L’uso consapevole dei social per la crescita personale

Data: 01/04/23

Rivista: Aprile 2023

Categoria:Interviste

Giulia Biamino, ventisei anni di Asti, da qualche anno usa il suo canale Instagram per condividere la sua crescita personale. Da una riflessione all’altra, mostra sia momenti belli sia brutti, nutrendosi di “tuttavita”.

Giulia, cos’è per te la crescita personale?

Scavare dentro di te. Più vai a fondo e più scavi. Quando ho iniziato ad appassionarmi di questo tema, ho cominciato a prestare molta attenzione a ciò che prima tendevo a nascondere, tutta quella parte che consideravo “brutta” e mi sono resa conto che senza quella, manca tutto il resto.

E l’uso consapevole dei social?

Quando inizi ad appassionarti di crescita personale ti rendi conto che la parte brutta esiste per tutti. Spesso questa parte viene nascosta per paura di quello che pensano gli altri, poi in realtà le persone non aspettano altro che dire “anche a me succede questo, anche io ho provato questo”. Quando capisci che la tua sofferenza è un po’ la sofferenza di tutti, declinata in modo diverso, inizi a non vedere te sbagliata e gli altri bravissimi. Questo è l’uso consapevole dei social, è un po’ tornare al suo significato originario: “connettere le persone”.

Raccontaci cos’è il “tuttavita”

Il tuttavita fa parte della crescita personale, è la meraviglia di dire che non esiste solo il bello o solo il brutto, non c’è un tutto va bene o un tutto va male, ma è una tuttavita appunto. Fa tutto parte di qualcosa di molto grande. Quando facciamo vedere solo le cose belle, nascondi una grossa parte di verità e paradossalmente l’altro fa fatica a rivedersi in te.

Come hai iniziato a condividere la tua vita sui social?

Mio papà si è ammalato nel 2018 e il suo declino è stato talmente veloce, che volevo cercare di trattenerlo il più possibile. Come tutti i tumori, ci sono state giornate buone e cattive e non sai mai quanto durerà. Ho deciso di registrare tutti i giorni per un mio ricordo e dicevo “questa giornata è stata molto negativa, questa un po’ più positiva”, era una specie di bilancio. Quando è venuto a mancare, ho riguardato le foto e mi sono resa conto di quanta bellezza ci fosse anche nelle giornate no, magari era una stretta di mano, un sorriso, ma nel momento in cui le vivevo non me ne rendevo conto. Volevo che le persone sapessero che in qualsiasi situazione di vita non c’è solo dolore costante. Ci sono giorni in cui si prova malinconia, altri che spaccheresti il mondo, tutto trova un senso quando lo guardi nel suo insieme.

Da qui poi hai iniziato a parlare anche di altre parti della tua vita…

Sì, ho parlato di università, di lavoro e di altro. Volevo mostrare i momenti difficili e di luce. Questo perché mi sono resa conto che si parla poco dei momenti difficili e volevo che almeno da me si vedesse tutto e che qualcuno mi dicesse “anche io ho avuto una brutta giornata”.

Qual è stata la soddisfazione più grande dell’uso di Instagram per la tua crescita personale?

Aver dato significato a tutto quello che ho vissuto finora e aver accettato tutte quelle cose senza provare a cambiarle o a nasconderle. Le esperienze di cui per anni mi sono vergognata, che consideravo un qualcosa di cui non parlare, sono quelle che mi hanno permesso di conoscere altre persone. Se non le avessi vissute non sarei la persona che sono oggi. Ad un certo punto fai pace con quelle esperienze e quando stai bene con te stessa non cerchi vite parallele, non usi più i condizionali e inizi a parlare più al presente e al futuro.

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