Para-Astronaut Project

Data: 20/12/22

Rivista: dicembre 2022

Un piccolo passo verso l’inclusione, a 400 mila chilometri dalla Terra e oltre.

In questo articolo vi racconterò di una grande novità che riguarda l’esplorazione spaziale, ovvero le prime selezioni dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) comprendenti aspiranti astronauti e astronaute con disabilità fisica. Si tratta di un cambiamento gigante in un settore caratterizzato da selezioni, prove e addestramenti durissimi.

Dal 1978 l’ESA, come ogni agenzia spaziale, effettua delle selezioni periodiche, in cui i candidati che hanno i requisiti richiesti sono sempre pochi. Innanzitutto, serve una laurea tecnica, per esempio in ingegneria o medicina e una buona conoscenza della lingua inglese. In seguito, vengono effettuati test psicologici, esami medici e un colloquio di lavoro. La selezione si chiude con la proposta al direttore dell’Agenzia Spaziale Europea, che decreta il reclutamento vero e proprio.

Dal punto di vista fisico, lo standard richiesto è molto simile a quello richiesto per l’iscrizione in una palestra o in una piscina.

Ma con il “Para-Astronaut Project” le cose cambiano. Questo programma apre infatti le porte della selezione a persone con disabilità che non riguardino la parte superiore del corpo che prima non potevano accedervi.

Perché come ha detto il Maggiore Luca Parmitano, all’interno di una conferenza stampa avvenuta quest’anno: “nasce dal desiderio di utilizzare al massimo le risorse, se non riusciamo ad attingere a tutte le risorse possibili stiamo facendo un danno”.

Purtroppo, al momento non sono previste selezioni con astronauti che abbiano una disabilità che coinvolga l’area celebrale; ma ci saranno invece selezioni di persone con agenesie (mancanze), piuttosto che amputazioni, negli arti inferiori, nello specifico sotto le ginocchia.

Saranno inoltre previste selezioni di persone più basse di un metro e trenta.

Il 23 novembre è stata una giornata da segnare in rosso sul calendario perché è stata annunciata la lista ufficiale ESA con i nomi degli astronauti.

Non ci resta che sperare che questo sia solo l’inizio per avere in futuro un mondo astronautico più inclusivo, perché non è mai troppo tardi per andare controcorrente, per sentirci e far sentire le persone uniche nel loro genere.

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