunque, tutti i concorrenti sono in una posizione di relativa parità.

Coniato per indicare uno svantaggio da bilanciare nelle competizioni sportive, il termine handicap è passato nel linguaggio comune per indicare un’insufficienza che comporta una condizione di inferiorità permanente: handicappate risultano tutte le persone affette da qualsiasi tipo di lesione, minorazione, disturbo o difficoltà.

Handicap, dunque, non è un’espressione scientifica, ma una parola che accomuna sotto la stessa etichetta persone e casi diversi.

Anche quando il tipo di handicap è lo stesso, è impossibile delineare un profilo standard dell’handicappato, sia esso motorio, sensoriale o psichico perché ciascuno ha una sua propria storia intessuta di esperienze di vita uniche, ha peculiari modi di pensare, di fare e di reagire alla propria menomazione.

Tuttavia, dietro alla molteplicità delle differenze individuali, fra l’uno e l’altro vi è un aspetto comune: tutti hanno uno svantaggio da compensare, tutti hanno bisogno di un aiuto speciale per non essere sconfitti in partenza. Nel gioco della vita sarebbe infatti ingiusto penalizzare i più fortunati, così come si fa con i cavalli, ma sarebbe altrettanto ingiusto impedire agli handicappati di partecipare alla gara.

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