pro.di.gio ha sempre avuto un occhio di riguardo per gli spostamenti domestici, cittadini o extraurbani di chi abbia difficoltà ad andare dove desidera. Considera infatti il muoversi l’indispensabile premessa al “fai da te” dell’autonomia personale (della “libertà” sembrerebbe un esagerato spreco di paroloni!). Attenzione particolare alle piste ciclabili assai diffuse in provincia e in grado di offrire qualsiasi percorso, dal più semplice e perfettamente piano (quella sull’argine dell’Adige) al più panoramico (la Riva – Limone) fino al più difficile e ripido (da Riva al Lago di Ledro: vi consigliamo vivamente di percorrerla in discesa!).
Alcune sembrano fatte apposta, da qui il nostro interessamento, per esser percorse da nonnetti col bastone, anziani in carrozzina (me!) o accompagnati a braccetto e da qualche giovane su “ciclone”, quei cicli da corsa a tre ruote per paraplegici.
I percorsi sembrano fatti apposta per chi non è svelto a dar di passo: ai suoi lati c’è sempre spazio di sosta per un imprevisto, ogni mille metri una piazzola con panchina per tirar il fiato, leggersi un bel libro o giocar a carte (Roncafort) e, ogni 20 chilometri, un bicigrill ossia un’area attrezzata con bar, ristoranti, sedie e tavoli, fontanelle, aree giochi per i bambini etc… (a Cadino, ultimo paese verso nord della Provincia).
Prima di descrivere le varie tratte cittadine è opportuno invitarvi a “star su con le rece” perché qui valgono le stesse regole delle strade qualsiasi, multe e danni a terzi compresi: un’assicurazioncina da cento euro non sarebbe male! Ci si incrocia di tutto: da chi si fa tirare in bici dal cane agli skiroller dall’andatura svalvolata, dal ciclista con bici in tinta con gli orecchi al pensionato mani dietro la schiena, dai turisti tedeschi con pancia a barilotto di birra fino al più pericoloso di tutti, il comunissimo escursionista/cazzeggiatore in cerca di capire come mai sia finto in mezzo alla ciclabile! A voi solo l’imbarazzo della scelta!
Se vi dirigerete verso Salorno, superata la funivia ed il pericoloso ponte di San Giorgio, vedrete un po’ alla volta il verde della campagna tornar protagonista: meli, vigne e orti affiancati dai fiori della rosta (argine) dell’Adige vi inonderanno di grande rilassatezza! Più avanti, dopo un soleggiato rettilineo, si intravede tra la boscaglia il “Pont dei Vodi”, un pezzo leggendario di storia trentina (“Magna, bevi e godi ma sta lontan dal pont dei Vodi”). Passati poi sotto tre megaponti si entra nel biotopo “Foci dell’Avisio”, un’esibizione esplosiva della Natura: aironi, falchi, anatre, lepri, ululoni dal ventre giallo, ramarri da una parte e dall’altra campi di pomi, asparagi, broccoli e carote! In lontananza verso sud i primi tentacoli della travolgente avanzata della città, capannoni, viadotti a due piani, svincoli, interporto, aeroporto, palazzoni, condomini! Proverete la sadica soddisfazione di non esser, almeno per un’ora, là dentro, di respirare aria quasi pulita, di non sentirvi sgomitati ad ogni piè sospinto né di avere il naso soffocato dall’odore di città! Qualche metro ancora ed ecco il quasi nuovo carcere, 750 posti dove pare i detenuti in fase rieducativa coltivino un ottimo zafferano: tenete duro alla tentazione di entrare ad assaggiarlo!
Naturalmente è possibile girar i tacchi in qualsiasi momento, ma se l’entusiasmo vi ha obnubilato la ragione e strabuzzato a rana gli occhi potete tirar di lungo fino all’uscite di Roncafort o Spini, se non addirittura a quella di Lavis, circa otto chilometri da piazza San Severino!
Verso Verona invece, passato prima di qua e poi di là l’Adige, vi salterà addosso un solido pretesto per metter giù le chiappe: in via del Lidorno c’è il più attrezzato bicigrill della Provincia, ampio bar, ristorante, un grande prato alberato e un capientissimo parcheggio. La sua indispensabile comodità vi apparirà lapalissiana allorquando, esondanti sudore, col cuore fuorigiri e lingua alla Fantozzi, cercherete disperatamente un posto qualsiasi per svaccarvi “tant che la vaga”: bene, allora il bicigrill vi apparirà l’anticamera del paradiso con angeli e arcangeli lì a suonare per voi! Avrete anche l’opportunità di prendere il sole, leggere, spettegolare a rischio zero, di incollarvi “a cammello” ad una fontanella, incontrare le persone più improbabili, chiacchierare senza parlar di niente, etc.
Subito dopo ecco l’aeroporto Caproni dove magari vi stupirete di fare ciao ciao ad ogni infilarsi nel cielo di un aereo! Poi, ahinoi, la pista corre per qualche chilometro a lato della trafficatissima, rumorosissima e puzzolentissima autostrada: rasserenatevi guardando dall’altra parte la verde distesa di campi coltivati meglio di un giardino!
Andare in ciclabile sta diventando sempre più uno stile di vita di contatto diretto con la natura: andarci in carrozzina, elettrica o manuale, oppure con il tripode potenzierà la nostra autostima di esseri viventi ecosostenibili e “smog free”. Passeggiare senza pistoni né fumiganti marmitte ci costringerà a riconciliarci con quell’ambiente, formiche e bacherozzi inclusi, di cui a volte abbiamo solo orecchiato in tv!
A proposito, viene chiamata solitamente “ciclabile” lasciando intendere che ognuno qui possa inventarsi le regole che più gli fan comodo! Eh no carini… non funziona così: il suo nome ufficiale è “pista ciclopedonale” ossia strada aperta a pedoni, ciclisti, skiroller, pattini e carrozzine.. Insomma non è un velodromo privato bensì un qualsiasi nastro d’asfalto!
Ultimo consiglio: non dimenticatevi una bottiglietta d’acqua e un cappellino se non volete tornare a casa disidratati come “en peclin”!