Perché abbiamo sempre bisogno di una guerra?

Data: 01/04/03

Rivista: aprile 2003

È l’anno del disabile e diciamocelo: ci voleva proprio la guerra in Iraq per aumentare il numero dei festeggiati!

Beh… si può commentare con un pizzico di ironia un evento nefasto come lo scoppio della recente guerra, non credete?! Recuperiamo un po’ di serietà!!!

Si è discusso a lungo sulla “qualità” della partecipazione italiana ossia se fosse saggio prestare le nostre basi militari al democratico quasi in odore di santità Bush contro il cattivissimo dittatore Saddam. Pro.di.gio. non ha mai preso posizione pro o contro nessuno dei due e tanto meno è entrato in polemica con alcuno pur se aveva in proposito opinioni precise. Ma perché si sceglie la guerra? C’è davvero un modo per impedirle e dominare l’agire dell’uomo? Domande cui hanno tentato di rispondere poeti come Catullo (“Quis fuit ille qui primis protulit enses”), militari come l’ex presidente USA Eisenhower (Quando vi parleranno di guerra preventiva, dite loro di andare a combatterla da soli. In seguito alla mia esperienza, sono giunto a odiare la guerra. La guerra non risolve nulla!!), pensatori come Carlo Marx, psicologi e psicoanalisti come Freud che ipotizzò l’esistenza di una motivazione innata all’aggressività e alla distruzione (la pulsione di morte). Per il barbuto viennese, quando assistiamo alla minaccia prima e allo scoppio poi di una guerra, dobbiamo chiederci se questa atrocità non sia di per sé un fattore connaturato all’uomo, ineliminabile e storicamente sempre pronto a ripetersi. Esso spinge l’umanità a sviluppare odio, rancore ed armi per procurare al nemico la morte e dominarlo, a riscoprire poi il piacere della pace ed ancora dopo il ributtarsi in un nuovo conflitto, a far uccidere i propri figli ed a ricordarli negli anni con lacrime, leggende e parate.

Questa lente interpretativa del fenomeno “guerra” fa emergere il legame indissolubile tra violenza tout court e volontà di potere e supremazia (così ben descritto da Charly Chaplin nel suo mitico film “Il piccolo dittatore”), legame sempre occultato dietro le più nobili cause, l’onore della patria, la difesa della democrazia, la liberazione degli oppressi… tanto per citare le più abusate. Cause peraltro plausibilissime ma pur sempre mosse al fondo dalla violenza, dall’esserci un vincitore dominante e uno sconfitto dominato. Da questo punto di vista, ogni altra giustificazione presentata per farci accettare come lecito un attacco armato deve indurci ad un ghigno compassionevole di ogni spacciatore di balle, compreso il più recente. Dobbiamo piuttosto chiederci: riuscirà mai l’uomo, autodefinitosi in tempi vicini “sapiens”, ad adottare strategie differenti da quelle della violenza fisica per risolvere le controversie con i suoi consimili? Il dubbio accompagna l’umanità fin dai tempi di Caino e pare destinato a durare nei secoli!!

Decisamente interessante anche fare i conti in tasca alle spese di guerra. Gli Stati Uniti vi hanno investito 76,8 miliardi di dollari mentre, non sapendo nulla da fonte irachena, proviamo noi ad ipotizzarne 20 (senza contare i danni subiti): 100 miliardi di dollari in cifra tonda equivalenti a 200.000 miliardi di vecchie lire! Cosa si sarebbe mai potuto fare con una tale montagna di soldi? Si poteva erogare un milione di lire a duecento milioni di poveri della terra oppure scavare una decina di milioni di pozzi per l’acqua nei paesi della sete oppure ancora costruire alcuni milioni di scuole, piccoli ospedali, case per anziani, dispensari medici oppure infine, fornire una protesi decente a milioni di esseri umani mutilati in una delle tantissime guerre e guerricciole appassionatamente combattute per i più disparati motivi in ogni angolo della terra.

Si sarebbe potuto ma non si è voluto proprio per le motivazioni di dominio e sopraffazione dell’uomo sull’uomo citati sopra: riuscireste a dominare qualcuno distribuendo gratis medicine anti AIDS in Africa? Oppure protesi ortopediche in Afghanistan? Scavando pozzi per una stretta di mano in Tanzania? No, assolutamente no! Così un milioncino di afgani con mutilazioni da mine o cannonate continuerà a vivacchiare in attesa di una protesi da poche migliaia di lire che li metta in condizione di guadagnarsi il pane, cinquecento milioni di africani a percorrere chilometri e chilometri per una brocca d’acqua pulita, altrettanti a non avere una scuola né un posto dove curarsi e mezzo miliardo di poveri a campare con pochi spiccioli al giorno.

Spazio ora al contenuto di questo diciassettesimo numero di pro.di.gio. Cosa troverete? Prima di tutto la locandina di presentazione del nuovo concerto di maggio organizzato dal giornale per ricordare Pierangelo Bertoli a sei mesi dalla sua scomparsa. All’auditorium Santa Chiara suoneranno i musicisti del gruppo storico che accompagnò l’artista di Sassuolo al debutto.

Willy ci farà poi il punto sull’allestimento di linee bus attrezzate per trasportare disabili in carrozzina e sui propositi dell’azienda di allargare ulteriormente il servizio. Davvero grandi cose specie se confrontate con altre realtà cittadine: a qualcuno sembrerà di essere capitato nel paese dell’erba voglio ma non è così perché si tratta semplicemente del seguito di tante promesse fatte. Comunque un bravi a quelli di Trentino Trasporti (ex Atesina).

Esaltante poi l’intervento di Tiziano e Silvana Gabrielli, un appello-segnalazione dello straordinario recupero mentale del figlio Jacopo passato, negli ultimi sette mesi, da una diagnosi di “autismo profondo” ad una “forma lieve “ di autismo. Una speranza per tantissimi ragazzi e genitori!!!

Un lettore ci ha scritto a proposito di punti nascita ossia dei reparti di natalità a rischio chiusura per mancanza di “clienti” (i futuri cittadini di questa provincia). Riguarda gli ospedali di periferia (ex Cavalese) dove i bebè nati in un anno si contano sulle dita di due mani.

Vincenzo Andraous, da 28 anni recluso nel carcere di Pavia ci propone alcune riflessioni su “carcerati reali e possibili”, cittadini italiani che non hanno rispettato le regole ma che potrebbeo imparare a rispettarle con l’aiuto e l’impegno di tutti.

Chiuderanno questo numero la posta, la pagina dedicata alla ricerca scientifica per il miglioramento o la conoscenza di meccanismi che regolano la salute umana e l’immancabile rassegna stampa con pettegolezzi, maldicenze ed insinuazioni. Lettura facoltativa ben s’intende ma interessante… e consigliata.

precedente

successivo