L’inclusione “a chilometro zero”: venite a fare una passeggiata negli orti sociali della Vallagarina!

Quest’autunno, mi piacerebbe raccontare a voi lettori di pro.di.gio. due esperienze di orti sociali in Vallagarina attraverso la viva voce di coloro che li gestiscono. Partiamo da “Mi Coltivo”. Il progetto – a cura della cooperativa Villa Maria di Calliano – offre un’occupazione a sei ragazzi con disabilità e fragilità, che vengono coinvolti per offrire al territorio ortaggi frutto del loro sudore e della loro fatica. Il progetto, che negli anni ha avuto diverse location, si è ora traferito quasi integralmente a Mori. Ecco cosa mi ha spiegato il responsabile dell’iniziativa Giacomo Manica, che ho intervistato il mese scorso. 

Giacomo, in cosa consiste il progetto “Mi Coltivo”? Come si svolge una giornata tipo?

Il progetto consiste nel prendersi cura dell’orto di Mori quotidianamente. Nello specifico, i ragazzi in compagnia dei volontari – il cui contributo è davvero prezioso – iniziano l’attività ogni giorno alle 14. Accanto a questa attività, vi è la gestione del punto vendita di Rovereto, dove si possono acquistare gli ortaggi, anche trasformati in prodotti, per esempio, in passato di pomodoro. 

Da Rovereto, vi siete trasferiti a Mori. Come è andato il trasloco? 

Qualche difficoltà nello spostamento dell’attività, c’è stata, ma direi che nel complesso è andata bene. Mori si sta dimostrando molto aperta, perché le persone che vengono a trovarci poi tornano e questo è un grande valore aggiunto. Anche su Rovereto, grazie alle conoscenze che già c’erano e al distretto S. Maria, è comunque rimasta attiva e forte la relazione coi cittadini. 

Quali insegnamenti traete dalle persone che vi accompagnano in questo percorso? 

L’agricoltura è faticosa fisicamente, perciò può stressare le persone, ma al tempo stesso penso che ciascuno abbia qualcosa da insegnare. Tutti coloro che vengono a dare una mano, infatti, lo fanno con molto impegno e condividono con noi un insegnamento importante, ovvero che lavorare insieme dà la forza necessaria a superare i momenti più difficili.

Quali ortaggi coltivate? Trovate soddisfazione negli occhi dei clienti che li acquistano? 

Noi non coltiviamo frutta, solo verdura. Per esempio: patate, pomodori, radicchio, lattuga, piante aromatiche, cavolo nero. I clienti sono soddisfatti perché percepiscono che la verdura che stanno acquistando è fresca, appena raccolta. 

Quali sono le difficoltà che vi trovate ad affrontare nella quotidianità?

La relazione. Perché, se da una parte è un grande valore aggiunto, dall’altra a volte può risultare complicata, come in ogni posto di lavoro. Ci sono poi le difficoltà legate al meteo che da sempre condizionano il lavoro all’aria aperta, come la siccità dell’anno scorso o le forti grandinate di quest’estate. Infine, bisogna fare i conti con le carenze pratiche, gli strumenti e le infrastrutture, come il magazzino, un riparo in caso di pioggia e un trattore per aiutarci nella gestione del campo. In ogni caso, siamo consapevoli che – anche se come nell’ambito di tutti i lavori di scambio ci vorrà molto – stiamo andando nella direzione giusta. Facciamo rete sul territorio e in più offriamo prodotti a chilometro zero. Chi crede nel progetto sta mostrando molta apertura e questo è un bel segnale che può essere trasmesso a chi, invece, è più indifferente. Infine, ci tengo a ringraziare Elisa e Giuseppe che con grande dedizione ci aiutano nella gestione dell’orto.

 

E proprio Elisa racconta: «Se dovessi fare un bilancio del percorso mio e di Giuseppe a Mi Coltivo, direi che è stato un po’ faticoso, ma molto soddisfacente. A causa dei traslochi, lo scorso anno non siamo riusciti a fare una progettazione a lungo termine su Rovereto. Ricalibrare l’attività sulla zona di Mori è stata una bella scommessa che sta dando i suoi frutti. I clienti sono soddisfatti, entusiasti. Perciò direi che Mi Coltivo è in continua evoluzione, lavoriamo al fine di soddisfare i nostri ragazzi in primis e i nostri clienti di conseguenza. La motivazione è alle stelle perché essere educatore sul campo è scoprire un altro modo di fare il nostro lavoro». 

Una grande motivazione è anche quella di Bilu che si prende cura del progetto della cooperativa Impronte “Alle porte dell’orto” in via Valdiriva a Rovereto. L’iniziativa consiste nella gestione di un terreno per la coltivazione di diverse verdure, da vendere sul posto agli interessati, come pomodori, lattuga, zucchine, ma anche aglio, carote e altri prodotti a seconda della stagionalità.

Bilu, raccontaci brevemente chi sei e cosa ti ha spinto a fare questa scelta.

Io ho iniziato mettendomi in gioco come giardiniere. Prendermi cura del verde mi piace molto e quest’anno, avendo iniziato il corso all’Istituto Agrario di S. Michele all’Adige, tra le realtà che mi sono state proposte, c’è stato questo campo, che mi è stato fatto conoscere dal direttore e vicedirettore della cooperativa. Il progetto rappresenta un grande impegno e consiste nel gestire un orto classico. Anche se non abbiamo il certificato di orto biologico, qui non usiamo prodotti di nessun tipo e seguiamo la stagionalità. 

Come si svolge una giornata tipo?

La giornata comincia presto, al mattino, raccogliendo ciò che è possibile raccogliere, si tolgono eventuali erbacce, si taglia il prato e in seguito si preparano le bine – ovvero le file per gli impianti a irrigazione a goccia – nuove per quello che sarà l’orto a lavori finiti, perché essendo partiti nel febbraio scorso, siamo solo all’inizio!

Chi ti aiuta nella gestione dell’orto?

Principalmente amici e parenti volenterosi. In totale sono cinque persone e mi aiutano a seconda della disponibilità. La cooperativa Impronte, inoltre, mi ha aiutato mettendo a disposizione il campo con la formula del comodato. 

Hai detto che questo è solo l’inizio…

Sì. Vorremmo aggiungere un pollaio, inserire delle piante ornamentali, quindi le classiche piante da giardino e completare la costruzione della serra. Inoltre, ci piacerebbe organizzare delle serate per fondere l’orto e la cucina e, perché no, magari proporre anche dei momenti di yoga. 

Cosa ti dà più soddisfazione nelle tue giornate?

Vedere come una pianta cambia nel tempo e osservare la crescita delle verdure seguendo i ritmi della natura.

Come stanno andando le vendite in questo primo periodo di attività?

Da buon contadino direi che si può fare sempre meglio, ma questo è un anno sperimentale, per cui stiamo osservando come vanno le cose per capire ed eventualmente aggiustare il tiro l’anno prossimo. 

Cosa ti aspetti dal futuro?

Spero di terminare completamente l’orto nel giro di due anni e spero che l’iniziativa piaccia alla città di Rovereto. Per il momento, vorrei concentrarmi sulle ordinazioni, più che sulla distribuzione tradizionale. Infine, vorrei costruire nuove occasioni per aprire sempre di più l’orto al pubblico. 

 

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