Ada Fama, classe 1991, è una giovane e talentuosa scrittrice di origine albanese. Affetta da glaucoma, ha iniziato a trascorrere brevi periodi di tempo in Italia per sottoporsi alle cure mediche e all’età di nove anni si è trasferita definitivamente ad Arco con i genitori e il fratello Arber. Ora frequenta la Facoltà di Giurisprudenza all’Università di Bologna e nel tempo libero scrive. La sua opera prima Mi manchi è un romanzo ambientato tra Londra e l’Italia, che racconta le vicende della giovane Danielle che per costruirsi un futuro tutto suo deve trovare il coraggio di scavare tra i segreti del suo passato, che la porteranno a scoprire gli intrighi di spietate multinazionali ma anche a ritrovare amicizie e legami all’apparenza perduti. Ho adorato questa storia fin dalla prima pagina, per la grande proprietà di linguaggio dell’autrice, ma soprattutto per la sensibilità e l’umorismo con cui guida il lettore fino al colpo di scena finale.
Ada, com’è nata la tua passione per la scrittura e chi è il tuo autore preferito?
Non so esattamente a che punto sia nata la voglia di scrivere. Alle scuole elementari ho avuto la fortuna di incontrare una maestra meravigliosa, capace di farmi appassionare di lettura. Non so come facesse, ma parlava di ogni libro con talmente tanta passione che non potevo non prenderla sul serio, non potevo non fare mia la sua passione. E – dopo tonnellate di libri letti – da qualche parte nella mia mente deve essere scattata una molla: “E se provassi anch’io a raccontare qualcosa?”. Ho iniziato in prima media con un racconto lungo, un altro libro – non pubblicato – in prima superiore, e poi… ‘…Mi manchi’. Sempre tutto molto naturale, ma proprio per questo bellissimo!
Ho la tendenza a lasciarmi trascinare da ogni storia che leggo. Cado a capofitto in ogni libro e devono esserci ragioni davvero molto forti perché io riesca ad impormi di chiudere un libro… quindi ho amato molto tantissimi libri e molti autori. Però credo che il mio scrittore preferito sia George Orwell. Come dicevo, vivo molto ogni libro e non lo chiudo prima di finirlo – o quasi -… ma ‘1984’ è un libro che non solo ho vissuto, ma mi ha lacerata, mi ha inghiottita nei terrori di cui parla lasciandomi insonne per più di una notte. E uno scrittore capace di tanto non può che avere il mio amore incondizionato!
I personaggi di Mi manchi sono interamente inventati? Te lo chiedo perché, da lettrice affezionata, spero ancora che da qualche parte nel mondo esista veramente il simpaticissimo dottor Matt.
Hahahahah! Ahi noi, sì! Anch’io spero di incontrarlo un giorno, Matt, tanto che sono andata in “pellegrinaggio” al Royal London Hospital – dove lavora, nel libro – sperando di incontrarlo… non so, al bar, per esempio, ma niente. Dovrò cercare meglio!
Per il resto, i personaggi sono tutti di fantasia. Ma è anche vero che credo non ci sia una linea netta tra realtà e fantasia. È inevitabile che, scrivendo, ci si lasci ispirare da persone, da situazioni, da luoghi… e allora nascono queste creature speciali che sono i personaggi e a cui si impara a voler bene come fossero una parte di noi (perché, in effetti, sono una parte di noi!).
Quando pensi alla tua “lingua di scrittura” ti viene in mente per primo l’italiano o l’albanese?
Un’amica mi diceva che la lingua madre è quella in cui ti viene spontaneo contare. Questa domanda mi fa pensare che, probabilmente, la lingua madre per me sia quella in cui mi viene spontaneo scrivere (e non solo perché ho sempre odiato i numeri e la matematica!). Comunque, assolutamente l’italiano. La stragrande maggioranza dei libri che ho letto e che hanno formato il mio linguaggio sono in italiano. Sono molto fortunata a sapere perfettamente un’altra lingua, ma – almeno per ora, in futuro chissà! – la impiego solo per parlare con i miei familiari.
Quanto incide il glaucoma nella tua vita quotidiana? Questa domanda, che forse potrà sembrare un po’ indelicata, nasce perché io e te ci siamo conosciute in uno dei momenti più complicati della mia vita, eppure non ti ho mai sentita nemmeno una volta lamentarti o disperarti, anzi, mi hai sempre trasmesso un grande ottimismo e voglia di fare: qual è il segreto?
È bellissimo sentirlo dire proprio da te che, in quanto a forza… non hai proprio nulla da invidiare a nessuno!
Detto questo, so solo di essere una persona davvero molto fortunata. Sono stata cresciuta in una famiglia che ha sempre trovato la forza di affrontare tutto a testa alta, una famiglia capace di mollare tutto – affetti, lavoro, certezze… per seguire me qui in Italia. E tutto senza mai lamentarsi. Posso non essere all’altezza di tanto?
Certo, la vita quotidiana non è sempre semplice. Ho un handicap non indifferente, lo so, me ne rendo conto, e cerco di partire da qui per affrontare i problemi – grandi o piccoli – che si possono presentare ogni giorno. Una cosa che faccio fatica a tollerare – soprattutto in questo periodo – è la pietà. Alcune persone hanno difficoltà a relazionarsi alla disabilità e ne provano compassione, tenerezza forse. Non ne ho bisogno e non ne ho voglia. Sono quello che sono anche grazie alla mia malattia, e ammetto che sono abbastanza felice di come sono. Chiaro, mi fosse data la possibilità di vedere, la coglierei non al volo, ma anche in caduta libera dal centesimo piano, se necessario! Ma per ora la situazione è questa e a me va molto bene.
Grazie della domanda, non è indelicata, è diretta, e a me le domande dirette piacciono un sacco!
Hai in mente di tornare a Londra prossimamente? Perché noi lettori non aspettiamo altro che una nuova avventura dei personaggi di Mi manchi…
Non userò l’indicativo finché non sarò effettivamente lì, ma a settembre dovrei partire per un master in diritto proprio a Londra, al King’s College. Quindi avrei un anno di tempo per lasciarmi ispirare, magari esplorare bene il Royal London Hospital alla ricerca di Matt… peccato che non faccio medicina, avrei più probabilità!
Per contattare l’autrice: fama.ada@gmail.com