Paolo Cia, nel cuore di tutti

Data: 01/10/12

Rivista: ottobre 2012

È ancora tanta la commozione e l’amarezza nel mondo del tennis italiano, per la scomparsa prematura del campione di tennis in carrozzina Paolo Cia. Il campione del tennis italiano è stato vittima il 13 Agosto di un tragico incidente automobilistico, una ruota di scorta che si stacca da un Tir lungo l’A1 colpisce la sua auto e gli fa perdere il controllo del mezzo che poi si andrà a schiantare contro quel Tir. Paolo Cia aveva solo 43 anni e una vita tutta da vivere, all’insegna dell’amore per lo sport, la famiglia e per la sua compagna Elisabetta, all’insegna della stima e dell’affetto palpabile nelle relazioni con i suoi innumerevoli amici. Era uno dei migliori giocatori italiani di tennis in carrozzina. In pochi anni era arrivato a occupare la terza posizione del ranking italiano vincendo diversi tornei nazionali, l’ultimo del quale poche settimane fa a Forlì. Paolo giocava anche per un sogno, quello di indossare la maglia azzurra e di partecipare un giorno alle Paralimpiadi. In primavera aveva partecipato agli Internazionali d’Italia al Foro Italico accanto ai suoi idoli Federer, Nadal e Djokovic, conquistando la finale del doppio.

Originario di Pramaggiore in provincia di Venezia, dopo l’incidente che nel 2006 lo aveva reso paraplegico, aveva cominciato ad avere una visione tutta particolare della vita e della disabilità. Paolo Cia, infatti, diceva che il danno di una disabilità lo sostengono anche i familiari che soffrono ad accettare le limitazioni del loro congiunto sia esso figlio, fratello, zio o compagno. I quali, amava tanto ed erano la sua ragione di vita. Sosteneva che la compagna Elisabetta era più brava di lui ad accettare la sua disabilità, perchè nonostante avesse la possibilità di starne fuori, invece la conviveva assieme nel bene e nel male.

L’azzurro del tennis in carrozzina era anche impegnato sovente nelle scuole per l’opera di sensibilizzazione contro gli incidenti stradali, e nella promozione delle attività sportive con i bambini disabili.

Tragici e inspiegabili incidenti stradali nella vita di Paolo, sull’ultimo, che gli ha causato la morte, ancora s’indaga per fare piena luce. Cia, infatti, era partito da Pesaro, dove conviveva con la sua compagna Elisabetta con la quale aveva passato una settimana spensierata e di riposo per riprendere subito dopo i suoi allenamenti, infatti, quella mattina era partito per andare a prendere l’aereo a Torino per fare una settimana di Stage a Djerba assieme al suo maestro Gianluca Carbone e al rientro si sarebbe fermato a Torino per il torneo internazionale “trofeo della Mole”.

Aveva tantissimi amici che lo apprezzavano e lo stimavano e proprio con loro in un torneo in Austria il 4 Agosto aveva festeggiato il suo compleanno, amici come Fabian Mazzei, altro azzurro del tennis impegnato attualmente nelle Paralimpiadi di Londra, che adesso dalla rete e dal social network fa sentire tutta la sua sofferenza e l’incredulità per la prematura perdita.

“Ti penseremo “ ha ribadito Renzo, mentre Bruno ha voluto ricordare ”l’amicizia, la stima e la lealtà” dell’amico.

Ma le parole più toccanti e la testimonianza più bella ci è arrivata dalla compagna Elisabetta Guarino, che abbiamo sentito in questi giorni.

“Ho conosciuto Paolo sei mesi prima che restasse paraplegico e ci siamo innamorati subito” ci racconta commossa – “avevamo interessi in comune come lo sport, i viaggi, gli amici e la famiglia io con una figlia Allison allora di 14 anni quando la vide se ne innamorò subito, purtroppo anche lei in poco tempo, in un’età difficile, ha vissuto la tragedia dell’infortunio di Paolo e la morte del padre. E adesso a 19 anni rivive un altro lutto.

