Non siamo soli

Data: 01/04/23

Rivista: aprile 2023

Categoria:Disagio e inclusione

C’è un meccanismo di difesa del cervello, chiamato proiezione, che consiste nello sfogare le proprie angosce e frustrazioni su persone che non c’entrano niente. Questa premessa mi consente di introdurvi un argomento molto delicato, ovvero il bullismo.

Il bullismo, fisico o verbale che sia, è un atto molto grave, che può comportare conseguenze a lungo termine.  

I ventimila casi circa registrati in Italia negli ultimi due anni ci fanno riflettere sul fatto che bisogna intervenire tempestivamente, per prevenire. Intervenire con un’alleanza tra scuola e famiglia affinché si vada alla radice del problema e si trovi al più presto, la strada della pace interiore e di conseguenza esteriore. Ci si ferma tanto a giudicare l’atto in sé senza contare che magari dietro c’è una situazione molto difficile in famiglia.

Al tempo stesso, come è giusto che sia, bisogna dare i giusti strumenti a chi commette l’atto di bullismo, facendo sì che si assuma le proprie responsabilità ma anche cercando l’origine del comportamento prevaricatore. Per esempio, un metodo che trovo molto virtuoso da prendere in considerazione è quello di far scrivere a chi commette un’ingiustizia, la stessa, nero su bianco, così da far iniziare un processo di presa di responsabilità. A chi subisce, invece, dico di chiedere immediatamente aiuto alla famiglia e agli insegnanti della scuola, perché aspettare può essere molto dannoso. Non bisogna mai farsi intimorire, ma farsi sentire immediatamente, perché è compito delle istituzioni – e in primis degli insegnanti –  intervenire subito. Nel caso di cyberbullismo, molto più subdolo, bisogna rivolgersi immediatamente alla polizia postale. Anche la famiglia ha delle grandi responsabilità. Bisogna prestare molta attenzione alle variazioni nel comportamento dei figli, non tralasciando nessun dettaglio utile, valutando (in caso ci si accorga che qualcosa non va) insieme alla scuola, il da farsi. Anche le istituzioni devono stare in guardia per individuare tempestivamente quelli che sono i segnali che indichino, che dietro a tale violenza, ci sia una famiglia disfunzionale. La scuola, dunque, deve sensibilizzare il più possibile per far capire ai nostri giovani che ognuno è unico così com’è, perché questo è un mondo che, purtroppo, ci mette fin da subito davanti al giudizio. E non è sempre semplice uscirne senza ossa rotte.

Siamo tutti fragili, nessuno escluso. Tendersi la mano è dunque il gesto più bello e coraggioso che si possa fare, adulti inclusi, poiché il bullismo non ha età.

precedente

successivo