OMS: “l’alcol è una droga”

Data: 01/05/00

Rivista: maggio 2000

Filomena Mauro ha seguito il corso di preparazione per operatori di club degli alcolisti in trattamento nel giugno 1986 e da allora non ha mai smesso di prestare servizio presso il club “Pianeta azzurro” di Trento.
La raggiungo a casa in un afoso pomeriggio di settembre per parlare della sua lunga esperienza dedicata agli altri con particolare sensibilità e intelligenza.

Quale bilancio trae da questi tredici anni come volontaria in uno dei 165 club del Trentino?

A titolo personale posso dire che è un bilancio estremamente positivo perché, dal punto di vista dei rapporti umani, è un’esperienza che arricchisce moltissimo.
Il discorso cambia se lo si vede professionalmente, perché essendo appunto un’attività di volontariato non dà crescita professionale.

Mi darebbe una ragione positiva e una negativa per fare l’operatore di club?

La ragione positiva è, come dicevo prima, l’arricchimento emotivo, umano, di sentimenti che viene dai riscontri che si hanno, poiché la rinascita di un uomo dà sempre una grande soddisfazione. E’ però un impegno che richiede tempo ed energie, non tanto fisiche quanto mentali. Spesso, poi, i tuoi sforzi sono poco apprezzati e l’alcolista ha tante pretese nei tuoi confronti perché tende a comportarsi come se gli fosse tutto dovuto.
Si direbbe che l’alcolista sia portato a non ammettere di aver bisogno degli altri e allo stesso tempo si aspetti che gli altri facciano di tutto per aiutarlo.
Sì, spesso non si rende conto che l’operatore non è altro che un mediatore e viene preso invece come un “polo”, soprattutto se si lascia coinvolgere emotivamente.

Ci sono delle fasce d’età più a rischio?

Il centro studi di alcologia e problemi alcolcorrelati ha riscontrato che l’età di chi inizia a manifestare alcoldipendenza si sta abbassando notevolmente. In passato i giovani cominciavano a bere dopo il servizio militare, mentre adesso cominciano prima.
Diventa una sorta di rito di gruppo al quale non si possono sottrarre se non vogliono essere messi da parte.

Nel dicembre 1995 l’OMS si è posta come obiettivo di diminuire il consumo di alcol del venticinque per cento entro il duemila. E’ un obiettivo ottimista o si basa su riscontri effettivi?

Si basa sui progressi che sono stati fatti in questi ultimi anni nell’applicazione della Carta europea sull’alcol e nella divulgazione dei problemi legati all’alcol nelle scuole, fra i medici, fra gli studenti universitari, ecc.

Una volta il termine “alcologia” era sconosciuto, mentre adesso compare nei testi sacri della medicina grazie all’OMS. Dopo la caduta del muro di Berlino sono emersi problemi spaventosi nei Paesi dell’Est e si è cominciato a fare diagnosi di alcologia, mentre in precedenza si diagnosticavano solo le patologie legate al consumo di alcol, quali cirrosi epatica e allucinazioni.

Ecco perché si ricoveravano i malati in reparti di medicina o psichiatria invece di intervenire sullo stile di vita.
Adesso la parola alcol compare insieme ad altre nella lista delle droghe dell’OMS perché crea assuefazione e dipendenza e si parla di alcologia anche nel piano sanitario nazionale.


La Carta europea sull’alcol

Approvata dagli stati membri della regione europea dell’OMS alla conferenza di Parigi, dicembre 1995.

Tutte le persone hanno diritto ad una vita familiare, lavorativa e sociale protetta da incidenti, violenze ed altre conseguenze negative legate al consumo di bevande alcoliche.

Fin dall’età giovanile tutte le persone hanno diritto ad una formazione e ad una educazione corretta e imparziale sulle conseguenze del consumo di bevande alcoliche sulla salute, la famiglia, la società.

Tutti i bambini e gli adolescenti hanno diritto a crescere in un ambiente protetto dalle conseguenze negative legate al consumo di bevande alcoliche e, quanto più è possibile, dalle spinte promozionali a favore delle bevande alcoliche.

Tutte le persone che consumano bevande alcoliche in modo rischioso o dannoso e i membri delle loro famiglie hanno diritto a modalità di trattamento e di assistenza accessibili.

Tutte le persone che non desiderano consumare bevande alcoliche o che non possono farlo per motivi di salute o per altre ragioni, hanno diritto di essere salvaguardate dalle pressioni al bere bevande alcoliche e di essere supportate nel loro comportamento di non bere.

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