In questo numero troverete alcuni articoli dedicati ad iniziative sociali e culturali svoltesi negli ultimi mesi a Trento. Non si tratta di eventi clamorosi di cui tutti parlano, ma di piccole proposte, quasi di nicchia, di cui si ha notizia perlopiù dalle locandine esposte negli atri delle università e del Centro Santa Chiara oppure dalla piccola cronaca dei giornali o per volantinaggio: l’associazione X organizza un incontro sul tema Y, alla conclusione dell’intervento ci sarà la possibilità di un dibattito.
Ogni settimana troviamo nella posta della redazione inviti a qualcuno di esse ma capita spesso che, troppo presi dalla fretta o semplicemente dal disinteresse, non vi prestiamo la dovuta attenzione lasciando perdere l’occasione. Altre volte li leggiamo e subito scartiamo perché non ne conosciamo l’argomento trattato o, al contrario, ci lasciamo attrarre da nomi conosciuti e da temi interessanti.
Così, quando la curiosità ci domina, andiamo agli incontri e scopriamo tematiche interessanti cui spesso fanno seguito ricerche e, successivamente, articoli per il giornale. In conclusione quando riusciamo a vincere la pigrizia non rimaniamo mai delusi da quanto ci viene proposto!
Come Prodigio, abbiamo seguito alcune proposte, purtroppo non tutte. Così dallo scorso gennaio, oltre alle solite tavole rotonde di Comune e Provincia e riunioni sui problemi legati al mondo dell’handicap, siamo stati alla presentazione del libro di Giustino Trincia, vice segretario generale di Cittadinanzattiva, alle conferenze sull’Africa organizzate dall’ACCRI, alla rassegna cinematografica Cinema Migrante del Gioco degli Specchi, all’intervento di Gad Lerner in occasione del giorno a memoria della Shoà, alla mostra Dialogo nel Buio proposta dal Centro Servizi Volontariato in collaborazione con l’Unione Italiana Ciechi.
Come detto sopra, tutto questo però costituisce solo una parte delle iniziative proposte, nel partecipare alle quali ci siamo resi conto che basta avere tempo e voglia per scoprire un ampio ventaglio di eventi e manifestazioni in tema.
Ciò ci ha fornito lo spunto per una riflessione. La partecipazione a questi eventi non è scarsa, anzi, c’è da stupirsi dell’affluenza! Purtroppo le facce ci sono sembrate spesso le stesse, con molte persone anziane e pochi giovani nei loro abiti sgargianti (possiamo, forse erroneamente, inserirli in una certa cerchia di anticonformisti con simpatie a sinistra). I problemi sollevati dagli organizzatori di questi incontri non hanno età o classe sociale, eppure non sembrano trovare un pubblico ben rappresentativo di tutta la cittadinanza.
Allora viene da chiedersi: giovani e adulti sono troppo impegnati nelle loro faccende personali o addirittura provano indifferenza per le tematiche proposte? Ovviamente, è una domanda destinata a rimanere senza una risposta certa! Nell’editoriale dell’ultimo numero abbiamo tirato un po’ le orecchie alle associazioni trentine, colpevoli di guardare al “proprio orticello”. Non vorremmo ora assiderci nuovamente sullo scanno del giudice, ma dopo qualche tempo ci troviamo a fare di nuovo il punto. Laddove le associazioni s’impegnano e sembrano giungere ad una buona qualità del servizio, manca un pubblico attento e attivo: se presenziano sempre gli stessi, se si vedono sempre le stesse facce, vuol dire che qualcosa non va. Eppure viviamo tutti la stessa realtà assemblata da tanti aspetti della quotidianità, diversi per ognuno di noi ma anche uguali, come il contatto, gomito a gomito, col disagio individuale di tanti, da quello del disabile e dell’anziano soli a quello dell’ambulante di colore senza permesso, dal mendicante o dal barbone senza un tetto fino alla badante dell’Europa dell’Est qui senza famiglia.
Malgrado ciò, se si organizza un incontro sul tema, probabilmente parteciperanno solo disabili nel primo caso, extracomunitari nel secondo e donne ucraine, piuttosto che russe o bielorusse nell’ultimo.
C’è qualche responsabilità? Per quanto riguarda le associazioni promotrici, soltanto una maggior coordinazione e informazione tra loro potrà affollare le sedi degli incontri. La politica seguita fin qui del “Ognuno nel suo orticello con il suo annaffiatoio, incurante dell’arsura di quello del vicino”, non funziona. Noi continuiamo a proporre la cooperazione già suggerita un paio di mesi fa…
Parlando di singoli individui, invece, la questione si fa più ardua. Non si può obbligare nessuno ad interessarsi di problematiche non sentite come proprie. Forse quella di avvicinarsi in modo semplice, strategia attuata dal “Gioco degli Specchi”, potrebbe essere la giusta via. Noi non lo sappiamo, ovviamente! Nel nostro piccolo, il tentativo è quello di sensibilizzare entrando in più case possibile col nostro giornale. Comunque non è facile raggiungere le persone, perché ciascuno è diverso, ognuno ha una propria sensibilità e, alla fine, fa i conti solo con se stesso.