MICHELE ANASTASIA, IL NUOVO CIVILISTA DI PRODIGIO, SI PRESENTA…

Data: 01/12/21

Rivista: dicembre 2021

Categoria:Progetti e partecipazione

Mi chiamo Michele Anastasia, da ottobre sto svolgendo il Servizio Civile presso l’Associazione
PRODIGIO e ci ho sempre visto doppio. Non sempre sempre, in realtà. È iniziato tutto verso i dodici
anni. Un giorno mi sono accorto che facevo fatica a leggere i sottotitoli dei film e che le immagini si
sovrapponevano fra loro. Col passare dei mesi il mio occhio sinistro si è spostato sempre più a sinistra.
Niente di che, per quello che mi riguarda. Vivo una vita normale, ci ho fatto l’abitudine e a parte qualche
mal di testa di tanto in tanto non posso lamentarmi. Dopo una visita oculistica sono venuto a conoscenza
della sindrome di Treacher Collins. Non sapevo di averla. Sono stato molto fortunato. L’ho contratta in
forma lieve e non ho complicazioni gravi, ma questo non mi ha impedito di informarmi e di conoscere
altre persone che vivevano la mia stessa situazione. È molto probabile che ci sia una correlazione fra la
sindrome di Treacher Collins e lo strabismo e la vista doppia, ma non sono un medico e non vorrei dire
sciocchezze. Invece studio Lettere, leggo molto e mi piace scrivere. Tutte cose che mi causano un grande
mal di testa. Anche adesso ho mal di testa. A vederci doppio prima o poi capisci che non esiste solo una
prospettiva. È come se ci fosse sempre un’angolazione alternativa, un’inquadratura storta che si diverte a
rovinare la scena e ti ricorda che ci sono tanti modi di raccontare lo stesso fatto. Quando ho conosciuto
l’Associazione Prodigio ho pensato che questo mi sembrava un buon modo di raccontare i fatti da un
punto di vista diverso. Siccome mi piacciono molto anche i videogiochi, c’è una metafora che mi è
particolarmente cara: vederci doppio è come quando giochi in due sullo stesso televisore. Un giocatore
guarda la metà superiore e l’altro quella inferiore. Ti ricorda che si è sempre almeno in due, che non
possiamo fare a meno degli altri.
L’ho capito spostandomi in Trentino. Quando sono arrivato qui dalla Puglia non conoscevo nessuno o
quasi. Ci ho messo un po’ per ambientarmi, per azzeccare i ritmi, per trovarmi degli amici. Poi è arrivata
la pandemia. Mi sembrava di essere ripartito da zero. Non volevo essere un turista. Volevo capire davvero
questo posto, dire di averlo vissuto: volevo essere un viaggiatore. Penso che solo vivendo a stretto
contatto con una comunità si possa dire di conoscere un luogo e di averci vissuto. E penso che il senso
stesso del viaggio sia scoprire nuove comunità e condividere qualcosa con esse. Soprattutto donare
qualcosa di noi stessi e ricevere qualcos’altro in cambio. Siamo rimasti chiusi in casa per diversi mesi e
abbiamo imparato questa lezione sulla nostra pelle. Ora non possiamo permetterci di lasciare indietro
nessuno. Forse anche per questo mi è piaciuto il progetto dell’Associazione. Scrivere e aiutare, aiutarsi
aiutando. Se dovessi riassumere in quattro parole le mie aspettative, penso che userei queste.

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