Luis Sepulveda

Data: 01/12/10

Rivista: dicembre 2010

Si è tenuto a Trento, presso l’auditorium Santa Chiara, un incontro organizzato dal Centro per la Pace di Bolzano che vedeva come protagonisti Bruno Arpaia, scrittore napoletano e Luis Sepulveda impegnati in un botta e risposta sul tema della diversità culturale, sull’interdipendenza tra uomo e natura, sulla libertà intesa come sinonimo di responsabilità.

Nelle sue risposte Sepulveda include anedotti di vita personale, scorci di un vita passata nella lotta per la libertà del suo paese. Racconta la sua esperienza nella foresta amazzonica e come da questa sia nata l’idea di scrivere il romanzo “il vecchio che leggeva romanzi d’amore”.

“Quando chiesi al vecchio chi gli avesse raccontato quelle storie, rispose che era la foresta a farlo”.

La sua preoccupazione sulla mancanza di armonia tra uomo e natura suona quasi utopica, come può esserci sviluppo senza un’interazione e un’interdipendenza tra le parti? Spiega di come le popolazioni della foresta amazzonica non prendano mai più di quanto la foresta non possa offrire loro e di come si spostino continuamente da un luogo all’altro proprio per mantenere questo delicato equilibro che permetta sia all’uomo che alla natura stessa, la sopravvivenza.

Rievocando la sua adolescenza racconta di una foto scattata ai bambini del suo paese e di come ritornato dal suo esilio abbia ricercato quei bambini per scattare una foto agli adulti che erano diventati. Un bambino mancava, vittima della rivoluzione. Questo ricordo e altri dell’autore sono presenti nella sua ultima fatica letteraria “ritratto di gruppo con assenza”. (Guanda, 2010).

Durante il corso dell’incontro Sepulveda riprende alcuni temi trattati nel libro, tra i quali la sua amicizia con Katja Olevskaja “voce di un angelo laico a Radio Mosca” che teneva una trasmissione chiamata “ascolta Cile”. Un intero capitolo viene dedicato a questa donna che viene descritta come la solidarietà allo stato puro e la dedizione totale spinta solo dalla poesia alla lotta.

Parole poetiche che mettono adosso tristezza per il destino capitato a coloro che hanno lottato e hanno perso ma anche per coloro che non lo hanno fatto perché troppo pigri o impauriti per farlo.

“Non esistono i coraggiosi, solo persone che accettano di andare a braccetto con la paura” (L. Sepulveda) e chi è sopravvissuto alla lotta, alla resistenza, alla perdita, porterà sempre, dentro di sé, l’orgoglio per non aver ceduto all’accettazione e alla cinicità.

L’incontro si conclude con la storia del cane Edward, un pastore tedesco allevato come cane anti droga che aveva uno spirito ribelle e anarchico! Che ha fatto la fine di tutti coloro che si ribellano per la libertà e che lottano per i loro ideali… è stato licenziato e relegato in un angolo.

Ma come per ogni storia che si rispetti anche questa ha un lieto fine, il cane Edward viene adottato da un gruppo rap di Berlino e vive felice e contento “Evviva il cane Edward angelo della nostra piccola libertà”.

Sepulveda, con questo ultima metafora ci lascia così a riflettere sul come, benché alle volte ci si possa sentire soli e impotenti, anche una signola persona può cambiare le sorti della propria esistenza e di quella degli altri.

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