Ciao Iacopo, parlaci della tua iniziativa #vorreiprendereiltreno, da dove parte, dove siete giunti e dove volete arrivare?
Iacopo: «È nato tutto da uno scambio di battute su twitter con l’ex Ministra dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, lei elogiava i treni, mentre io le ho ricordato quanto poco accessibili fossero i nostri mezzi di trasporto pubblico, pieni di barriere da renderli impraticabili.
Lei rispose che avevo ragione ma la cosa finì lì, allora scrissi sul mio blog e prendendo spunto da questo scambio di battute, ho voluto mandare un messaggio. Se i politici non vogliono capire quanto sia difficile per una persona disabile spostarsi con questi mezzi, almeno pensino al fatto che sono single; sì, perché non potendo viaggiare con i trasporti pubblici, non ho l’occasione di innamorarmi proprio come succede nei film.
Si è creato un passaparola spontaneo e inaspettato che ha reso #vorreiprendereiltreno un tema di forte interesse, grazie al sostegno di tutti e alle tantissime condivisioni.
Già 24 ore dopo la pubblicazione dell’articolo il blog inizia ad essere molto seguito, allora decido di sfruttare questa attenzione mediatica per sviluppare una campagna di sensibilizzazione, cogliere l’occasione per parlare di disabilità, non come spesso viene fatto oggi, in maniera secondo me troppo superficiale, ma in modo spontaneo e diretto.
È importante far capire alle persone che l’accessibilità dei trasporti e più in generale l’indipendenza siano temi che riguardano tutti noi, e non solamente chi si sposta in carrozzina, basti pensare alle mamme con il passeggino o agli anziani.
Credo sia quindi giusto portare avanti questa campagna di sensibilizzazione, così il 31 gennaio di quest’anno è nata Vorreiprendereiltreno Onlus, vista la grande partecipazione credo che il passo di associazione sia la via giusta per fare meglio e fare ancora di più».
Cosa significa per te accessibilità?
I: «Avere semplicemente le stesse opportunità che hanno gli altri, essere disabile non vuol dire essere seduti su una carrozzina o non poter vedere, ma lo divento quando non mi vengono dati gli strumenti di cui ho bisogno per vivere tranquillamente in mezzo alle altre persone.
Spesso si pensa al treno unicamente come mezzo di trasporto, invece mi piacerebbe parlare di viaggio come nella vita. Per questo il nostro obiettivo è di fare sensibilizzazione a 360°, provando a cambiare la mentalità delle persone grazie alla solidarietà e alla partecipazione dei cittadini più sensibili».
Sosteniamo da sempre che le barriere più difficili da abbattere siano quelle mentali, cosa pensi a riguardo?
I: «La disabilità è il contesto, sono gli altri che ti rendono disabile nel momento in cui non ti danno gli stessi strumenti che permettono di fare della propria vita quello che uno vorrebbe, viaggiare, spostarsi, non significa solo poter andare all’Università, vuol dire essere parte della comunità.
Le barriere più dure da abbattere non sono tanto quelle architettoniche, ma soprattutto quelle mentali, si pensi alle macchine parcheggiate nei posti per disabili,
le persone lo fanno con leggerezza, senza pensare alle difficoltà in cui possono trovarsi altre persone per colpa del loro gesto.
Per cambiare la mentalità delle persone bisogna fargli aprire gli occhi su ciò che da sole non riescono a vedere, grazie alla partecipazione della cittadinanza sensibile al tema dell’inclusione sociale. Essere cittadini attivi significa essere in movimento, avere delle relazioni sociali; togliere autonomia e indipendenza alle persone è inaccettabile nel 2015 in un paese democratico e civile».