Una lettera scritta con sincerità, amore ed amarezza, che ci accompagna nell’intimità di una situazione difficile vissuta da migliaia di famiglie in tutta Italia.
Giusy Versace, ha voluto sfondare un muro di indifferenza che circonda l’esperienza di vita, sua, della sua famiglia e soprattutto di suo fratello autistico. Il suo appello è diretto, e da quando è stato pubblicato in rete, le sue parole hanno fatto il giro del web, colpendo l’attenzione di famiglie che vivono situazioni simili, il mondo del giornalismo e del terzo settore. Abbiamo chiesto all’autrice della lettera di spiegarci brevemente cosa l’ha portata a condividere i suoi pensieri, le sue ansie e paure nel tentativo di aprire un dibattito duraturo sul tema dell’autismo in età adulta coinvolgendo l’opinione pubblica, il mondo della ricerca e delle istituzioni. A tal proposito abbiamo ritenuto opportuno coinvolgere nel dibattito, A.G.S.A.T. Onlus, ente attivo nella provincia di Trento che si occupa di autismo, e che grazie al contributo della Dott.ssa Irene Colizzi, Coordinatrice Centri Agsat, ci chiarirà alcuni punti cardine di questa condizione. Un punto di vista sull’attuale situazione, aprirebbe un ponte comunicativo tra diverse esperienze regionali. Speriamo che spunti e sinergie possano in qualche modo aiutare o almeno dare una prospettiva alle tante famiglie che ogni giorno vivono o convivono con l’autismo.
Ciao Giusy, innanzitutto grazie di aver condiviso con noi le tue parole, cosa ti ha portato a mettere nero su bianco questa storia e a condividerla in rete?
“La lettera nasce da un intimo sfogo, per l’angoscia e la sofferenze che accompagnano tutte le famiglie che, come noi, condividono la disabilità, e in particolare l’autismo.
Ma non vuole esser solo quello e quindi rimanere fine a se stesso, ma vuole spronare le conoscenze, vuole accendere una luce e rompere il silenzio assordante che avvolge le persone come noi. Le famiglie sono isolate e non hanno i mezzi e le tutele per prendersi cura in modo idoneo per i loro figli. Mi auguro quindi,che finalmente si possa concretizzare qualcosa per tutti questi “invisibili dello Stato”. Perché le Istituzioni governative, regionali e comunali hanno il dovere di occuparsi e rispondere alle necessità dei deboli. Dobbiamo esser uniti perché noi abbiamo le soluzioni ed amiamo incondizionatamente i nostri figli, ed insieme “il Diritto di vita”.
Con stima, Versace Giusy