“Mai più soli” di FM si racconta

La missione originaria di Famiglia Materna, sostenere ed accompagnare le madri sole con i loro bambini nel raggiungimento di una vita serena e indipendente, è da oltre 90 anni alla base di ogni iniziativa. Si adegua tuttavia alle trasformazioni della società: cambiamento della famiglia e del ruolo della donna, nuovi flussi migratori, diverse convenzioni sociali, problematiche connesse alla crisi economica, ecc
Oltre all’accoglienza, si punta alla creazione di un “lavoro di rete” con il territorio, rivolgendosi a tutti gli attori della società, pubblici e privati, e coinvolgendoli nella prevenzione dell’insorgere delle situazioni di disagio. Si valorizzano i più diversi modi di collaborazione, alla ricerca di strumenti sempre nuovi per sostenere il percorso delle donne in cerca di un nuovo progetto di vita.

Marco Baino, operatore che si occupa del rapporto con il territorio, ci ospita nell’ufficio FM per rispondere alle nostre curiosità sul progetto “mai più soli”.

Domanda rompighiaccio: raccontaci un po’ di FM e del progetto “mai più soli”.

“Fm è un ente che fa attività per il sociale. Con il progetto “mai più soli” lavoriamo a Trento in convenzione con Cinformi e in sintonia con altre strutture richiedenti asilo .
Si rivolge ai minorenni tra i 16 e i 17 anni ed è improntato su una spinta all’autonomia. Puntiamo a usare le loro abilità e far crescere i loro interessi in modo che siano persone che vivano a facciano vivere la nostra società al meglio.
Il progetto è cominciato più di un anno fa, a fine luglio 2017, quando in Trentino non c’erano sufficienti centri per minorenni richiedenti asilo. È stata trovata una struttura usata in passato dall’opera universitaria”.

Com’è suddivisa questa struttura?

La nostra struttura è composta da 6 alloggi più un ufficio centrale. A seconda dell’alloggio ci sono dalle 3 alle 6 persone. Ospitiamo 22 ragazzi, tutti maschi minorenni, alcuni dei quali richiedenti asilo. La nostra equipe è composta da 6 persone e siamo molto coesi, multietnici e multidisciplinare: cerchiamo di giocare sulla complementarietà. Silvia Modenese è la coordinatrice del progetto ma lavoriamo tutti allo stesso livello, in uno stile di condivisione molto sentito dai ragazzi. Soprattutto all’inizio i giovani cercano di capire qual è la gerarchia … ma qui non c’è!

Una giornata tipo dei ragazzi?

Sono monitorati ogni mattina, per questo devono firmare la presenza entro le 10 e nel weekend dopo le 12, anche per avere un momento di dialogo con loro. Dopodiché vanno o a scuola o al lavoro. C’è chi segue il corso d’italiano, chi frequenta la scuola media o superiore (quest’ultima solo per chi ha documenti che dimostrano gli studi precedenti). E nel tempo libero c’è chi gioca a calcio, chi va in moschea e chi prende ripetizioni. I ragazzi cucinano autonomamente e se vogliono invitare qualcuno hanno a disposizione una sala in comune. Ricevono 1.5 euro al giorno e la tessera poli per gli acquisti alimentari. Poi abbiamo il supporto di alcuni negozi, donazioni varie e un nostro budget complessivo per i bisogni necessari.

Cosa vi differenzia?

Puntiamo alla motivazione allo studio o al lavoro, mentre nelle strutture per maggiorenni si fanno un po’ di attività e un corso d’italiano come possibilità per chi le vuole cogliere. In pochissimi rifiutano le nostre proposte, sulla scuola li forziamo tutti. È vincolante. E poi abbiamo molti progetti per coinvolgerli maggiormente: per esempio il bike sharing con cui aggiustiamo insieme ai ragazzi le bici, con l’obiettivo in futuro di fare economia condivisa con tutto il condominio. E poi collaborazioni con il Quartiere Animato, il teatro dell’oppresso, i trampoli utilizzati in maniera spontanea con il progetto “Andare oltre”, le attività sportive informali o formalizzate. Anche la socializzazione con i coetanei e l’integrazione, infatti, sono fondamentali.

E il resto del condominio?

I condomini che popolano il resto della struttura sono o famiglie o anziani. Con alcuni ci sono ottimi rapporti , con altri il vicinato è passivo.
Molti nel periodo di Natale hanno portato dei dolci. È stata una buona esperienza per raccontare ai ragazzi la nostra cultura. 

Avete anche collaboratori esterni?

Certo, i volontari che vengono sono per noi un aiuto molto prezioso. Sono 20 tra cui universitari e pensionati. Sono molto importanti perché ci assistono in termini di risorse, tempo, soldi e strutture. E poi sono un valore aggiunto e i ragazzi si confidano con loro in modo diverso. In particolare ci teniamo a ringraziare Carla che gestisce un momento di conversazione e di ascolto con i ragazzi. Porta un argomento per ogni incontro e crea in questo modo la lezione. Si parla così per esempio di matrimonio o del come ci si presenta dal dottore.

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