L’impegno

Data: 01/02/02

Rivista: febbraio 2002

Quando si parla di Pierangelo Bertoli il discorso cade inevitabilmente su alcuni temi obbligati: il suo carattere di uomo provato dalla sorte, la sua indomabile forza di volontà, il suo impegno civile di cittadino, il suo spessore artistico di musicista, le doti vocali di cantante, la limpida schiettezza dei suoi testi.
Da anni Bertoli lavora con coerenza girando per le piazze di tutta Italia e incidendo dischi sempre colmi di emozioni.

Probabilmente è l’ultimo esempio di cantastorie vecchia maniera ma, allo stesso tempo, moderno ed originale nella sua abilità di esprimere tematiche sempre attuali, ieri, oggi come domani: l’amore per la donna e la terra, il diritto ad un lavoro dignitoso, il rispetto per la natura, la lotta civile e sociale.

Le sue canzoni raccontano storie di emarginazione “Rosso colore”, d’incomunicabiltà generazionale 1967, di disimpegno colposo “Il centro del fiume”, di alienazione suburbana “Vedere il quartiere”, di paradisi artificiali “La luna sotto casa”, di sopraffazioni sociali “Ballata per l’ultimo nato”, di un futuro prima sanguinoso e poi sognatore al punto da sfiorare l’utopia “Un tempo d’oro”. Soltanto due le canzoni d’amore “Un’altra volta” e la tenerissima “Per te” in cui però Pierangelo non trascura mai di rammentarci di tenere gli occhi bene aperti sul mondo perché “vivere significa lottare”.

Bertoli non ricerca mai le eleganze arzigogolate ed a volte le sue parole sembrano addirittura ispirate da slogan scanditi durante cortei o prese da manifesti di protesta. Loro caratteristica è quella di non appartenere al vocabolario artificioso e incomprensibile della politica ma a quello impulsivo e concreto della gente comune e di essere cantate da una voce aspra, carnale, virile: la voce di un uomo che ha lottato e saputo anche vincere, una voce che pro.di.gio. è ben orgoglioso di aver avuto proprio ospite. Grazie Pierangelo! Riportiamo qui sotto il testo di un pezzo con l’invito non soltanto a leggerlo ma a meditarlo.

Così

Non amo trincerarmi in un sorriso
detesto chi non vince e chi non perde
non credo nelle sacre istituzioni
di gente che ha il potere e se ne serve
giocattoli di carta in mano ai pazzi
puntati su milioni di persone
tu ascolti tutto e cerchi di capirmi
finendo poi per fare confusione
e dici che per te non sono in pace
certo che almeno in questo mi conosci
nell’attimo che brucia la ragione
io butto al fuoco tutte le mie croci
e semino i miei fatti personali
mischiati a tutto quello che è sociale
e vivo con la stessa indipendenza
gli scandali le guerre o la spirale

Perché son fatto così e non ci posso far niente
prendimi pure così come mi accetta la gente
che mi sorride e che mi lascia parlare però non mi sente

Mi dici che una regola ci vuole
qualcuno deve pure aver ragione
sarà forse che sono diffidente
ma i capi non son altro che persone
e trattano le masse come capre
tosando e macellando l’eccedenza
sacrificando al fatto personale
le madri i figli i padri e la decenza

Perché son fatto così e non ci posso far niente
prendimi pure così come mi accetta la gente
che mi sorride e che mi lascia parlare però non mi sente

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