“Cerchio! Cerchio! Cosa facciamo oggi, nel bosco?”
“Io vorrei andare in cerca di insetti”
“Siii! Però nel bosco di muschio”
“Noo! Meglio al bosco delle talpe, perché ci sarà ancora la neve”
“Trovate un accordo e poi partiamo”
E i bambini e le bambine un accordo lo trovano, sempre.
Due pulmini 9 posti, uno bianco e uno blu, ci portano a 950 mt di altitudine ogni giorno – sole, pioggia, neve, nebbia, vento, ghiaccio – perché la natura va vissuta e rispettata con qualsiasi tempo. Il temporale e la grandine ci fanno sostare. Perché a stare in natura si capisce quando è il momento di fermarsi. “Noi andiamo a giocare nelle trincee” “In quanti andate?” “Uno, due, tre, quattro. Andiamo in quattro”. Non c’è bisogno di dire “State attenti” perché i bambini quando si allontanano da soli sono in grado di farlo: hanno esplorato il bosco piano piano, passo dopo passo, insieme, da soli, passando da un terreno morbido ad uno sassoso, dal muschio alle foglie che nascondono sassi o radici. Si, ci vuole anche una sostanziosa dose di fiducia a lasciarli andare. Quando mancano pochi minuti alle 12, laviamo le mani con l’acqua che ci siamo portati nella tanica, gli zainetti si aprono, le thermos tintinnano e il bosco viene gentilmente invaso dagli odori dei cibi. “Io ho la zuppa oggi, io la pasta, io la pizza. Io gli gnocchi! E tu? Spätzle alla zucca, me li ha fatti il mio nonno!”. Si mangia insieme, seduti sui tronchi caduti, se fa freddo o se piove apriamo la tenda. Avete mai provato a chiudere gli occhi ed ascoltare il picchiettare della pioggia sulla tenda? Man mano che ognuno finisce, riordina lo zainetto e torna a giocare. Il pranzo segna che il tempo del ritorno a casa è vicino: ancora una corsa, qualcuno gioca a nascondino tra gli abeti, due bambini si rincorrono arrampicando su un grande masso – “vi sentite sicuri lassù?” – si fermano un istante, guardano dove sono, uno retrocede di un passo, l’altro continua la sua corsa dicendo “si, sono sicuro così”. È ora di tornare a casa, salutiamo il bosco e lo ringraziamo, portiamo a valle i nostri rifiuti e quelli che i bimbi hanno trovato giocando, carichiamo gli zainetti e il nostro carretto porta tutto, togliamo i cartelli che indicano la nostra presenza e ci contiamo per l’ultima volta.
LA SCUOLA NEL BOSCO DI RIVA DEL GARDA è parte della rete delle scuole nel bosco della Cooperativa Canalescuola Onlus.
È una attività formativa e continuativa proposta alle famiglie con bambini dai 3 ai 10 anni. Si chiama scuola per la vicinanza con il significato originario di scuola – dal greco skholé che inizialmente indicava l’ozio, l’occupare piacevolmente il tempo libero. La sede di Riva del Garda è stata fondata da Serena Olivieri e Vania Cappelletti nel gennaio del 2017, dopo quasi due anni di riflessioni, ricerche e incontri con altre realtà simili e con scuole libertarie. Ad oggi l’equipe si è allargata con Daniel Iversen e Anna Huez. Alternandosi accompagnano i bambini e le bambine nei boschi del Monte Calino, con il Patrocinio del Comune di Tenno.
L’idea di questo progetto nasce dalla pratica ormai consolidata e molto diffusa degli “Asili nel Bosco” nata in Danimarca negli anni ’50 dove una mamma, di nome Ella Flautau, decide di creare un piccolo asilo familiare per aiutare altre mamme lavoratrici che vivevano in condizioni di ristrettezze economiche. Per ovviare alla necessità di affittare dei locali per ospitare l’asilo, decisero di tenere i bambini all’aperto, portandoli a giocare ogni giorno in un parco. L’idea piacque a diversi genitori del vicinato e nacque così l’idea di un asilo nella natura che prese il nome di Skogsbornehaven o Naturborneahaven e che nel giro di pochi anni si diffuse in tutto il Nord Europa.
LA PROPOSTA EDUCATIVA
In questo progetto il cardine educativo è il fare esperienza diretta; i bambini hanno la possibilità di vivere giornalmente vere avventure educative, di usare i sensi, soddisfare il bisogno di movimento, incrementare le capacità motorie e le proprie forze. Nell’ambiente naturale i bambini possono trovare tranquillità e dedicarsi per lungo tempo all’osservazione di insetti e altri piccoli animali. Muoversi nel bosco richiede iniziativa personale, stimola particolarmente la collaborazione e la cooperazione, incentiva la capacità comunicativa. Esperienze educative che portano competenze utilizzabili dai bambini e dalle bambine in tutte le loro situazioni di vita.
LA POSTURA DEGLI EDUCATORI DEL BOSCO
Non è semplice credere che i bambini siano competenti a sufficienza per guidare il proprio percorso di apprendimento. Non è semplice spiegare agli osservatori esterni e ai genitori come questo processo che sposta il programma dalle mani degli adulti a quelle dei bambini funzioni così bene e sia riconoscente ed efficace. Ma quando siamo nel bosco, sempre assicurando la tutela, facendo un passo indietro e lasciandoli liberi non c’è più bisogno di nessuna spiegazione. Basta assistere al meraviglioso processo di crescita che si compie davanti a noi.
Noi lo rendiamo possibile andando nel bosco e stando da parte, con un continuo impegno di destrutturazione professionale, che richiede di:
– essere a proprio agio all’aperto, con il freddo, la pioggia, il fango, la neve
– avere un minimo di senso pratico, es. sapere cosa mettere nello zaino per essere pronti ad ogni evenienza
– avere un po’ di manualità
– saper dare un nome ai tipi principali di alberi, fiori, animali presenti sul proprio territorio
– essere capaci di ascoltare, osservare, attendere
– avere fiducia nelle competenze e nella capacità di resilienza dei bambini
– saper riconoscere e accogliere i bisogni dei bambini
– vedere i bambini come esseri unici e irripetibili
– saper mettere in dubbio le proprie certezze
– saper stare nell’incertezza, senza un programma definito, sapendo utilizzare le risorse e le strategie che si presentano via via
– essere in grado di fare una valutazione dinamica del rischio
– saper riconoscere e gestire le potenzialità educative del rischio
– avere alcune nozioni di base di pronto soccorso
– saper documentare le esperienze
– saper giocare