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- Notizie dai palazzi, agosto 2003
Notizie dai palazzi, agosto 2003
- Prevenzione Aids nelle scuole
- L’educazione alla salute e al benessere passa anche attraverso una campagna di prevenzione dell’Aids realizzata dai ragazzi delle scuole. È quanto è stato fatto all’istituto per geometri Pozzo dove gli studenti, assieme ai colleghi degli istituti Filzi di Rovereto e Martini i Mezzolombardo hanno portato avanti un lavoro svolto nell’ambito del progetto Cassiopea finanziato dal ministero della salute e realizzato con il coordinamento dell’Azienda sanitaria provinciale e con la collaborazione della Lila, la lega italiana per la lotta all’Aids. Un gruppo di studenti (indicato come “leader”) ha seguito un corso di formazione dedicato alle tecniche di comunicazione e agli aspetti sanitari. Quindi, nel corso dell’anno scolastico, ha pensato per i propri compagni iniziative di prevenzione all’Aids. Al Pozzo gli studenti referenti di istituto del progetto Cassiopea hanno realizzato un filmato di sensibilizzazione al problema.
- Indennizzi per i danni da vaccinazioni e trasfusioni
- Via libera ai nuovi criteri per l’erogazione delle anticipazioni degli indennizzi spettanti ai soggetti danneggiati da vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazioni di emoderivati. Con questo provvedimento la Giunta anticipa gli effetti amministrativi della futura gestione della competenza che per il Trentino deve essere preventivamente regolata da una specifica norma di attuazione dello Statuto di autonomia. Fino ad allora, sarà il Ministero della salute ad occuparsi di questi risarcimenti. Con una delibera la Provincia ha però previsto nella finanziaria 2002 la possibilità di anticipare tali somme definendo le modalità dell’intervento provinciale. Sarà dunque l’Azienda provinciale per i servizi sanitari ad erogare gli anticipi dal 1 luglio 2003 per le domande pervenute entro tale data.
- Sussidi per le cure casalinghe a chi non è autosufficiente
- Sì della giunta anche alle disposizioni per l’erogazione dei sussidi economici a sostegno dell’assistenza e della cura a domicilio delle persone non autosufficienti. Le nuove disposizioni modificheranno – a partire dal prossimo 1 luglio – un sistema di cui fino ad oggi beneficiano circa 400 persone. Molte le novità tra cui: l’elevazione da 15 a 30 del numero di giorni di ricovero presso strutture socio-sanitarie o socio-assistenziali dell’assistito, a partire dai quali scatta la sospensione della sovvenzione; la possibilità di rideterminarne la misura in caso di significative variazioni delle entrate del nucleo complessivo. Oltre all’aumento di alcuni parametri economici e, nello specifico, del reddito di riferimento che passerebbe da euro 6.456 ad euro 8.500, l’arrotondamento della franchigia prevista per il patrimonio da euro 36.151 ad euro 36.500.
- Aiuti agli anziani depressi
- Trentino capofila per aiutare gli anziani depressi e prevenire ulteriori disagi. La giunta ha approvato il progetto “La depressione dell’anziano: profili di assistenza, soluzioni interprofessionali, indicatori di efficacia” ammesso a finanziamento dal Ministero della Salute nel 2002 (per un importo di 196.000 euro) e i relativi piani esecutivi e ha deciso di affidare la somma all’Azienda provinciale per i servizi sanitari per il pagamento degli oneri. Il progetto biennale, di cui il Trentino è Regione capofila ha il compito di individuare i profili assistenziali in grado di prevenire i comportamenti autodistruttivi, di far fronte alle sindromi depressive che sempre più spesso colgono le persone anziane, promovendone la diagnosi precoce e riducendo quindi sia i rischi di cronicizzazione del male, sia il consumo di farmaci e i ricoveri impropri. Il progetto, al termine dei due anni, indicherà quali sono i profili assistenziali adeguati, precisandone le componenti di natura clinica.
- Malati terminali: meno posti, tariffe più care
- La giunta provinciale ha deciso di dimezzare – da 4 a 2 – i posti letto per le cure palliative ai malati terminali all’ospedale San Camillo di Trento. Al tempo stesso ne ha aumentato le tariffe: 190 euro per il paziente più altri 50 per l’accompagnatore, per un totale di 240 euro al giorno. I costi saranno applicati retroattivamente alle prestazioni rese a partire dal primo gennaio scorso.
