Qualche giorno fa aspettavo, sul ciglio della strada, che il verde del semaforo pedonale mi segnalasse di poter attraversare. Tenevo una mano in tasca della giacca, come solito fare e la destra sulla borsa da lavoro. Stavo pensando a quanto mi aveva raccontato una persona che avevo visto poco prima in studio e come fossi contento per lei di averla trovata più serena rispetto ai nostri primi incontri. A fianco avevo un signore il quale cortesemente iniziò: “Scusi, ma Lei è lo psicologo con il cognome tedesco…?” Un po’ sorpreso (è la prima volta che mi capita di essere riconosciuto per la strada per la mia professione) sorrido cordialmente e rispondo: “Credo di sì, se intende Unterrichter”. Pensai allora mi volesse chiedere qualcosa chessò: circa i miei interventi pubblicati a maggio dalla rivista Psychologies, oppure, sul servizio a A TU PER TU, oppure di alcune interviste televisive. Mi disse: “La vedo pensieroso.” Feci quindi un sorriso e pensai tra me e me a quanto fossi stato sciocco, ma certo non pensavo fosse così evidente. La mia postura diceva così tanto di me in quel momento che un’altra persone si sentì addirittura ingaggiata a parlare con me di quello che, senza volerlo, stavo comunicando. Questo mi ha fatto riflettere molto e per questo motivo vorrei parlare in questo numero proprio dell’importanza del linguaggio del corpo.
Tutti conosciamo l’importanza dei gesti e della postura quando siamo in relazione con qualcun altro, molti sanno ad esempio che incrociare le braccia è una segno di chiusura nei confronti dell’altro e che guardare fisso negli occhi una persona è spesso inteso come segno di sfida. Tuttavia non è sufficiente per avere relazioni efficaci con gli altri. Per migliorare le nostre capacità sociali mi sembra importante sottolineare, come prima cosa, che il linguaggio non verbale è più potente della parola. Voglio dire: se mi presentano uno sconosciuto, questi mi dà la mano e dice: “Molto piacere” e nel mentre si gira a parlare con un altro, io capirò sicuramente che questo (oltre ad essere maleducato) non ha per nulla piacere di conoscermi anche se dice l’esatto contrario con le parole; i suoi gesti non possono tradire.
È interessante quindi comprendere come nel regno delle sensazioni tutti noi facciamo affidamento su quello che facciamo e non su quello che diciamo. Detta in altro modo: forse se gli altri reagiscono come non vorremmo possiamo iniziare a pensare di analizzare anche il nostro comportamento oltre alle nostre parole. Ecco allora che conoscendo il funzionamento ed il valore della comunicazione non verbale, possiamo migliorare le nostre capacità relazionali e quindi vivere meglio e se lo utilizziamo non tanto per scoprire i segreti degli altri e/o coglierli in fallo potremo iniziare proprio da noi a creare relazioni positive ed essere più efficace con gli altri. In altre parole sarà molto importante iniziare a dare più spazio ed importanza alla postura, ai gesti, alle espressioni del viso e la modulazione della voce se vorremo essere efficaci nel suscitare sensazioni desiderate negli altri e non incorrere in incomprensioni. Per quanto riguarda la comunicazione e quindi l’”essere in relazione con”, noi non siamo solo emittenti (chi propone un messaggio), ma anche riceventi (chi riceve una comunicazione). Proviamo a fare un esempio concreto.
Sorridendo Virna dice: “Ciao, Alessio, volevo dirti che mi sei simpatico” (qui Virna è l’emittente e Alessio il ricevente) e Alessio con un sorriso a trentadue denti: “Anche tu mi piaci molto” (Qui Virna è la ricevente e Alessio l’emittente). È uno scambio che può sembrare elementare, ma c’è qualcosa in più, se guardiamo bene. Alessio, interpretando la corrispondenza tra parole e gesti (verbale e non verbale) ha capito molto più di quello che Virna gli ha detto: cioè che le piace. Direi che l’abilità di entrambi nella comunicazione potrà avere delle ricadute in maniera talmente semplice ma tanto determinante che chissà: inizierà un amore?
Parlando sempre di relazione interpersonale è inoltre importante sapere quanto sia importante il fenomeno della “ sincronia interazionale”. È questo un processo che sembra essere innato ed è stato studiato e dimostrato dagli studi di Edward T. Hall nel libro Beyond Culture. La sincronizzazione infatti influenza in modo determinante le relazioni perché a volte la comunicazione non verbale è l’unico modo per stabilire un contatto con altre persone. Provate a farci caso, non è forse vero che quando ci sentiamo a nostro agio con qualcuno tendiamo a ricalcare il suo linguaggio verbale e corporeo? La sincronia infatti è forse la più importante forma di comunicazione che ci sia.
Mentre ci concentriamo, in questo bimestre su come essere coerenti nella nostra comunicazione verbale e non verbale, nel prossimo numero vedremo come parlare il linguaggio verbale dell’altra persona e quindi potenziare ulteriormente la nostra capacità di relazionarci con gli altri. Sempre rispettando il nostro obiettivo: migliorare la nostra vita e quella di chi ci sta intorno.
Richard Unterrichter, Psicologo e Sociologo, Presidente dell’ass. A.P.B.P.S. Psicologi di Base