Luca Alfano è un ragazzo del 1977, grande tifoso del Varese Calcio, squadra della sua città, e amico di molti dei giocatori che si sono susseguiti in questi anni tra le fila del club.
Da ragazzino gli piaceva giocare a pallone, ed era anche molto bravo. Tirare calci a un Supertele nel vicolo sotto casa è divertente, ma passare al primo campetto di una squadra trasmette un’emozione diversa, e per il piccolo Luca vestire la divisa ufficiale dell’Azzate Calcio bastava a sognare già la Serie A, con il suo idolo Maradona. La sua avventura calcistica è stata purtroppo molto breve, costretto a smettere a causa dei primi problemi di salute che si sono manifestati quando aveva 13 anni. I sintomi orientarono i medici verso la diagnosi di vasculite, una patologia che colpisce la circolazione sanguinea. Inizia così per Luca un lungo percorso di cura che non gli permetterà più di giocare.
Abbandonare l’agonismo a quell’età è un brutto colpo per chi come lui voleva realizzare un sogno, però non si è fatto abbattere e ha proseguito dritto per la sua strada con positività e coraggio. Dopo aver macinato chilometri tra un ospedale e l’altro, a dieci anni dalla prima diagnosi i medici si corressero e tornarono sui loro passi, comunicando a Luca che secondo loro era affetto da un’altra rarissima sindrome. Ci vollero altri dieci anni e altri medici per escludere nuovamente le patologie diagnosticate in precedenza, senza però riuscire ancora a trovare un nome per la sua malattia, aggiungendo, anzi, che probabilmente nemmeno i libri di storia potevano aiutarli a scoprire di cosa si trattasse.
Oggi, dopo 24 anni di battaglie, la famiglia Alfano non sa ancora contro cosa stia combattendo Luca. Lui però un nome quasi scientifico glielo ha trovato, e sembra calzarle a pennello, infatti “la bastarda” è una malattia talmente rara e indecifrabile che lui potrebbe essere l’unico al mondo ad esserne affetto.
“Combattere sempre mollare mai!” uno dei suoi motti preferiti lo descrive bene, ciò che avrebbe atterrito in tanti non ha indebolito il suo spirito. Ad un certo punto però nasce in lui il bisogno di raccontarsi, “ho tenuto dentro tutto per troppi anni, poi mi sono aperto scrivendo”.
A marzo di quest’anno è uscito il libro “Più unico che raro”, con cui Luca ha deciso di mostrarsi apertamente ripercorrendo la sua storia, la passione per il calcio e le difficoltà che ha dovuto superare, con sincerità e con la forza di chi va sempre avanti, a testa alta, senza farsi intimorire dagli ostacoli che può incontrare. Il libro è uno sfogo di ricordi ed emozioni, che in pochi mesi ha già fatto registrare numerose vendite e critiche molto positive dai tanti lettori che hanno così potuto conoscerlo.
Oggi Luca cerca solo di essere se stesso, va a seguire il Varese allo stadio Franco Ossola con l’aiuto del fratello e degli amici, e anche se la malattia lo debilita fisicamente, lui è sempre “CARRRICO”, altro suo grande motto, che è stato dipinto su un muro dello stadio stesso da alcuni tifosi in suo onore.
La sua energia e vitalità sono contagiose e gli hanno attirato l’interesse e la simpatia di un numero sempre crescente di sostenitori che hanno conosciuto la sua storia grazie al libro, e che lo seguono e incoraggiano sui social network, dove l’instancabile Luca è molto attivo. Altri al suo posto si sarebbero disperati sapendo di essere gli unici al mondo ad affrontare una sfida come questa ma Luca è di un’altra pasta, nulla è impossibile e ogni ostacolo che gli si pone davanti diventa un traguardo da superare, sempre “carrrico” e con il sorriso in volto, perché come dice lui, “chi sorride è il padrone del mondo”.