Una nota trasmissione televisiva d’inchiesta ha rivelato che il 32 per cento dei nostri ultrastipendiati ed autoreferenziali deputati “tirano” di cocaina e si fanno di cannabis (marijuana e hashis). In verità, il metodo utilizzato per scovarli è stato un po’ scorretto non essendo lecito raccogliere dati sulla salute di nessuno senza consenso! Tant’è… ormai la grana è scoppiata!
In ogni modo, 32% significa all’incirca un deputato su tre ossia, ossia 310 su un totale di 950. Un numero quasi equivalente a quello dell’intero senato (315)! Se poi rapportiamo questi dati alla popolazione italiana in età da Parlamento, circa 48 milioni di persone, ossia, con l’equivalenza (310:950 parlamentari =X:48 milioni) salta fuori che gli italiani giulivamente impegnati a farsi un cannone o una sniffatina sarebbero quindici milioni… roba da ingolfare strade e autostrade solo per la consegna della merce! Naturalmente non è così e la percentuale è decisamente più bassa, tra l’uno ed il tre per cento.
Cosa pensare allora? Che là dentro, deputati e senatori svolgano un lavoro così stressante e sfiancante da rendere indispensabile la dose quotidiana? Oppure che qualcuno vi sia costretto come terapia antidolore, considerata l’età da artrite di molti onorevoli? Oppure ancora, non sia il mastodontico stipendio a permettere loro di sniffare a gogò roba buona e ben coperti dall’immunità (deputato e suo alloggio non perquisibili)? O ancora, che sia necessario “farsi” per votare o meno certe leggi?
Nella precedente legislatura era circolata la voce di spacciatori “a pacchi” in libera entrata in certi ministeri. Su alcuni onorevoli era caduto il sospetto di organizzare festini. La faccenda, però, era bipartisan, riguardava cioè maggioranza e opposizione, ed in quattro e quattr’otto fu fatta dimenticare.
Ora ci risiamo! Poiché è difficile immaginare un deputato che, con fare circospetto, si avventuri nelle vie buie o ai giardinetti attorno a palazzo Madama o Montecitorio in cerca della dose quotidiana, è ipotizzabile un qualche “giro” di fornitori. Che ci siano onorevoli “pusher” per i corridoi di palazzo Madama”? Forse questo è troppo, anche se uno ha già fatto sapere di aver messo a dimora semi di cannabis nelle fioriere del cortile della Camera dei Deputati e di essere in spasmodica attesa della fioritura!
Quanto alle reazioni, apriti cielo! C’era chi esigeva la pubblicazione immediata dei nomi, chi consigliava gli sconosciuti colleghi di curarsi e pentirsi, chi li invitava a rivedere le leggi che mettono in galera migliaia di giovani per piccole dosi e chi, ad uso delle telecamere, affettava indignato stupore. Il più scanzonato Capezzone, ex segretario dei radicali: “Ho sempre detto che, se un cane poliziotto entrasse in alcuni luoghi della “politica ufficiale”, prima gli andrebbe in tilt il naso e poi si arrenderebbe…”.
Siamo tutti vaccinati e la cosa, nella nostra cara Italia, non scandalizza nessuno: in fin dei conti, tutti i deputati sono maggiorenni e vaccinati… C’è stato, tutt’al più, un po’ di interesse morboso: sapere se il deputato votato nella propria circoscrizione si fa o no è una curiosità mica da poco, non vi pare?
Qualche grande firma dei media, qualche molto declamato esperto del settore o qualche importante autorità dello Stato avrebbe magari potuto chiedersi e chiedere, nelle sedi opportune, con quale imparzialità di giudizio costoro, i deputati, potrebbero votare una legge pro o contro i consumatori di stupefacenti, decidere le pene da applicare e come reprimere il fenomeno dei trafficanti. Invece…
Da parte nostra, nessun giudizio ma una considerazione che nessun media, nemmeno in questa circostanza, ha ritenuto degna di menzione, non un editoriale, un articolo di fondo… niente, nemmeno una noticina.
Quale è il problema? A metà novembre a Trento vengono arrestati una decina di spacciatori, probabilmente spacciatori-consumatori, in ogni caso gente comune, qualche imprenditore, un avvocato, un artigiano, alcuni spacciatori con precedenti. Nessun boss! Foto in prima pagina ed in cronaca locale sui due giornali locali con indicazioni personali, professione, frequentazioni. Ai lati della cronaca scritta e nello spicciolo del pettegolezzo di quartiere, moglie, figli e genitori additati per la parentela e insinuazioni sparse a piene mani sulla provenienza di ogni loro proprietà.
Magari poi nove su 10 verranno, come da statistica, scagionati ma intanto il loro massacro è reso quasi definitivo dall’enorme “effetto che fa” la pubblicazione sui giornali: hai voglia dopo ad andare in giro a dire “Mi hanno assolto, io non c’entravo niente!” I casi di persone e delle loro famiglie messe in crisi umanamente, professionalmente ed economicamente da questi trattamenti formano una fiumana.
E qui sta la differenza: mentre questi, i consumatori e spacciatori locali, si sono trovati la faccia e perfino le proprie vicende personali sventolate per giorni dai media, quegli altri, i deputati, hanno fatto quadrato, si sono insomma trincerati dietro il loro onorevole sdegno per il trattamento ricevuto. Hanno esercitato tali pressioni su ogni mezzo di informazione che nessuno, nemmeno il più irriguardoso, il più irriverente, il più canzonatorio ha osato pubblicare un solo nome di deputato fumato.
Le conclusioni sono un po’ beffarde: mentre i parlamentari fumati o sniffati sono stati scovati con certezza scientifica ma di loro, dei loro nomi, dei partiti di appartenenza e collegi di elezione nulla si è saputo, per quelli locali, per ora soltanto indagati, si è saputo tutto anche prima di stabilire la loro colpa, se colpa ci sarà: conoscendo i tempi della nostra giustizia, chissà quando…