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- Notizie dai palazzi, febbraio 2004
Notizie dai palazzi, febbraio 2004
- Il servizio civile alla Fiera di S. Lucia
Sabato 13 e domenica 14 dicembre 2003 era allestito in Piazza Lodron, tra le mille bancarelle della Fiera di S. Lucia, uno stand molto particolare dell’Ufficio P.A.T. per il servizio civile nazionale. Perché particolare? Perché offriva gratuitamente un servizio di “babysitting” e perché, ad offrirlo, erano le ragazze del servizio civile nazionale (anche alcuni obiettori). Lo scopo era intrattenere i bambini con dei giochi o con i classici lavoretti natalizi mentre i genitori potevano scegliere di restare (anche perché lo stand era ben riscaldato) oppure di fare un giretto in Fiera. Alcune volontarie munite di palloncini del servizio civile si occupavano di promuovere il servizio offerto tra i passanti e di indirizzarli con i propri bimbi allo stand (forse non molto in vista). Alla base di questo esperimento c’era la convinzione dell’Ufficio per il servizio civile nazionale della P.A.T. di Trento che la prima forma di comunicazione e di trasmissione culturale avviene in seno alla famiglia.- Servizio Civile
- È stato prorogato al 15 febbraio prossimo il termine per presentare domanda di adesione al concorso di idee “Hai carta bianca”. L’iniziativa, promossa dalla Provincia autonoma di Trento, invita i giovani di età compresa tra i 15 e i 20 anni a creare proposte di comunicazione sul Servizio Civile Volontario.
L’obiettivo è farlo conoscere meglio: esso non va confuso con il Servizio Civile Sostitutivo, cioè alternativo alla leva militare, perché vi si partecipa per scelta e presentando domanda. Finché permarrà l’obbligo della leva militare possono accedere solo le ragazze e i riformati con età compresa tra i 18 e i 26 anni. Al concorso “Hai carta bianca” si può partecipare anche in gruppo, basta essere almeno in tre, compagni di scuola o di classe, amici e così via. La scheda di adesione (rintracciabile nelle scuole, nei locali pubblici, o su Internet al sito www.serviziocivile.provincia.tn.it), deve essere consegnata entro il 15 febbraio 2004 alla Provincia autonoma di Trento, Ufficio Servizio civile, Piazza Dante 15, 38100 Trento. Iscriversi è necessario per poter accedere all’eventuale consulenza di esperti che possono dare informazioni e aiuto sia in merito al servizio civile volontario (cos’è, come vi si accede ecc.) sia anche alle varie tecniche necessarie per tradurre le proposte comunicative in pratica, fotografia, video, grafica, musica e colonne sonore, comunicazione pubblicitaria.
I lavori finali dovranno essere consegnati entro il 19 aprile 2004. I primi tre elaborati classificati riceveranno in premio un buono-viaggio di 2.500 euro, da spendere in una capitale europea. - Statisticamente più vecchi
- Trentini sempre più longevi, boom nelle iscrizioni scolastiche, disoccupazione al 3,4 per cento. Aumentati gli stranieri, ora il 4 per cento della popolazione residente
Sempre più in salute, con un “bonus” di longevità che fa scendere, per la prima volta, sotto il 9 per mille il tasso di mortalità, e dunque con una popolazione un po’ più anziana. Ancora benestante, nonostante il cambio con l’Euro, la crisi economica e le “nuove povertà”. L’incidenza percentuale degli stranieri sulla popolazione residente è salita di un altro mezzo punto (4 %). Ha accolto nelle sue scuole quasi il 2 per cento di alunni in più, ed ha recuperato il crollo nel numero dei matrimoni seguito al boom nuziale dell’ultimo anno del secondo millennio con un festoso più 8,4 per cento di “sì”. Un Trentino che spinge i suoi giovani a scuola, segnando il più alto incremento degli iscritti (1,8 %) degli ultimi dieci anni ed un tasso di scolarità locale superiore al 94 %, quasi doppio di quello di vent’anni fa. I disoccupati si mantengono al 3,4 per cento, tasso fisiologico del Nord Est. - Ammodernamento alla RSA di via Piave
- Se la Civica, la casa di riposo di via S.Bernardino, trasferisce i suoi ospiti nella scomoda periferia e nella ripida collina di Trento, un´altra invece, con una scelta opposta, amplia i suoi spazi in città con l’intento di radicarsi. Il progetto di nuovo centro Rsa, affidato dall’Istituto Arcivescovile per Sordi di via Piave all´architetto Joan Busquets, punta proprio sull’apertura, sull’interscambio architettonico e funzionale, oltre che sulla sperimentazione.
