Passaggi di vita

Data: 01/10/07

Rivista: ottobre 2007

Il fruscio leggero del vento tra le foglie e ottanta piccole lanterne accese hanno movimentato la quiete del bosco che circonda Villa Sant’Ignazio, proprio il 7 settembre, in occasione di “Immigrazione: Passaggi di vita”.

Ottanta persone tra giovani e adulti provenienti da Asia, Aamerica, Europa, Africa e Trentino. Nei giorni in cui la città di Trento ospita nei suoi teatri il Festival Oriente-Occidente, i ragazzi che hanno vissuto l’esperienza di Servizio Civile nella cooperativa, in collaborazione con il Centro Astalli per i rifugiati, hanno organizzato un percorso notturno nel parco accompagnato da riflessioni e musica. Un’occasione che ha aperto la quinta edizione dell’ormai tradizionale Social Play Day, una due giorni all’insegna del gioco, del divertimento, dello stare insieme e del volontariato. Lo spettacolo serale ha preso nome dal progetto di Servizio Civile 2007/2008 proposto da Villa Sant’Ignazio: passaggi di vita, a evocare il viaggio di chi, tanti, parte dal suo paese in fuga, per necessità, per disperazione, per sfuggire alla fame, alla guerra, alla persecuzione. Si è trattato di un’esperienza sensoriale molto coinvolgente, che i partecipanti hanno vissuto con ogni parte del corpo, lasciando scorrere attraverso la mente, il cuore, le mani, i piedi…le suggestive sensazioni create dall’atmosfera, dalla musica, dalle parole…Dopo una degustazione di cibi deliziosi di origine pakistana, curda, francese, eritrea e messicana, è cominciato il percorso, a tappe, accompagnate da momenti di musica. Un momento per incontrarsi, per abitare la terra senza confini, senza diversità, per immergersi in una storia che non ci appartiene ma che accomuna e ha accomunato tanti. La prima tappa ha fatto memoria, dei luoghi e dei nomi di chi non ce l’ha fatta, per non dimenticare chi è partito con la speranza, ma ha trovato la morte o l’indifferenza di chi lo ha accolto. La seconda ha evocato, attraverso l’ostacolo di un lenzuolo appeso, il passaggio di frontiera ed è stata un momento di riflessione suggerito dalla lettura di poesie. Si è proseguito per raggiungere una radura, la terza tappa, tesa a ripensare e riformulare il nostro linguaggio, fatto di pregiudizi e false verità. Poche parole illuminate e tante, quelle dei racconti letti, sul nostro confuso immaginario legato alla diversità di cultura, lingua, abitudini…Le orecchie sono state infatti stimolate, nel raggiungere la quarta e ultima tappa, da parole incomprensibili, a testimoniare lo straniamento di una lingua sconosciuta, lo stordimento dell’arrivo in una terra che non si conosce…L’ultimo momento della serata, il più intimo, il più nostalgico, il più raccolto, è stato vissuto intorno ad un fuoco, con testimonianze di “passaggi di vita” dal Tibet. Attorno al fuoco che scalda, che conforta, che è forza vitale, ci si è ritrovati a trattenere le suggestioni ricreate nel percorso, quelle di un viaggio di tanti che non scelgono ma devono partire. Un viaggio attraverso terre, culture, volti. Un viaggio attraverso confini, spesso invisibili, che abitiamo anche in noi stessi: pregiudizio, rifiuto, abbandono. Un viaggio per ricordarci chi siamo, da dove veniamo. Un viaggio per ricordarci soprattutto di continuare a camminare, nel rispetto e nell’accoglienza.

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