Oltre le vette, oltre l’arrampicata, oltre il ciclismo… oltre i limiti

Data: 01/10/13

Rivista: ottobre 2013


Il logo del gruppo è esplicativo di per se: una joelette e un bastone per ciechi con sfondo montano: chiaro ed esplicito il fertile connubio tra disabilità e montagna.

Cos’è Oltre le vette?

La frequentazione di Prodigio Onlus con Oltre le vette risale al 2008 grazie ad un esperimento, svoltosi con un successo, che ha visto l’inaugurazione di una joelette sul monte Stivo, percorrendo il sentiero da malga Campo fino al Rifugio Marchetti.

In questi anni il gruppo Oltre le vette è cresciuto e non ha mai smesso di proporre iniziative: eventi variegati, sportivi e culturali che toccano ambiti e destinatari diversi, che rendono alla portata di ognuno sport e proposte che solitamente vengono ritenuti impraticabili dal pensiero comune, mantenendo comunque saldi i principi dell’accessibilità e del volontariato.

Un esempio? Arrampicata per ciechi. Un altro caso? Scalata fino al rifugio Marchetti sullo Stivo per persone con disabilità. Ancora? Ferrata per non vedenti.

Gli esordi e le prime esperienze con la joelette. Com’è nata l’idea di proporre questo strumento?

È maturata in collaborazione con un componente di Montagna Amica, Stefano Cortelli, lui aveva in mente di puntare sulla joelette perché ebbe occasione di vederla all’opera in Francia; abbiamo poi ragionato assieme sulla questione dei finanziamenti e su come quest’ausilio potesse essere sfruttato nella maniera più efficace.

Le impressioni sull’utilità dello strumento furono avvalorate sul campo: nel 2006 venne affrontato lo Stivo con una portantina costruita da un falegname di Arco. In quell’occasione servirono otto persone per portare in quota un ragazzo, imbragato come un salame.

Con la joelette invece tre persone possono portane una, ma anche due potrebbero essere sufficienti, in base al peso del trasportato e a seconda del percorso da affrontare.

Lo scopo? Applicare la socialità alla montagna…cosa che può offrire grandi risultati!

Inizialmente la joelette venne proposta alla sede centrale SAT Trento al presidente Franco Giacomoni che la reputò un’idea eccezionale; la prima fu quindi acquistata con un finanziamento da tutte le sezioni. In seguito, tramite i Lions, venne organizzata una serata di raccolta fondi a teatro per acquistare un’altra joelette, ora in dotazione alla sede di Arco. A livello nazionale al momento ci sono almeno trentotto di questi ausili.

È un’iniziativa che si limita al territorio locale?

Ci si muove su più fronti: abbiamo contatti con Padova, a cui abbiamo presentato la joelette, ma abbiamo instaurato anche relazioni a livello internazionale, come con la Francia.

Nel 2009 abbiamo partecipato anche al campionato del mondo di joelette tenutosi nel maggio a Rochefort sur Mer, in Francia. Alla manifestazione hanno partecipato 65 equipaggi, la maggior parte locali: esperienza tanto gratificante quanto impegnativa, sia economicamente sia dal punto di vista organizzativo.

In ogni caso l’obiettivo finale è quello di far conoscere questo strumento, è necessario valorizzarlo, sottolineando il più possibile la sua utilità.

Arrampicate, gite in tandem, escursioni in alta quota e ferrate… Come avvicinate gli interessati alle vostre iniziative e chi sono?

La maggior parte dei nostri partecipanti ci conoscono tramite gli eventi che proponiamo da sei, sette anni a questa parte, molti sono arrivati con il passaparola, ma alcuni anche attraverso stampa. Ci fa piacere aver tante persone interessate perché alcune di loro rivivono la loro vita: organizzando questi progetti hanno la possibilità di uscire da una condizione di semi-isolamento.

