Mezz’ora fa si è spento Luca, gli è mancata la possibilità di respirare, è accaduto quel che si poteva prevedere. Volevo solo dirlo. In qualche misura è naturale quello che è accaduto. Luca è caduto, era in prima linea, e direi che è stato ammazzato anche dalla qualità di questo paese [..]. Così Marco Pannella, in diretta a Radio Radicale, ha comunicato il 21 febbraio scorso la morte di Luca Coscioni. Anche il presidente della Repubblica, Ciampi ha voluto esprimere il proprio cordoglio: Lo ricordiamo per il suo rigoroso e limpido impegno politico e per le sue battaglie generose ed appassionate sulla libertà di ricerca.
Ma chi era Luca? 39 anni ricercatore e docente, autore di numerose pubblicazioni, si era ammalato 10 anni fa di sclerosi laterale amiotrofica (SLA), malattia neurodegenerativa che lo aveva immobilizzato e costretto ad esprimersi con il computer. In breve tempo, era diventato un protagonista della battaglia per la libertà di ricerca scientifica in Italia. Nel 2001 aveva tentato la via del seggio in Parlamento convinto che lì la sua voce avrebbe ottenuto ben altra risonanza presso l’opinione pubblica ma, nonostante fosse stato indicato come capolista e un appello a suo favore firmato da 50 premi Nobel, non fu eletto.
Non usava mezze parole quando si trattava di polemizzare con i propugnatori di stretti vincoli alla ricerca scientifica. Aveva ripetuto più volte: Le nostre esistenze hanno bisogno di libertà per la ricerca scientifica.
Noi siamo certi che la sua patologia sarà, “prima o poi”, curabile grazie alle scoperte sulle cellule staminali. Certo, prima o poi Ma per quanti sarà “poi”, ossia dopo troppi anni di sofferenza o addirittura dopo la morte? Per quanti sarà una beffa di tale spietatezza?
Già Luca non ha fatto in tempo ma la sua battaglia va avanti per i milioni di altri “Luca Coscioni” disabili fin dalla nascita, per incidenti, per malattia o per vecchiaia cui egli ha dato volto, voce e speranza. Anche Pro.di.Gio, il suo piccolo, è impegnato a dar fiato alle speranze provenienti dalla ricerca: non sappiamo quando e dove, se dalle staminali adulte o embrionali o dal genoma umano ma siamo certi che verranno risposte straordinarie dalla scienza, dalla ricerca, per ridurre l’orizzonte del dolore e della sofferenza. Luca si era battuto perché ciò accadesse il prima possibile ma è stato eliminato dalla miopia di scelte dettate da convenienze assolutamente slegate dal problema. Nelle sue parole Noi che non possiamo aspettare” non abbiamo bisogno degli anatemi dei fondamentalisti politici e religiosi ma del silenzio della libertà di ricerca che è democrazia!
Luca Coscioni era nato il 16 luglio 1967 ad Orvieto. Nello stesso anno in cui viene eletto consigliere comunale, il ‘95, contrae la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), la malattia che uccide i motoneuroni, le cellule nervose finalizzate a trasmettere i comandi del cervello ai muscoli. Scrive nel suo diario: Mi sono ammalato ed è come se fossi morto. Il deserto è entrato dentro di me, il mio cuore si è fatto sabbia e credevo che il mio viaggio fosse finito.
Costretto alle dimissioni dal rapido progredire del male, nel 2000 accetta di candidarsi nella Lista Bonino alle elezioni regionali in Umbria. Successivamente, eletto nel Comitato di Coordinamento dei Radicali, promuove una campagna contro il proibizionismo nella ricerca scientifica e, agli inizi del 2001, interviene per la prima volta ai lavori del Comitato esprimendo le proprie idee per mezzo del suo sintetizzatore vocale. Momento fondamentale del suo impegno è l’intervento del febbraio 2001 al Parlamento europeo davanti alla Commissione sulla genetica umana. La sua testimonianza di uomo malato curabile con le biotecnologie colpisce i commissari e risolleva il dibattito europeo sulla clonazione terapeutica e l’utilizzo delle cellule staminali degli embrioni. A proposito del suo impegno sosteneva: La battaglia radicale, alla quale sto dando spirito e corpo, è quella per le libertà, e in particolare quella di ricerca scientifica. È una battaglia radicale che non ho scelto, così come Marco Pannella non mi ha scelto e designato alfiere, porta bandiera della libertà di Scienza. È una battaglia radicale che mi ha, ci ha scelto. La stiamo combattendo, così come si vive un’esistenza, percorrendola, sapendo che non la si è scelta, ma che se ne può essere gli artefici nel suo divenire.
Nel 2002 aveva fondato l’Associazione che porta il suo nome, per proseguire la campagna fuori dal Parlamento che non lo aveva visto eletto, con “lo scopo di promuovere la libertà di cura e di ricerca scientifica, l’assistenza personale autogestita e affermare i diritti umani, civili e politici delle persone malate e disabili”. L’associazione, nel 2005, è stata tra le promotrici della campagna referendaria contro la legge 40, che vieta qualsiasi ricerca sulle cellule staminali embrionali.
La fiducia nella ricerca lo aveva spinto a sottoporsi ad un test sperimentale con cellule staminali adulte. L’intervento, eseguito il 20 maggio del 2002 all’ospedale San Giovanni Bosco di Torino, era consistito nella somministrazione di circa 150 milioni di cellule staminali mesenchimali precedentemente prelevato dal suo stesso midollo osseo. L’esito non era stato positivo ma aveva aiutato la ricerca fare un altro passo in avanti nella direzione da lui stesso auspicata con tanta determinazione.
Orsola Garbari