Il 17 Ottobre del 2006 alle ore 17.00 eravamo al telefono e mi disse che doveva andare a giocare a tennis ma il suo compagno all’ultimo momento aveva annullato l’impegno e che quindi avrebbe fatto solo delle commissioni e mi avrebbe richiamata per le 22.00 dopo aver giocato a calcio. Da lì è iniziato il mio incubo per il quale non riuscì a contattarlo per due giorni. Poi, finalmente riuscii a parlare con il fratello Valter che mi disse che Paolo quel giorno stesso mezz’ora dopo circa la ns. telefonata aveva avuto un incidente con la moto a causa di una ragazza che con la macchina gli aveva tagliato la strada.”

Paolo Cia, dopo l’impatto era stato portato con l’eliambulanza all’ospedale di Mestre, dove lo avevano operato tutta la notte per salvargli la vita, ma dove non avevano potuto fare nulla per la lesione midollare. Dopo un mese di rianimazione a causa del coma farmacologico fu trasferito a Udine all’ospedale di Gervasutta presso l’unità spinale per i lunghi mesi di riabilitazione. Elisabetta, che è di Pesaro dove è proprietaria di un ristorante sul lungomare allora annuale, che poi in seguito per seguire Paolo apriva solo in estate. A quel tempo riusciva a stare con lui solo la domenica di chiusura. Ci racconta: ”Partivo alle cinque del mattino e guidavo per 4 ore. Restavo con Paolo fino a mezzanotte praticamente fino a quando non mi buttavano fuori e poi altre 4 ore di macchina e andavo a lavorare. Ma non mi pesava perchè desideravo più di tutto potergli stare vicino”.

Paolo Cia aveva bruciato le tappe della riabilitazione e appena uscito dall’Ospedale aveva subito preso la macchina con i comandi per andare lui a Pesaro, dalla sua compagna. Aveva subito iniziato a fare sensibilizzazione negli ospedali dove si faceva portavoce del fatto che la vita non finisce a causa di un incidente o di una malattia, anzi, che la vita continua e si deve vivere con più intensità di prima.

“Abbiamo anche coltivato il sogno di avere un figlio frutto del ns. amore – ci dice Elisabetta con gli occhi velati – e i medici di Firenze avevano dato a Paolo esito negativo per i suoi valori bassi, forse, sarebbe riuscito a concepire se avesse avuto una compagna più giovane, ma Paolo avrebbe voluto avere un figlio con me e allora… abbiamo abbandonato il sogno e mi diceva che sarebbe bastata mia figlia e i nostri nipoti a riempirci la vita… “

Nel 2010 Paolo Cia si è avvicinato al tennis in carrozzina con risultati eccezionali: Terzo in Italia e 130° nel mondo. Il suo obiettivo era di poter partecipare le Paralimpiadi di Rio.

“Facevamo tanti altri bei sogni – continua Elisabetta – Dopo le Paralimpiadi di Rio Paolo avrebbe mollato il tennis, io chiuso il ristorante, mia figlia ormai grande avrebbe preso la sua strada e noi avremmo girato il mondo anche con un Camper facendoci sempre portavoce della nostra esperienza di vita fino a quando non fossimo diventati vecchi”.

Nell’attesa di realizzare questi sogni Paolo d’inverno, con Elisabetta al suo fianco, perché conviveva con lei a Pramaggiore fino in estate, si allenava tantissimo a Jesolo sia a tennis, sia a basket, e nel frattempo praticava sci, nuoto, bicycle, go kart, canoa, vela, paracadutismo e quad. Poi si esibiva in numerose manifestazioni anche per raccogliere i soldi per i bambini disabili della Tanzania.

“Era un vulcano, amava la vita e non tralasciava niente, voleva fare tutto, anche troppo! Quando rientrava a casa a Pesaro tra un torneo e un’altro, metteva da parte allenamenti e progetti si rilassava andando assieme al mare e in piscina. – Elisabetta fa una pausa – e adesso sono sola ad affrontare questo dolore così atroce e il vuoto così immenso…Io ero la sua forza e lui la mia, ecco perchè rimarrà sempre nel mio cuore”. E nel cuore di tutti, aggiungiamo noi.

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