Non partecipano solo adulti o curiosi ma anche gli istituti scolastici spesso si affidano al gruppo Oltre le vette per cercare sostegno, soprattutto nell’organizzazione di gite, facendo sì che ragazzi con disabilità possano percorrere, assieme ai compagni di classe, i percorsi montani o uscite altrimenti difficilmente affrontabili.

L’interesse per la joelette è stato dimostrato anche dalle scuole professionali di Rovereto che hanno costruito due strumenti simili, ribattezzati Heidi, e due handbike. Abbiamo prestato loro l’originale perché ne traessero spunto e, a fine anno scolastico, c’è stata la cerimonia ufficiale per presentare queste due creazioni dell’istituto alla comunità. Le joelette sono state regalate alla SAT e le handbike ad un’associazione di Rovereto.

La collaborazione con le scuole è sempre attiva.

Chi propone i progetti?

Le iniziative vengono proposte dal gruppo stesso. Tra i progetti più recenti s’è organizzata una gita in tandem: cinque biciclette biposto con cinque persone non vedenti. Succede spesso che durante queste uscite non s’instauri solo un rapporto di solidarietà, ma anche di pura amicizia: si creano relazioni che poi maturano senza più passare dal gruppo, così ci si organizza anche privatamente per andare a farsi un giro con gente nuova conosciuta nel corso di questi progetti. Ad esempio noi siamo andati ultimamente a fare un ghiacciaio con un non vedente, conosciuto in uno di questi contesti.

I ragazzi si fidano di sconosciuti che li portano in ambienti aspri o per loro del tutto nuovi?

Noi non ci improvvisiamo istruttori o esperti di montagna ma ci affidiamo, nell’ambito della SAT, al gruppo Prealpi che sono istruttori di alpinismo e scialpinismo, quindi questi ragazzi hanno la sicurezza di trovarsi in mano ad esperti. Ci sono due persone che seguono ogni ragazzo. Quando gli dicono può andare è sicuro che è fattibile.

Abbiamo affrontato il sentiero Benini, il tratto più recente del percorso delle Bocchette, con dei passaggi anche difficoltosi. Ma non ci siamo risparmiati le discese dalle pareti e tragitti anche abbastanza impegnativi, come ad esempio il Vajolet.

Quali sono i problemi che solitamente vi si pongono durante queste uscite?

Problemi non ce ne sono.

Sembra incredibile agli esterni ma i non vedenti riescono a fare quello che fanno le persone considerate normali, è sufficiente indicare loro gli ostacoli e si superano. I problemi che emergono derivano da chi li vede da fuori. Non si tratta di un’impresa, può apparire quasi una pazzia, ma in realtà sono azioni tranquillamente fattibili con le giuste informazioni, senza nulla di eroico.

La SAT di Arco crede in questi progetti, ma si stanno diffondendo anche nelle altre sezioni, l’esperienza della solidarietà bisogna ampliarla il più possibile, stiamo collaborando perché arrivino al maggior numero di persone. Le joelette adesso sono molto utilizzate rispetto a qualche anno fa e per noi è motivo di orgoglio. Si cerca anche di arrivare ad uno scambio di volontari, per andare incontro alle esigenze di ognuno: sarebbe proficuo pensare ad una collaborazione tra le varie sezioni anche per questo motivo.

Altre iniziative che meritano di essere menzionate?

Al momento sono attivi corsi per ragazzini down in collaborazione con scuola Prealpi. È un corso aperto a persone con disabilità fisiche e mentali, naturalmente nel secondo caso che siano compatibili con l’attività proposta. Sono sempre seguiti da esperti, sia a terra sia durante la salita della parete perché rimangano sempre in sicurezza.

Oppure fuori dall’ambito sportivo abbiamo organizzato una cena al buio, per cui abbiamo dovuto rifiutare le iscrizioni, ma anche teatro per i ciechi, altrettanto partecipata: il testo di questa commedia era stata una parodia sul modo di comportarsi delle persone sui non vedenti. Loro davano il messaggio su come non comportarsi.

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