Lo sport elisir di lunga vita

Data: 01/02/01

Rivista: febbraio 2001

Nel numero scorso avevamo dato conto dei risultati delle Olimpiadi di Sidney e di un incontro a Cavalese di sportivi disabili con dimostrazione di hockey tra normali e disabili. A proposito di Olimpiadi avevamo accennato alla scarsità di risultati per i nostri colori (9 medaglie d’oro) contro le ben di più di Paesi di tradizione sportiva ben minore (Spagna 39, Iran 11).

Diventa così di fondamentale importanza la recente convenzione stipulata proprio dalla Fisd, la Federazione Italiana Sport Disabili, e il Coni con l’istituto per il Credito Sportivo, per realizzare una più concreta applicazione della legge 104 del ’92 sulla fruibilità degli impianti sportivi, dove il disabile non deve essere più solo spettatore ma atleta.

La Fisd dunque è oggi chiamata a svolgere il ruolo di garante sull’accessibilità di tutti gli impianti già esistenti o in fase di costruzione, esprimendo un parere vincolante ai lavori di ristrutturazione, per la concessione di mutui da parte del Credito Sportivo.

Un provvedimento importante per un Paese come l’Italia che conta circa il 5% di disabili sul totale della popolazione. In Europa invece sono 30 milioni le persone handicappate. Mezzo miliardo in tutto il mondo.

Nello sport hanno trovato piena cittadinanza tutti i tipi di handicap. Sono 12 mila gli iscritti alla Fisd, in rappresentanza di 500 società sportive che svolgono opera di promozione e diffusione di questa opportunità sportiva. Le percentuali rilevate da una statistica federale sui tesserati nel 1998 indicano il 47% di disabili mentali, il 18% di paraplegici, il 15% di non vedenti, l’11% dei cerebrolesi, il 2% di amputati ed il restante 7% di tipi di handicap non inquadrabili in categorie definite.

Proprio per i disabili mentali (per lo più affetti da sindrome di Down) lo sport assume un aspetto ancor più particolare. Rispetto agli altri tipi di handicap non c’è competitività ma soprattutto voglia di giocare e di partecipare.

La spettanza di vita dei pazienti disabili si è notevolmente allungata negli ultimi anni grazie agli antibiotici e al miglioramento delle terapie mediche, fisioterapiche e soprattutto agli effetti benefici indotti dalla pratica regolare di una attività sportiva.

Studi epidemiologici di tipo longitudinale riguardanti il tipo di vita e la mortalità dopo una lesione del midollo spinale lo hanno rilevato senza ombra di dubbio.

Uno stile di vita attivo previene l’indebolimento e l’atrofia muscolare, il decadimento della funzionalità cardiocircolatoria ed endocrina ed infine l’osteoporosi che sono direttamente correlati con uno stile di vita sedentario ed i disabili sono ancora più a rischio rispetto ai normodotati. Gli effetti positivi dell’esercizio fisico per i disabili sono ampiamente documentati sia dal punto di vista riabilitativo, sia dal punto di vista psicologico, sia soprattutto dal punto di vista dello stato di forma cardiocircolatoria.

Le terapie riabilitative già nel 1976 inclusero le attività sportive per sviluppare i muscoli che conservano un parziale controllo volontario, per acquistare e migliorare l’equilibrio del corpo e per imparare ad eseguire movimenti sempre più rapidi e complessi delle braccia. La gradualità della terapia era rispettata grazie alla pratica di sport con sempre maggiore coinvolgimento muscolare e cardiocircolatorio.

Ad esempio, gli individui con lesione del midollo spinale praticanti attività sportiva avevano rispetto ai sedentari con stesso tipo di patologia, un migliorato tono dell’umore, una riduzione dell’ansia e della depressione, una incrementata autostima e sensazione di autonomia. Lo sport è necessario per contrastare il decadimento fisico indotto dalla vita sedentaria essendo ormai chiaramente dimostrato che la normale propulsione della sedia a ruote a scopo locomotorio e le ordinarie prestazioni della vita quotidiana di un disabile non costituiscono affatto uno stimolo sufficiente a migliorare la forma fisica. Certo non vanno sottovalutati anche i rischi di un’attività sportiva a livello agonistico, ma che valgono per tutti, disabili e normodotati. Lo sport è lo strumento migliore per acquisire sicurezza e confortarsi con la società ed aiuta a prevenire anche l’isolamento.

Le recenti Paraolimpiadi di Sidney hanno messo in moto molte iniziative a favore dello sport per i disabili. Ad esempio il National Center on Physical Activity and Disability (NCPAD) americano, ha inaugurato un sito Web (www.uic.edu/orgs/ncpad), redatto dagli specialisti della Chicago University, interamente dedicato ai disabili ed all’attività fisica. Il sito elenca e spiega le varie specialità sportive in rapporto al tipo ed all’entità dei singoli deficit, comprendendo tutte le patologie, incluse quelle che colpiscono la spina dorsale, ma anche l’artrite, la depressione e la malattia di Alzheimer, con una grafica ed un linguaggio il più possibile “visibile” a tutti, compresi coloro che hanno una vista molto debole.

Anche in Italia; Tele+ con la trasmissione televisiva “Sporthandicap” in onda ogni venerdì pomeriggio dedica una mezz’ora al mondo dello sport italiano dei disabili.

Tutto per incoraggiare i disabili a muoversi con regolarità e promuovere uno stile di vita più salutare per la categoria che, al contrario, tende a rinunciare allo sport.

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