Loredana Casagranda è presidente di Angeli Senza Ali, l’associazione con sede a Trento che dal 1998 si occupa di disabilità. Da tempo si batte perché vengano predisposte delle strutture per un intervento tempestivo e specialistico adeguato a curare nell’immediato i danni causati dalle lesioni spinali e rimediare, poi, alle conseguenze delle para e tetraplegie.
Quando ti viene chiesto qualcosa sulla tua storia, come rispondi?
Racconto di me il meno possibile per non rubare spazio all’associazione. Cerco di dare la priorità assoluta a coloro che hanno perso l’uso delle gambe e delle braccia: il cuore di “Angeli Senza Ali” è la ricerca.
Perché il nome “Angeli Senza Ali”?
Perché noi cadiamo dal cielo, siamo angeli ai quali hanno tolto le ali, angeli che non volano più… Ma rimangono comunque angeli.
Come cambia il rapporto con il corpo dopo lesioni come le tue?
A questo proposito devo dire che la prima insegnante è stata mia madre, la quale mi ha insegnato la dignità anche nel dolore. La seconda la professoressa Maria Antonietta Vannini: mi ha insegnato a curarmi dopo l’incidente.
È cambiato molto nel tuo rapporto con gli oggetti nel corso del tempo?
Io ho avuto la grande fortuna di nascere a Trento, città molto sbarrieratra.
E nel rapporto con le persone?
All’inizio è stato un trauma: ero l’unica donna in una corsia di maschi a Villa Rosa. Stessa cosa all’ospedale di Montecatone dove sono rimasta l’unica donna per molti mesi. Ho dovuto confrontarmi con il rapporto uomo – donna disabili, la perdita di sensibilità sessuale differente negli uomini e nelle donne. È stata una cosa violenta.
Trovi più giusto dire che aggredisci il tempo oppure che lo subisci?
Il più brutto rapporto che ho è quello col tempo. Dal momento dell’incidente ho l’impressione di non averne più. Il trauma mi ha insegnato che tutto può mutare rapidamente e, se devo fare qualcosa, lo faccio subito.
Sono importanti gli interventi nelle scuole?
Si, perché creano una nuova cultura sulla disabilità: cerco sempre di “shockare” gli alunni nel modo più profondo possibile. Loro non si ricordano le statistiche, ma si ricordano di te e della tua esperienza.
Qual è il progetto di ricerca nel quale ti sei impegnata negli ultimi anni?
La realizzazione di quattro “trauma center” (Nord, Centro, Sud e Sicilia per le isole). Il trauma center è l’unica prospettiva per intervenire con grande recupero nelle operazioni dei traumatizzati spinali. Se si opera entro 9 ore dall’impatto si possono recuperare gran parte delle facoltà motorie. Angeli senza ali si batte per liberalizzare il Viagra (farmaco per l’impotenza) per i ragazzi mielolesi.
Come è la situazione italiana sulle barriere architettoniche?
Io sono autosufficiente quando esco, quasi tutti gli spazi sono accessibili. Il vero problema è quello dei bagni. Prendiamo il Veneto: se c’è la turca ti devi bagnare. Se trovi un water è quasi sempre senza ausili. Per le donne è ancora peggio: pensiamo alle mestruazioni. Come fa una donna ad andare in bagno in quei giorni senza la doccetta per lavarsi?
E sui grandi progressi che si vanno sbandierando da anni?
C’è mal informazione. In alcune zone d’Italia siamo all’anno zero.
Tu lavori tramite il tele – lavoro. Cosa ne pensi?
È una grande cosa poter lavorare da casa. La tecnologia è un aiuto enorme in casi come il mio.
Da quando abbiamo iniziato a parlare, ti tieni il cane sulle ginocchia: Cosa significa per te?
È la relazione più intensa che io abbia intrapreso. Mi ha insegnato a dare senza pretendere. Gli animali andrebbero introdotti in tutti gli ospedali, sono un supporto enorme proprio per via del loro modo di essere: sinceri.
Da questo momento basta domande e Loredana accenna spontaneamente ad un tema solitamente tralasciato: i disabili e la sessualità.
“Il sesso per i disabili assomiglia ad una camminata sulla neve: laddove si è persa maggiore sensibilità è come se la neve fosse un po’ più alta. Le percezioni comunque arrivano e si possono vivere dei rapporti pienamente soddisfacenti.”