Pare che ciò sia reso necessario dal fatto che al San Camillo le stanze per le cure palliative non fossero sempre utilizzate. L’assessore Magnani farà però predisporre un nuovo progetto per questo tipo di situazioni che prevedrà specifiche stanze dedicate in altri ospedali periferici. Ha poi precisato l’assessore: In linea di massima cerchiamo però di fornire le cure palliative ai malati a casa loro, perché questa si è verificata la situazione migliore. Queste stanze devono valere solo per chi proprio non può più tenere il malato a casa”.
Tali cure sono utilizzate per lenire il dolore, fisico e psicologico, a chi non ha più speranza di salvarsi. Spesso di tratta di malati di tumori incurabili. Queste prevedono che il malato debba avere una camera per conto proprio, in cui possa stare anche un accompagnatore. Il costo del servizio è stimato in 155.000 euro all’anno. - Troppi uffici inaccessibili agli invalidi
- In un’interrogazione al presidente del consiglio provinciale, Mario Cristofolini, il consigliere Morandini afferma: “Bisogna garantire autonomia e pari dignità agli invalidi, a partire dall’accesso agli uffici pubblici. All’Ufficio invalidi situato all’interno dell’ex Cassa Malati di piazza Venezia, si accede attraverso la scalinata d’ingresso dei poliambulatorii. E, vista la natura dell’ufficio, si ritiene che chi è disabile vi possa arrivare con facilità, utilizzando l’apposito sollevatore posto a lato della scala stessa. Purtroppo, non è così. Molti invalidi, infatti, non possono raggiungerlo in quanto la pedana per le carrozzelle può essere azionata, da molti di loro, solo con l’aiuto di un’altra persona. Il suddetto Ufficio, che è il luogo dove un disabile si deve recare per forza di cose almeno un paio di volte all’anno per redigere la domanda per ricevere i contributi, dovrebbe essere di facile accesso. Ma, per ironia, per arrivarci un disabile deve farsi accompagnare, o fermare qualcuno per strada. La pedana non è infatti azionabile in modo agevole per un invalido e anche i bottoni da schiacciare sono troppo duri”.
Un’altra nota negativa è la portata della pedana: 180 chili. Le carrozzine moderne spesso pesano da sole 100 chili (quella dello scrivente ben 106) quindi si va ben oltre i 180 complessivi. Il consigliere chiede quindi se non sia opportuno, per ovviare da subito a questo disservizio, far installare immediatamente un campanello all’inizio della scalinata di accesso della ex Cassa Malati, che permetta al disabile di chiamare in suo aiuto l’usciere del poliambulatorio. - Troppo poche carrozzine al S. Chiara
- La carenza di carrozzine a disposizione dei pazienti che non possono camminare ha scatenato la protesta di una ricoverata di medicina, sesto piano, all’ospedale Santa Chiara. La donna per ore si è vista negata la possibilità di alzarsi dal letto, perché le uniche tre carrozzine esistenti in tutto il reparto erano sempre occupate dagli stessi pazienti. In tutto il reparto ci sono tre carrozzine, che potrebbero anche essere sufficienti se fosse possibile farle girare tra i diversi pazienti. Ma nell’impossibilità di agire sulle persone che se le accaparrano lo scenario diventa desolante perché ogni reparto si tiene strette le sue e non le molla. Questa situazione è stata constatata “de visu” dallo scrivente che ricorda ai responsabili che una carrozzina manuale moderna e sicura (non come certi rottami antidiluviani parcheggiati lungo i corridoi) si aggira sui 2.000 euro
- Partita la campagna “Obiettivo barriere”
- Promossa da Cittadinanzattiva è partita la campagna “obiettivo barriere” per l’anno europeo della persone con disabilità. I cittadini si mobiliteranno in tutta Italia per eliminare materialmente le barriere architettoniche che impediscono la mobilità sia dei disabili sia di quanti, anche momentaneamente, hanno difficoltà motorie. Collaboreranno con Cittadinanzattiva il Comitato “Quelli per il 118”, il “Gruppo di Frascati per la responsabilità sociale di impresa”, la Fish. “Abolire le barriere architettoniche: una iniziativa concreta di civiltà e libertà, al di là della retorica sulla disabilità”, queste le dichiarazioni di Teresa Petrangolini, segretario generale di Cittadinanzattiva, in occasione della conferenza stampa di presentazione della campagna, tenuta a Milano.
