Parlare di sicurezza stradale con gli studenti

Data: 01/06/04

Rivista: giugno 2004

Ogni giorno circa 20 persone perdono la vita in incidenti stradale e 55 rimangono ferite in modo grave. Il primo nemico della guida è, senza dubbio, la velocità, seguita da altri fattori quali l’alcool e droga, il mancato rispetto delle alcune norme stradali (giusta distanza dal veicolo che precede e ridotta velocità in caso di asfalto bagnato o ghiacciato). Fare sicurezza stradale nelle scuole è una delle attività dell’Associazione PRODIGIO. Il fine è semplice e nello stesso tempo ambizioso: prevenire almeno un incidente stradale. Si tratta di sensibilizzare i giovani all’uso responsabile dei mezzi di trasporto (motorini o automobili) non tanto con discorsi astratti o predicozzi morali ma attraverso la testimonianza diretta di chi è sulla carrozzina a causa di un incidente stradale. Stiamo parlando di Giuseppe “Pino” Melchionna, presidente dell’Associazione PRODIGIO. Aveva 23 anni, quando restò coinvolto nell’incidente che lo ha reso tetraplegico. A dirla tutta, per Pino non si dovrebbe parlare di incidente. Premere l’acceleratore resta comunque una scelta e non un macigno che ti cade sulla testa. Se poi si guida quando si è alzato troppo il gomito o ci si è impasticcati (e magari l’asfalto è bagnato) il rischio è massimo. Per questo in tutte le iniziative riguardanti la sicurezza stradale la parola chiave è la consapevolezza. Consapevolezza dei limiti e della responsabilità di ognuno di noi verso se stessi e gli altri.

Proprio per questo, negli incontri con gli studenti, non ci limitiamo a parlare di statistiche e codice della strada ma cerchiamo di andare in profondità, di sondare il terreno di valori come il rispetto della vita nelle sue varie declinazioni ma anche quello dell’amicizia e della famiglia. Tutto questo senza uno schema fisso bensì con una riflessione ad ampio respiro sulla società attuale e sulle sue contraddizioni. Dopo aver ascoltato la storia di Pino i ragazzi, solitamente, rimangono un po’ imbarazzati e in silenzio, forse per paura di dire qualcosa di sbagliato.

Per questo, in un primo momento bisogna andare a cercarli, chiedere il loro parere, far loro capire che nessuno è lì per giudicarli. Una volta rotto il ghiaccio la curiosità dei ragazzi è molta e riguarda principalmente il personale vissuto di Pino. Sono domande del tipo: I tuoi amici ti sono rimasti a fianco?- oppure- Hai ancora pensato che sarebbe stato meglio morire? Alla fine di ogni incontro proponiamo ai ragazzi di mettere su carta le loro riflessioni, cosa li ha colpiti maggiormente e perché. Ecco qualche stralcio qui di seguito.

  • Questa esperienza mi è piaciuta molto. È stato molto interessante capire quanto è importante la vita. Mi ha colpito la capacità di Pino di parlare apertamente dell’incidente che gli è successo (…).
  • Credo che non sia facile accettare che la tua vita sia cambiata completamente in una frazione di secondo (…).
  • Se fosse successo a me una cosa del genere, non avrei più avuto voglia di vivere.
  • Fare educazione stradale in questo modo è più utile che mai. Solo così infatti si riesce a imprimere nella testa dei giovani di oggi, un po’ superficiali talvolta, l’idea che la vita non è un gioco (…)
  • È vero, quando vedi una persona diversa da te non sai come comportarti nei suoi confronti. Io credo che in questi casi l’unica cosa giusta sia essere se stessi (…)
  • La visita di Pino nella nostra scuola ha un obiettivo importante: ribadire il valore della vita. Chi meglio di lui può farci capire questo valore?
  • Sicuramente questo incontro è stato molto significativo per tutti. Non solo ha fatto capire com’è pericoloso essere superficiali sulla strada ma anche amarsi per ciò che si è.
  • Mi ha colpito il fatto che Pino abbia avuto tanta facilità a parlare del suo incidente e delle conseguenze. Non so se nei suoi panni sarei stata capace di rimanere così tranquilla e serena nell’affrontare questo tipo di argomento.
  • Alle scuole medie ho fatto educazione stradale; era venuto un vigile a parlarci ma nessuno ascoltava. Quello che ha raccontato Pino, invece, è stato ascoltato da tutti perché ognuno di noi ha immaginato l’incidente sulla propria pelle.

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