L’obiettivo è quello di dar vita a un nuovo polo sociale capace di offrire agli anziani la possibilità di vivere in un alloggio che possa favorire le adeguate condizioni di sicurezza e nello stesso tempo, l’integrazione. Il comparto è quello affacciato su via Piave tra le vie Cesare Abba e S.Bernardino. Il progetto prevede ampi passaggi aperti al pubblico e la realizzazione di una piazza interna. La Rsa, che oggi ospita 110 anziani, verrà portata a 170 posti letto a cui si aggiungeranno 18 mini alloggi protetti. La peculiare specializzazione dell´Istituto verrà confermata con la realizzazione di un polo di eccellenza per la ricerca e la sperimentazione in campo audiologico. Gli edifici saranno affacciati su via Piave e chiusi a quadrilatero con ampie corti interne. Qui, oltre alla piazza, verrà realizzato un cortile interno all´isolato, più raccolto e separato, interamente a servizio della Rsa, e un orto la cui coltivazione potrebbe essere gestita dagli ospiti.
Sulla strada sono previsti alcuni spazi commerciali, destinati a soddisfare le esigenze interne ma aperti al pubblico. Stessa concezione ispira il ristorante-mensa, posto in posizione strategica in modo da essere servizio per i residenti anziani ma anche aperto al pubblico.
Sfruttando l’occasione del progetto si è pensato di realizzare anche un ampio parcheggio sotterraneo, da 260 a 390 posti a seconda che si decida di fare due o tre piani interrati. Il nuovo polo sociale sorgerà a poca distanza dalla Civica di via S.Giovanni Bosco, destinata in prospettiva ad essere rifatta e trasformata in alloggi protetti per malati di Alzheimer, integrata con il centro specializzato che rimarrà invece nella palazzina attuale. Si formerà insomma un grande polo assistenziale, in posizione centrale, vicino al parco S. Chiara. - Doping nello sport
- Roma, gennaio. Il 3% degli atleti esaminati dalla Commissione antidoping assume farmaci e sostanze proibite per migliorare le proprie prestazioni sportive. E’ quanto ha monitorato durante il suo primo anno di attività la Commissione per la vigilanza e il controllo sul doping, istituita presso il ministero della Salute, svolgendo lo scorso anno 735 controlli pubblici in 34 Federazioni sportive (ciclisti, corridori e calciatori, ma anche culturisti, appassionati di squash e del tiro a volo).
Sono stati riscontrati positivi ai test anti-doping 22 atleti, il 3% del totale dei controlli: la percentuale più alta riscontrata fino ad oggi in Italia. I controlli antidoping effettuati dal Coni e dalle Federazioni sportive nazionali negli anni 2000, 2001 e 2002 hanno dato percentuali di positività rispettivamente dello 0,9, dello 0,8 e dello 0,6%. La scelta di controllare diverse specialità sportive si è basata sull’ipotesi che il doping fosse diffuso in tutte le discipline, non solo nel calcio. Infatti solo il 14% dei controlli sono stati effettuati sulla Federazione Gioco Calcio: gli altri sono stati condotti su Federazioni che negli ultimi cinque anni avevano avuto pochi o nessun controllo: la Federazione Italiana Triathlon, dove il 50% del campione è risultato positivo (2 casi su 4), la Federazione Italiana Pesistica e Cultura Fisica, con il 25% di positività (4 casi su 16), la Federazione Italiana Tiro a Volo, con il 12,5% di casi riscontrati (1 su 8) e la Federazione Italiana Gioco Squash, anch’essa con il 12,5% di positività (2 casi su 16). Si tratta di sostanze illecite e farmaci non vietati, “prodotti salutistici come gli integratori di proteine e sali minerali, prodotti erboristici e preparazioni omeopatiche, che possono tuttavia dare positività ai test anti-doping: sostanze vietate, ma che si trovano commercializzate su internet”: lo ha evidenziato Luciano Caprino, docente del Dipartimento di Farmacologia dell’Università di Roma “La Sapienza”. (redattore sociale). - Malasanità
- Una 40enne a Bari ha subito l’asportazione di parte di un seno. Ma non aveva il cancro. E tutto per un presunto scambio di campioni istologici. Sulla vicenda, avvenuta diversi mesi fa all’ospedale San Paolo, e’ stata aperta dal tribunale barese un’indagine mirante ad accertare chi ha compiuto e dove si e’ verificato lo scambio di tessuti: se nella sala operatoria in cui la paziente si trovava per l’intervento o nel laboratorio in cui furono compiute le analisi. Ansa.
