“Solstizio d’estate” è una manifestazione che, ormai giunta alla 19esima edizione, si propone di portare in Piana Rotaliana piccoli e grandi spettacoli teatrali e musicali di qualità. E per garantirne la realizzazione i comuni della Piana, la fondazione Cassa di Risparmio e naturalmente la Provincia investono parecchi soldi.
Il primo appuntamento dell’edizione 2009 è stato lo spettacolo di Paolo Rossi e Stefano Benni, poi malauguratamente sostituito dal monologo di Paolo Hendel a causa dei problemi di salute di Rossi.
Ma non è della performance teatrale che voglio discorrere. Anche perché lo spettacolo ho rischiato di non vederlo proprio.
Costretto ad usare le stampelle per un brutto incidente ad una gamba, mi sono imbattuto nella completa disorganizzazione del tanto celebrato (e finanziato anche con denari pubblici) “PalaRotari” di Mezzocorona.
Per accedere alla cassa, provenendo dal parcheggio, bisogna fare una lunga rampa di scale. Non volendo morire di fatica ho voluto usufruire dell’accesso per i disabili, indicato con tanto di cartelli. Piccola sorpresa: la porta di accesso era chiusa e nessuno dell’organizzazione è stato capace di trovare le chiavi per aprirla. Bene. Rampa di scale a colpi di stampella e alla fine sono arrivato alla cassa.
Prima di entrare in teatro ho cercato dove fossero i bagni e, quando ho scoperto che per accedervi dovevo percorrere un’altra immensa e ripida scalinata (stavota in discesa), ho chiesto al personale presente dove fosse l’ascensore. Una signora mi ha scortato e stavolta sono potuto scendere senza sudare le sette camicie.
Tuttavia, una volta uscito dal bagno i miei tentativi di risalire sono risultati vani. Motivo: l’ascensore per salire (e solo per salire!) necessita di un codice, che io ovviamente non conoscevo e che la signora si era ben guardata dal comunicarmi. Salvo non voler rimanere nei bagni tutta la sera, ho deciso di salire nuovamente per le scale.
Morale: ringraziando la fortuna di avere una gamba sana e un cuore ancora in buono stato, sono riuscito a entrare a teatro, pisciare e accedere allo spettacolo, benché sia arrivato sudato e stravolto.
Ma se mi fossi presentato in carrozzina che mi sarebbe successo? Sarei rimasto fuori dal teatro perché la porta dell’accesso disabili era chiusa e nessuno aveva le chiavi? O forse sarei rimasto intrappolato tra water, lavandini e carta igienica perché mi mancava un dannatissimo codice di avviamento dell’ascensore?
In una stuttura nuova, presentata a tutti come un gioiellino, non c’è la benché minima presenza di un fottuto scivolo per superare le barriere architettoniche. O, se esiste, non è visibile, né è conosciuto dal personale organizzativo della manifestazione.
La cultura è per tutti. Purché “normali”. Pe gli altri, vabbé… ma che cazzo pretendono?
Tratto da: www.questotrentino.it/qt/?aid=11360.