Al Centro Congressi Pinè 1000 di Baselga di Pinè, nella sala delle mostre, il sindaco della cittadina Ugo Grisenti ha accolto il commentatore sportivo, nonché ex atleta olimpico specializzato nel salto in alto, Giacomo Crosa. La presentazione è stata incorniciata dalla mostra fotografica di tre autori che hanno immortalato vari momenti e luoghi della contemporaneità: Ernesto Fantozzi e la memoria della strada statale varesina, Giulio Di Sturco e il suo Giappone post tsunami ed infine Alessandro Penso che ha immortalato la Grecia attuale vissuta dagli immigrati.
L’attenzione è stata però convogliata sull’incontro con Crosa, in Trentino per far conoscere il suo prodotto, nato dalla collaborazione con Luca Pancalli, che si presenta come romanzo che coniuga la vicenda umana e sportiva dello stesso Pancalli.
Altro non è che la testimonianza di un’esistenza fuori dal comune che si racconta rivelandosi alla fine…normale, consueta.
Non solo relazionato al Festival di fotografia Trentino Immagini, quindi, quest’incontro per la presentazione di Lo specchio di Luca si traduce anche come prosecuzione della manifestazione agonistica Diversamente Sportivi: un evento di stretto connubio tra sport e laboratori che la valle ha accolto durante il mese di luglio vantando anche la presenza di atleti paralimpici ed altri illustri esponenti sportivi. Un forte segno che l’attenzione alla diversità e alla cultura è ancora alta.
Il modus operandi redazionale di questa testimonianza è stato molto immediato, senza troppi livelli intermedi: mentre Luca Pancalli sciorinava i suoi ricordi, Crosa rivestiva il ruolo dello “scriba”, cercando, compito non semplice!, di cogliere il cuore degli avvenimenti rendendo su carta le emozioni di chi tutto ciò l’ha vissuto: non pensavo di scrivere un libro non tecnico, questo è un romanzo, una storia terribile e la testimonianza di un gran impegno. Io l’ho scritto ma Luca raccontava. È un libro che s’è formato da quattro ore di conversazione: sono le sue memorie, io non ho voluto conoscer altre persone della sua storia perché non volevo che i suoi ricordi fossero inquinati da altre voci.
L’evento che cambia la vita a Pancalli ha forme equine e si chiama Condor. Durante una competizione ippica a Vienna questo cavallo, estratto a sorte e su cui Luca già aveva un pessimo sentore, gli cade addosso nel penultimo ostacolo e da lì rimane paralizzato.
Lo specchio di Luca è il racconto di un’esistenza che si biforca in due “vite” affrontate con la forza della normalità, sottolineando però durante la narrazione che di santifico in tutto ciò non c’è niente. È rendere normale la normalità.
Tutto il libro è permeato da una grande forza e racconta il raggiungimento di obiettivi sempre nuovi, senza mai lasciar trapelare un “non ce la faccio”!
L’autonomia è conquistata anche se in carrozzella: Pancalli consegue il diploma di maturità, la laurea, costruisce una famiglia, diventa presidente e poi vice del CONI, del comitato italiano paraolimpico, segretario del comitato paraolimpico europeo…
Il titolo evidenzia il ruolo fondamentale dello specchio: dopo sei mesi di degenza in un centro di riabilitazione in Austria Luca si trova trova davanti ad uno specchio e l’immagine proposta è quella di un ragazzo che del fisico dell’atleta non ha più nulla, è un corpo raggomitolato su una carrozzina: per la prima volta si vede. Con quell’evento c’è la presa di coscienza visiva di una nuova esistenza.
I temi affrontati sono molteplici: il conflitto con dio, il primo amore, il sesso, il rapporto con il padre e le soluzioni scelte…ogni 25-30 pagine c’era la rilettura, il confronto diretto tra i due autori. Quando Luca si metteva a piangere era un buon segno: voleva dire che ero riuscito a raccogliere le emozioni in cui lui si riconosceva. Ma non era semplice rimanere indifferente e a questi tipi di reazioni.
Ma non si tratta di un memoriale di disgrazie, come ci si potrebbe aspettare essendo un argomento così delicato: è un libro tanto tragico quanto comico. È una sorpresa. Pagina dopo pagina il racconto si svela quasi divertente e chiudendolo a fine lettura lascia un insistita voglia di fare, istiga a mettersi in gioco. Lo specchio di Luca non si tratta quindi d’un compianto, ma invita a riflettere su circostanze che la normalità solitamente relega all’indifferenza.