- Suocere e minacce
- Cassazione: e’reato minacciare la suocera, anche in silenzio Atteggiamenti poco riguardosi nei confronti della suocera incappano nel codice penale che punisce alla voce “minaccia” l’atteggiamento del genero. Lo stabilisce la Cassazione che ha infatti confermato la multa nei riguardi di un uomo di 37 anni che, dopo la separazione dalla moglie, era solito appostarsi in auto sotto casa della ex suocera e gridare a pieni polmoni il nome della donna, senza aggiungere altro.
- Dibattito sulla sindrome post polio
- Roma. L’onorevole Luana Zanella presenterà al Ministro della Salute un’interrogazione sulla “Sindrome post-polio”. In Italia, da tempo, si sta cercando di far riconoscere anche a livello istituzionale la Sindrome Post Polio. Interessa oltre il 70% delle persone colpite a suo tempo dalla Polio (100.000 circa). Si manifesta a distanza di 30-50 anni, con nuove debolezze e dolori che coinvolgono anche muscoli e nervi che non sembravano essere stati colpiti prima. Il fenomeno, in forte crescita, riguarda 20 milioni di persone nel mondo. Nel nostro Paese, la situazione, purtroppo, è sconfortante, visto il ritardo delle Istituzioni. La patologia, infatti, non è stata ancora riconosciuta da parte del Ministero delle Sanità: questo comporta che la prevenzione sia lasciata all’iniziativa o alla buona volontà di pochi medici, costretti ad operare senza mezzi per garantire un’efficace opera di informazione.
Questo mancato “riconoscimento” è causa di non pochi problemi per le persone con sospetta Sindrome Post-Polio, poiché sono costretti a vagare continuamente da uno specialista all’altro, senza riuscire a trovare una qualche indicazione utile per affrontare l’emergenza di questa patologia. - Tumore dal virus
- Bruxelles. Il Papillomavirus umano (Hpv) è la causa riconosciuta del 99,7% di casi di tumore del collo dell’utero. Un virus molto comune, spesso passeggero, che si trasmette per via sessuale. Solo 18 tipi (su oltre 100) di questo virus sono responsabili del tumore alla cervice. “Ogni anno 12800 donne europee perdono la vita a causa di questo tumore che si può curare se diagnosticato per tempo”, avverte Peggy Maguire, direttore generale dell’Istituto Europeo per la Salute delle Donne.
È questo il motivo della prima giornata europea dell’Hpv, il 28 gennaio, giorno in cui oltre a pubblicare uno studio in 26 paesi europei sulle abitudini di screening delle donne, sarà lanciata una petizione (www.womenforhpvtesting.org) per ottenere un milione di firme a favore dell’introduzione in tutta Europa del test Hpv. Per effettuare il test, il medico preleva un campione di cellule dal collo dell’utero esattamente allo stesso modo che per il Pap test. In laboratorio verrà analizzato dal punto di vista molecolare utilizzando un’apposita strumentazione in grado di riconoscere il Dna virale e quindi di segnalare la presenza del virus. Il test Hpv non sostituisce il Pap test, perché hanno obiettivi diversi: il Pap test è studiato per identificare le lesioni pretumorali, mentre il test Hpv identifica l’eventuale presenza del virus che è indice di un aumentato rischio di sviluppare una precancerosi.