Piccolezze ma non troppo

Data: 01/10/00

Rivista: ottobre 2000

Trento, una città che è notevolmente cambiata negli ultimi anni e che ha dimostrato in varie occasioni di essere capace di affrontare i bisogni e le esigenze di tutti i suoi cittadini, anche se nei riguardi di alcuni, i disabili, procede un po’ a rilento.

Non intendo e non mi sento di colpevolizzare qualcuno al riguardo ma vorrei solo far capire alla gente che le cosiddette “barriere architettoniche” esistono ancora, sono troppe e limitano in molti modi l’autonomia delle persone con problemi di deambulazione.

Chiunque viva da vicino, per un familiare o direttamente sulla propria pelle, il problema della mobilità perché costretto all’uso della sedia rotella, perché ha difficoltà motorie causate dall’età oppure perché di statura molto bassa in conseguenza di qualche patologia, se ne rende conto in continuazione, scontrandosi ogni giorno con una serie di ostacoli più o meno grandi, più o meno insormontabili.

Uno di questi mi coinvolge direttamente proprio per via della mia bassa statura: riguarda l’accesso agli sportelli Bancomat.

Ritengo, dopo averne provati alcuni di vari Istituti, che molti non siano alla portata di chi non abbia un’altezza “normale” perché hanno la pulsantiera collocata troppo in alto.

Per lo stesso motivo sono impraticabili anche alle persone in carrozzina che desiderano fare un prelievo perché dispongono di poco spazio di manovra.

Questa inavvicinabilità mi obbliga a chiedere aiuto od a rinunciare, ma ciò, secondo il mio punto di vista, non è giusto perché accedervi dovrebbe essere un diritto di tutti, nessuno escluso.

Alle mie dimostranze in banca mi rispondono che gli sportelli sono standard, uguali per tutti: «questione di sicurezza e di costi». Ma allora a maggior ragione dovrebbero essere progettati direttamente accessibili, una volta per tutte.

Non credo che rimediare dovrebbe presentare problemi tecnici tali da pregiudicare la sicurezza o aumentare i costi di produzione.

Mi rendo conto che questo problema può sembrare minore, ma non per questo da sottovalutare.

Il mio augurio è che in futuro i progettisti tengano in considerazione ogni tipologia di cliente, dal più basso al più alto, dal disabile al “normale”.

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