I recenti fatti di Rosarno, il dibattito che ormai da anni ruota attorno ai problemi del fenomeno immigratorio sollecitano ad una riflessione seria e costruttiva. Le prese di posizione non mancano, ce n’è forse anche qualcuna di troppo; ciò che sembra mancare è un approccio realistico e progettuale al problema. Sul “Corriere della Sera” dello scorso 12 dicembre, un editoriale di Piero Ostellino, firma autorevolissima del giornalismo italiano, centrava molto bene l’argomento, con quel po’ di provocazione che serve a stimolare una discussione che vada oltre i luoghi comuni. “L’immigrazione – scriveva Ostellino – è un problema complesso; non lo si risolve con i pater noster, ma con misure concrete, perchè incide sulla sicurezza, sui rapporti culturali e sociali, sulle identità, sugli interessi economici. Perchè non è solo un problema, morale, di accoglienza ma, anche e soprattutto, politico, di convivenza”. Dice bene Piero Ostellino. Troppe volte, ascoltando le voci che vengono dal mondo sia laico che cattolico, si ha la percezione di “pistolotti” che non sanno andare oltre un elenco di buoni sentimenti, di imperativi generici all’accoglienza, al “volemose bene”.
Certo che tutti noi, cattolici o laici che siamo, dobbiamo tenere al centro il sentimento di fraternità e di amore. Ci mancherebbe non fosse così! Ma non basta. Un fenomeno complesso come quello dell’immigrazione ha bisogno di analisi, di provvedimenti, di regole ben precise che rendano possibile una convivenza fondata sul rispetto reciproco, sulla solidarietà, sulla condivisione di diritti e di doveri. In molte trasmissioni televisive di questi giorni ho sentito la domanda “noi italiani siamo razzisti?”. Gli imbecilli ci sono anche da noi, questo è vero, ma non credo si possa affermare che l’italiano medio è razzista. Razzisti sono quei Paesi dove il fatto di professare una religione diversa da quella ufficiale può costare la galera, la persecuzione, la vita stessa. E ce ne sono tanti di questi Paesi, fuori dalla nostra Europa.. Se in Italia qualche situazione critica esiste, ciò è dovuto anche ad una politica che ha trattato il fenomeno immigratorio con molta superficialità. Il cittadino straniero che viene accettato nel nostro Paese ha il sacrosanto diritto di poter lavorare, di poter vivere in piena dignità, senza soffrire lo sfruttamento di chi usa gli immigrati come carne da macello. Ma questo stesso cittadino deve rispettare le leggi della Repubblica italiana, i valori della nostra Costituzione ed integrarsi in condizione di parità con la popolazione già residente. Si badi bene, non stiamo parlando di Marte. L’Italia è piena di cittadini immigrati perfettamente integrati, stimati e bene accolti dagli italiani. Avete mai sentito parlare di razzismo, di chiusura nei confronti degli ucraini, dei bielorussi, dei filippini, dei giapponesi? Non mi risulta. Certo, ci sono comunità che, per la loro storia e la loro cultura, si integrano con facilità, altre che invece fanno più fatica, oppure che non vogliono integrarsi. E proprio qui deve intervenire la politica, mettendo i paletti dove vanno messi, fissando condizioni chiare affinchè si possa andare d’accordo.
Il mondo del volontariato, indipendentemente dalla sua matrice, può offrire un contribuito determinante in questo ambito di vita pubblica, purchè non si limiti alle dichiarazioni di principio, agli imperativi morali che, se non calati nel reale della progettualità politica, rimangono soltanto belle parole e basta.