“Abbiamo scelto le barriere architettoniche”, ha continuato la Petrangolini, “perché si tratta di un problema che ci riguarda tutti come cittadini, sia abili che disabili. È quindi una battaglia di civiltà e di libertà. Noi non vogliamo ‘parlare’ di barriere, ma vogliamo contribuire a toglierle adottandole, vale a dire impegnandoci personalmente e direttamente per eliminarle. Quali barriere e come eliminarle? Abbiamo scelto piccole barriere che diventano un muro insormontabile: i due scalini di un ufficio postale, l’accesso all’ufficio invalidi, l’ingresso di una scuola. Si tratta in prevalenza dell’accessibilità in luoghi pubblici e di barriere presenti in palazzi di recente costruzione, cioè dopo l’entrata in vigore delle normative a tutela dei disabili. Abbiamo scelto il numero di 118 barriere, perché lo strumento che utilizzeremo è l’art. 118 ultimo comma della Costituzione, che consente ai cittadini di agire in modo autonomo per iniziative di interesse generale, e il superamento di una barriera lo è, ricevendo anche il sostegno e il favore delle amministrazioni competenti. - Con l’assegno aumentano i volontari
- Il miraggio dell’assegno sicuro fa volare il servizio civile volontario: al sud è boom di domande. Il legame con la mappa della disoccupazione è palese: dalla Sicilia arrivano il 50 per cento delle domande, dalla Lombardia appena il 5%. Gli operatori storici del servizio civile e dell’obiezione di coscienza denunciano il rischio che il fenomeno finisca col cancellare il senso della scelta: “Lo svuotamento di contenuti e valori della figura dell’obiettore -spiega Massimo Paolicelli dell’AON (Associazione Obiettori Nonviolenti) – è il pericolo nascosto nel servizio civile volontario”. Il rischio insomma è che la riforma del servizio civile apra le porte a una nuova forma di mascherata di “lavoro socialmente utile”. Sicuramente il tasso di disoccupazione delle regioni del mezzogiorno influisce non poco nel trend delle domande presentate. L’assegno mensile di 433 euro può rappresentare una piccola boccata d’ossigeno, laddove il costo della vita è inferiore rispetto alle grandi città. Ma il Servizio Civile Volontario è anche un periodo di formazione, quindi l’occasione buona per un contatto con il mondo del lavoro, specie dove ciò è sicuramente più complicato.
Sul fronte sindacale la paura è che il Servizio Civile Volontario diventi il terreno fertile in cui, soprattutto nel sud, trovare manodopera a basso costo. La strada più sicura da seguire, a detta degli addetti ai lavori, è un buon progetto, con solide basi e coperto economicamente e strutturalmente dall’ente che patrocina. Un primo passo può essere il coordinamento tra enti locali o associazioni per costituire una solida rete di progetti e infrastrutture, in cui la formazione e non il lavoro a basso costo siano realmente tutelati. - La spesa sociale continua ad aumentare
- La spesa sociale continua a lievitare: in quattro anni è passata da 250 miliardi di euro a 293,3 miliardi (+17%). In rapporto al Pil è salita di quasi un punto percentuale (+0,8), passando dal 22,5% al 23,3%. Però, mentre il peso delle pensioni sul prodotto interno lordo è pressoché stabile, è stato quello dell’assistenza (+33%) e la sanità (+31%) a far salire i costi del Wefare mentre la previdenza ha registrato una crescita dell’11% (+13% per le pensioni).
Lo scorso anno la spesa per pensioni e rendite è stata pari a 180,1 miliardi di euro: rispetto al ’99 la crescita è stata di 21 miliardi (+13%). Fortissima l’accelerazione nell’ultimo anno: ha assorbito quasi la metà dell’aumento di spesa (+9,5 miliardi tra il 2001 e il 2002, cioè +5,5%). Rispetto al Pil nominale, però, la spesa pensionistica è rimasta praticamente invariata: pesava per il 14% nel ’99, incideva per il 14% quattro anni dopo, addirittura un impercettibile calo. Il capitolo assistenza, in base alle tabelle dell’Istat, registra una crescita nei quattro anni di 5,3 miliardi di euro fino ai 21,1 miliardi del 2002 (1,7% del Pil dall’1,5% del ’99).
A gonfiare la spesa sono le pensioni agli invalidi civili recentemente prese di mira dal ministro del Welfare, Roberto Maroni: secondo l’Istat queste pensioni hanno pesato nel 2002 per 9,7 miliardi di euro, quasi 2 miliardi in più rispetto all’anno precedente. Una crescita boom (+25%) che non si riscontra nei tre anni precedenti, quando gli importi erano rimasti sostanzialmente stabili intorno ai 7,5 miliardi di Euro. La sanità, ora al 5,9% sul Pil rispetto al 5% del ’99, impegna 73,6 miliardi (+31% rispetto ai 56 di quattro anni fa).