Un pesce diffuso nelle acque tropicali di Africa, Sud America e Asia curerà le ustioni?
Nel corso dei secoli, la medicina ha fatto passi da gigante, garantendo la sopravvivenza delle persone contro molte malattie e infezioni. Basti pensare al morbillo che nel 1941 contava un picco di quasi 900.000 persone mentre durante gli anni Ottanta morivano ancora più di un milione di bambini ogni anno. Eppure, grazie all’innovazione tecnologica e all’arrivo dei vaccini, il numero di casi si è ridotto del 99%, arrivando a 61 casi di morbillo annuali.
A volte, però, è la stessa madre natura che ci offre delle soluzioni. Il pesce “Tilapia” ne è un esempio: la sua pelle, infatti, viene utilizzata nel trattamento delle ustioni dal primo al secondo grado riducendo allo stesso tempo il dolore percepito dal paziente.
Il trattamento pionieristico è frutto di un gruppo di ricercatori della Federal University of Cearà(UFC) che ha studiato la tecnica per due anni presso il dipartimento Nucleus of Research and Development of Medicines(NPDM). Il team di sviluppo, coordinato da Edmar Marciel chirurgo plastico dell’istituto José Frota Fortaleza, ha potuto avviare uno studio pilota su circa cinquanta pazienti, i primissimi risultati sono molto sorprendenti e positivi, anche se non ci sono ancora pubblicazioni scientifiche e servono ulteriori ricerche.
I pesci tilapia forniscono la pelle. Essa viene estratta, tagliata a pezzi fino a formare delle specie di fasce, sterilizzata tramite antisettico e infine sottoposta a un trattamento di radiosterilizzazione. Solo dopo questi passaggi può essere applicata sulla pelle umana ma, al momento, sembra essere efficace solo fino alle ustioni di secondo grado.
Entro la fine del 2018 dovrebbe completarsi la fase di sperimentazione e il team di ricercatori spera di poter estendere il trattamento in tutto il Brasile e, successivamente, di “esportarlo” nel resto del mondo.