Non possiamo non comunicare

Data: 01/06/11

Rivista: giugno 2011

Qualche giorno fa aspettavo, sul ciglio della strada, che il verde del semaforo pedonale mi segnalasse di poter attraversare. Tenevo una mano in tasca della giacca, come solito fare e la destra sulla borsa da lavoro. Stavo pensando a quanto mi aveva raccontato una persona che avevo visto poco prima in studio e come fossi contento per lei di averla trovata più serena rispetto ai nostri primi incontri. A fianco avevo un signore il quale cortesemente iniziò: “Scusi, ma Lei è lo psicologo con il cognome tedesco…?” Un po’ sorpreso (è la prima volta che mi capita di essere riconosciuto per la strada per la mia professione) sorrido cordialmente e rispondo: “Credo di sì, se intende Unterrichter”. Pensai allora mi volesse chiedere qualcosa chessò: circa i miei interventi pubblicati a maggio dalla rivista Psychologies, oppure, sul servizio a A TU PER TU, oppure di alcune interviste televisive. Mi disse: “La vedo pensieroso.” Feci quindi un sorriso e pensai tra me e me a quanto fossi stato sciocco, ma certo non pensavo fosse così evidente. La mia postura diceva così tanto di me in quel momento che un’altra persone si sentì addirittura ingaggiata a parlare con me di quello che, senza volerlo, stavo comunicando. Questo mi ha fatto riflettere molto e per questo motivo vorrei parlare in questo numero proprio dell’importanza del linguaggio del corpo.

Tutti conosciamo l’importanza dei gesti e della postura quando siamo in relazione con qualcun altro, molti sanno ad esempio che incrociare le braccia è una segno di chiusura nei confronti dell’altro e che guardare fisso negli occhi una persona è spesso inteso come segno di sfida. Tuttavia non è sufficiente per avere relazioni efficaci con gli altri. Per migliorare le nostre capacità sociali mi sembra importante sottolineare, come prima cosa, che il linguaggio non verbale è più potente della parola. Voglio dire: se mi presentano uno sconosciuto, questi mi dà la mano e dice: “Molto piacere” e nel mentre si gira a parlare con un altro, io capirò sicuramente che questo (oltre ad essere maleducato) non ha per nulla piacere di conoscermi anche se dice l’esatto contrario con le parole; i suoi gesti non possono tradire.

È interessante quindi comprendere come nel regno delle sensazioni tutti noi facciamo affidamento su quello che facciamo e non su quello che diciamo. Detta in altro modo: forse se gli altri reagiscono come non vorremmo possiamo iniziare a pensare di analizzare anche il nostro comportamento oltre alle nostre parole. Ecco allora che conoscendo il funzionamento ed il valore della comunicazione non verbale, possiamo migliorare le nostre capacità relazionali e quindi vivere meglio e se lo utilizziamo non tanto per scoprire i segreti degli altri e/o coglierli in fallo potremo iniziare proprio da noi a creare relazioni positive ed essere più efficace con gli altri. In altre parole sarà molto importante iniziare a dare più spazio ed importanza alla postura, ai gesti, alle espressioni del viso e la modulazione della voce se vorremo essere efficaci nel suscitare sensazioni desiderate negli altri e non incorrere in incomprensioni. Per quanto riguarda la comunicazione e quindi l’”essere in relazione con”, noi non siamo solo emittenti (chi propone un messaggio), ma anche riceventi (chi riceve una comunicazione). Proviamo a fare un esempio concreto.

Sorridendo Virna dice: “Ciao, Alessio, volevo dirti che mi sei simpatico” (qui Virna è l’emittente e Alessio il ricevente) e Alessio con un sorriso a trentadue denti: “Anche tu mi piaci molto” (Qui Virna è la ricevente e Alessio l’emittente). È uno scambio che può sembrare elementare, ma c’è qualcosa in più, se guardiamo bene. Alessio, interpretando la corrispondenza tra parole e gesti (verbale e non verbale) ha capito molto più di quello che Virna gli ha detto: cioè che le piace. Direi che l’abilità di entrambi nella comunicazione potrà avere delle ricadute in maniera talmente semplice ma tanto determinante che chissà: inizierà un amore?

Parlando sempre di relazione interpersonale è inoltre importante sapere quanto sia importante il fenomeno della “ sincronia interazionale”. È questo un processo che sembra essere innato ed è stato studiato e dimostrato dagli studi di Edward T. Hall nel libro Beyond Culture. La sincronizzazione infatti influenza in modo determinante le relazioni perché a volte la comunicazione non verbale è l’unico modo per stabilire un contatto con altre persone. Provate a farci caso, non è forse vero che quando ci sentiamo a nostro agio con qualcuno tendiamo a ricalcare il suo linguaggio verbale e corporeo? La sincronia infatti è forse la più importante forma di comunicazione che ci sia.

Mentre ci concentriamo, in questo bimestre su come essere coerenti nella nostra comunicazione verbale e non verbale, nel prossimo numero vedremo come parlare il linguaggio verbale dell’altra persona e quindi potenziare ulteriormente la nostra capacità di relazionarci con gli altri. Sempre rispettando il nostro obiettivo: migliorare la nostra vita e quella di chi ci sta intorno.

Richard Unterrichter, Psicologo e Sociologo, Presidente dell’ass. A.P.B.P.S. Psicologi di Base

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