Luca Mazzone, campione nello sport e campione nella vita

Data: 01/06/21

Rivista: giugno 2021

Parliamo subito del libro “La Prigione dell’Impossibile”, come nasce la collaborazione con Nazareno Notarini?

 

Durante la ricerca di sponsor, dovendomi far carico di tutte le spese legate allo sport dell’Handbike (non sono INAIL!), un amico comune me lo ha presentato. 

Nazareno è un Mental Coach e dopo aver ascoltato la mia storia ha capito la profondità del mio vissuto. Mi ha invitato semplicemente a raccontarlo: la scarsità delle occasioni che ci sono al Sud, la fatica nel raggiungere gli obiettivi e la mia caparbietà e tenacia nel provare a impadronirmi della mia nuova vita. Da qui è nato questo progetto.

 

Cosa vuol dire per te la parola “impossibile”? 

 

La parola impossibile viene troppo spesso usata come una scusa. Una cosa realmente impossibile per il genere umano è stare dieci ore sotto acqua senza ossigeno! Le persone trasformano questa parola in una gabbia per proteggersi, quindi allo stesso tempo come autodifesa ma anche privandosi del vivere. 

Avendolo vissuto in prima persona, posso parlare della lesione midollare, ed in specifico quella cervicale come la mia. Il mondo inizialmente ti casca addosso e questo può sfociare in pensieri che ti mostrano le cose come impossibili. Ma è il primo passo, quello di “provare a fare”, che ti rimette in gioco e nasconde la parola “impossibile”. Serve tanta voglia di crederci, voglia di vivere per trasformare la depressione e la rabbia in quel primo passo.

 

Il “tuo” impossibile? 

 

Avrei voluto tanto tornare a giocare al pallone. Poco prima dell’incidente avevo acquistato le scarpette che ho conservato per molti anni. Però la vita aveva in serbo per me altri piani! Le soddisfazioni delle medaglie di Campione del Mondo, ricordo con grande orgoglio il mio record nei 200, 100 e 50 stile libero battendo quello precedente di Luca Pancalli, per me un Ispiratore. Grazie a questa nuova vita ho girato il Mondo, ho capito cos’era la fatica, ed è anche il motivo per cui ora parlo con te.

 

A proposito di girare il Mondo, tu andrai alle Paralimpiadi di Tokyo 2021. Come hai vissuto il rinvio?

 

Sembra scontato, ma ci sono rimasto male. Dopo la fatica del periodo invernale, come un lavoratore che si impegna per sei mesi e non viene retribuito. Pensando che nel 2019 ho vinto la cronometro per solo 1 secondo e 20 decimi: quella è la mia gara, quella per la quale mi preparo maggiormente e sono fisicamente più predisposto; ne consegue che i giovani avversari si stanno facendo avanti. Un anno di attesa è un anno che si aggiunge ai miei non pochissimi.

Questo sport è una lotta con la fatica, contro te stesso, gli anni che avanzano, il metabolismo rallenta, sommato al contraccolpo subito con quello che è successo ad Alex Zanardi ed al ritiro di Vittorio Podestà. Dei tre tenori, è una botta psicologica essere rimasto da solo. Ma “The show must go on”! Andare avanti fino in fondo.

 

Conoscendo quello che hai fatto, posso dire che sei tutt’ora il più forte atleta MH2 al Mondo?

 

Da atleta partecipante a Tokyo con il Palmares più ricco di tutto il paraciclismo mondiale ci sono molte aspettative. Ma io vado sempre da neofita, pensando “questa è la mia prima gara” e non mi fa paura. 

Grazie ai molti anni di allenamenti adatti il tuo corpo, le tue braccia a fare quel movimento, quello sforzo per il quale non sono congegnate. Devi abituarti mentalmente soprattutto. Tutto sta nella nostra testa.

 

Come ha vissuto il lockdown un campione paralimpico?

 

Allenandosi tutti i giorni. Col ciclomulino quando non si può uscire, concentrandosi solo sulla performance e non sui pericoli della strada. Io preferisco però, quando c’è il sole, uscire: sentire le variazioni del vento, le imperfezioni dell’asfalto, per le nostre gare è essenziale.

 

Vuoi ringraziare/salutare qualcuno?

 

Ringrazio il Circolo Canottieri Aniene che mi sostiene dal 2012, Amici che mi supportano, Barile Flowers, Triride, Nazareno Notarini e la sua Brain Refresh Lab, mia moglie che sopporta da tanti anni il fatto che spesso sto più con la bici che con lei. Dietro le medaglie , i palmares, il curriculum, ci sono tanti sacrifici personali, alimentari, fisici, economici, che a volte le persone danno per scontati. Nel 2017 ritirai il premio come miglior Paraciclista Mondiale, frutto delle mie scelte, della mia preparazione, dell’essere calmo, di aver vissuto molte esperienze e molti sport (nuoto, ping pong, palestra, biliardo, quod, calcio). Tutto ha forgiato il me di oggi.

 

Ti ringrazio veramente. Per me è stato un onore chiacchierare con un campione assoluto come te! 

Buoni allenamenti e buona preparazione. 

 

Grazie a te!

 

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